Colano,lungo i vetri, Lacrime di mercurio D’un cielo grigio d’ottobre Avvolto da un silenzio Nascosto tra le nebbie Profumate di foglie cadute Dopo aver vestito i viali Di città sempre dipinte di neon Per dimenticare la bellezza Riflessa dalle notti stellate Quando salgono in alto Sogni e paure dopo il crollo Di giganti vestiti di cemento.
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Buio. Luci qua e là Tagliano il cielo Prossimo a piangere Lacrime pungenti In un veloce attacco Al sole d’Estate.
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Vorrei Iniziare così, Senza pensare Troppo alle parole, Una nuova raccolta Di foglie e frutti Dall’albero sempreverde Della mia Poesia. Vorrei Potesse leggerle Qualcuno senza Però giudicarle. Vorrei Ma non posso Chiedere l’impossibile. Però vorrei. |
S’innamorò Orlando, Così fecero Paride e Dante. Perché,dunque,non posso Io,di egual malattia,ammalarmi? Si!Perché l’amore è malattia Incurabile se trascurata O sottovalutata dal cuore. Non c’è rimedio a questo male Nato
all’alba del tempo Su un altro sguardo abbagliato Da una luce d’incerta natura.
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