Indietro
nel tempo, Nel
grembo materno, Nell’ovulo
inciso, Nel
seme paterno; Nell’atto
d’amore di due sconosciuti, Nel
pranzo di nozze di due fidanzati; Nel
viso normale di gente qualunque, Negli
occhi vivaci di loro, bambini. Indietro
nel tempo: nella casualità.
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Strade
pietrose e torrenti di ghiaccio; Selva
incantata, rossastra. Canto
di uccelli strozzato nel gozzo; Nuvole
bianche di polvere da sparo. Millennio
degli anni da dimenticare. L’ultimo
sprazzo: il mio. Fermare
la memoria. Tornare. E
quanti nomi di donne, E
quanti piccoli significati occulti. Narciso
che piange l’amore per sé E
per il male nascosto allo specchio dello stagno, A
sé stesso ed alla Madre di Dio. Il
suo amore nascosto nel tardo Millennio Abbaglia
il riflesso e lo specchio si rompe. Narciso
si placa e sorride, amaro: Troppo
tardi perché nasca un uomo. Quando
Narciso si guarda sul petto, Rincara,
feroce, la dose di ingiurie. Batte,
Madre di Dio, batte! Vive,
Madre di Dio, vive! Madre
di Dio…Madre di Dio…Madre di Dio!
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Voglio
odiare l’amore, Voglio
uccidere il cuore. Voglio
i sassi nell’acqua a cambiare il tuo viso. Voglio
il sonno dannato. Voglio
gli occhi inondati di lacrime amare e vergogna sul volto riflesso allo
specchio. Voglio
essere espulso dal Regno dei Cieli ed espiare per tutti gli inganni e
deridermi addosso e
bruciare l’immagine buona. Voglio
aprire il mio libro per tutti e capire ciò che un altro capisce, e un
altro, e un altro ancora. Voglio
scuoter la testa in dissenso con tutti, e spiegare le pagine bianche, la
foto incolore, le
macchie d’inchiostro. Voglio
pregare il Dio dell’incomprensione, il Dio della Pietà e dei cocci
dispersi. Voglio
trovarmi e smettere di nascondermi la mente.
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Giovane
vecchio o
vecchio giovane? Coscienza
totale o
totale incoscienza? Pace
dei sensi o
senso di pace? Amore
finito o
infinito amore? Bicchiere
mezzo vuoto o
bicchiere mezzo pieno? Luna
calante o
luna crescente? Da
ovest ad est o
da est ad ovest? Morte
di un pesce o
vita di un gabbiano? Estrema
unzione o
unzione del battesimo? Cinquant’anni. La
fine di una vita o
l’inizio della vita? E’
tardi per vivere o
è presto per morire? Dedicata
a voi in ricordo di me stesso.
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Accanto
a un solo fiore, il nulla. Melodie
lusitane e il vento caldo della sera; Rondini
composte a losanga, inseguono il cielo rosso all’orizzonte. Quiete
terminale di una vita apparsa come una meteora. Meteoriti
intorno, belle e flebili, senza attese angosciose: sorridenti. La
ridicola ansia gaudente di pace sicura. Un
medico, senza camice bianco, accoglie,
bonario, l’anima e l’ombra. Ride
della mia paura: E’ buon segno nell’ultimo atto
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Magia
di un amore. Due
serpi incantate che guardano e tacciono, Profumo
di rose selvatiche e di acqua salmastra. Poeti
repressi e sottili pensieri Finiti
nell’incubo del Dio renitente. Cascate
di belle parole che non hanno senso Se
non per l’effimero umore di un solo momento. Anelli
di piombo a cerchiar gli infedeli. Enigma
del tempo. Malati
di mente perduti per sempre Gioiscono,
intrisi di nuda incoscienza. Uccelli
maldestri e atterriti non trovano il nido e si sentono persi. Io
amo chi soffre per me e soffro a mia volta, impotente. Due
serpi incantate patiscono, immobili, la duplice veste. Solo
la fine sfumerà l’incantesimo. Si
assopirà l’amore, beato, segnando ancora una vittima ignara.
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Voglio
il Tuo pentimento o la mia morte. Adesso! E
la magia rinascerà. Forse, o mai più.
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