Patrizia Bossoni

Diplomata in clarinetto. Ha suonato come solista e in formazioni cameristiche. Dedicatasi in seguito allo studio del flauto a becco suona come solista in rassegne di musica antica. Oltre a svolgere attività concertistica e didattica, svolge attività direttoriale.

Nel 1997 ha costituito la “Junior Band” composta da circa quaranta allievi fra i sette e diciassette anni. Dal 1997 al 1998 è stata direttore dell’accademia musicale M.E. Bossi. Dal 1998 è direttore dell’Accademia di Musica San Carlo di Salò.

All’età di 5 anni scopre il gioco delle parole portandola a ricercare in esse sfumature di significati e musicalità. Da qui lo scorrere della penna sulla carta bianca l’accompagna nel tempo fino a che, nel dicembre 2000 pubblica per  Taurus Editore un libro di poesie selezionate fra le tante, dal titolo “CONTRASTI”.

Patrizia Bossoni collabora alla rivista culturale "Terzo Millennio"di Torino. Sta scrivendo, oltre alle poesie, un romanzo "a quattro mani" con il collega di penna Furio Garzaro, col quale, unitamente all'artista Renzo Gaioni, che ha firmato le copertine dei loro libri, sta partecipando al progetto IMMAGINE-POESIA, progetto che prevede l’incontro col pubblico (bambini o adulti) al quale si offre un percorso poetico su vari temi, mentre il pirografista Renzo Gaioni spiega la sua tecnica artistica mostrando le sue opere e proponendo dimostrazioni pratiche (il sito del pirografista è  al seguente indirizzo http://www.renzogaioni.it/ )

 Ha partecipato ai seguenti concorsi:

2000    Premio Nazionale di Poesia “IL PORTICO” – UNA POESIA D’AMORE, finalista e pubblicazione.

2002    Rassegna poetica “IL SOLE E LA LUNA” 4° classificata.

2002    PREMIO INTERNAZIONALE PER LA PACE secondo premio assoluto.

sanuye@tin.it

IL GRANELLO SMARGIASSO NOTTURNO PAGINA AL ROGO RIDENTE FOLLIA TEMPO

 

IL GRANELLO SMARGIASSO

  

 Un sasso tritato
Titano smargiasso
in una povera scarpa
volle farsi il reame.
Era buca la suola
la tomaia recisa
e senz’alcuna fatica
fu capace d’entrare.
-Io possente macigno
strazierò questo piede
ch’ha di tanto sofferto
e la piaga è ancor viva.
Camminò il poverello
con le sue scarpe rotte
ma il tratto fu breve
e il fastidio evidente.
Senza sete né ori
non s’impongono troni
e il primo spuntone
fu buon seggio per l’atto.
L’infelice pezzente
sedé e tolse il grano

il sollievo fu tale

da sentirsi beato.
Il vento burlone
soffiò al probo istante
sicché il re Spaccone
regnò nel letame.

  

NOTTURNO

  

Dove l’onda

cesella la scogliera,

e il vento

ne ritocca i fianchi,

è l’ora del tramonto.

 

Gioco di rossi e di gialli

in attesa del blu profondo.

Danza di scarpette variopinte

nella cornice di stelle

ancora timide a mostrarsi.

 

Occhi lucenti e belli

nella pacata oscurità.

Falce dorata

sovrana dell’immenso.

 

Trema la notte.

Cielo e acqua si fondono.

E l’incantesimo si offre,

brigante dolce e misterioso.

 

 

PAGINA AL ROGO

  

La fiamma divampa, freme d’ardore,

brucia l’odio, brucia l’amore.

 

Orgia feroce, gran godimento,

brucia il sospiro, il delirio, il tormento.

 

Brucia la gioia, brucia il dolore,

brucia il pensiero, l’anima, il cuore.

 

Si dona fervente al piacere del fuoco,

s’inarca, s’impenna, gaudente del gioco.

 

Gioco crudele fatto d’inganno,

cede il suo corpo all’amante tiranno.

 

Ansima infine, soccombe alla sorte,

l’abbraccio infernale le ha dato la morte.

 

Compiuta l’orgia è quiete infinita,

bruciate parole, frammenti di vita.

 

Sopita la fiamma, il capriccio redento,

il resto non conta…è cenere al vento.

 

 

RIDENTE FOLLIA

  

Alla fiera dei colori

luce ed ombra fanno festa.

Il giallo col rosso

da movenza al tramonto,

l’azzurro col giallo

mescolanza di prato,

il rosso vuole il cielo

ed il crepuscolo traspare.

Il verde è blu e giallo,

e chiede al rosso di danzare.

Così il sole si fa fuoco,

il cielo si fa prato,

il papavero veste in viola,

e soccombe ogni parola.

 

La follia è dei folli,

dei folli il capriccio.

E se il tuono squittisce,

e l’uragano carezza,

malandrina è la notte

che si fa sinfonia.

 

 

TEMPO

  

Con artigli d’acciaio

avanza.

Incessante,

silenzioso

nel suo eterno cammino

senza inizio e senza fine.

 

Procede altero

il nomade solitario

dall’unico pensiero:

tessere l’essere in divenire.

 

L’attimo compiuto

è già passato.

L’attimo presente

è già morente.

L’attimo a venire

è già battente.

 

È il viandante senza terra

che passando

graffia,

senza farsi scalfire.

 

 

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