Stefano M.

 

Calar del sole. Elvis Foglie e mucchi Vento nel parco Collane di foglie
Luna appare Ombre sparse Silenzio Dopo la pioggia  

 

Calar del sole.

Il dardo infuocato si nasconde,

in un punto imprecisato

dell’orrizzonte nascosto,

laddove sguardo umano si smarria;

pezzi di nuovole,affettate,

frattaglie sospese nel cielo,

piccoli spezzoni tagliati di nubi,

si colorano nei bordi,di

sfumature giallastre,

toni dorati nelle creste

delle nuvole;

la luce si scolora,si fa tenue,

avanzano le ombre della notte,

s’accendono i fari,

il via vai,si fa convulso,

si svuotano gli spiazzi

e i posteggi,

la luce muore lentamente,

è sera;

profili mostruosi dei lampioni,

paesi illuminati di lucette come

tanti presepi di Gubbio.

 

Elvis
Girano enormi riflettenti,
luci di colore,tinte 
sgargianti
s'accendono e si spengono;
folla gremita,
assiepata,
riversa negli spazzi,
invade poltrone,platee e balconate,
s'intreccia ,s'accalca,
brusio e chiaccherio;
s'accendono le luci,
una musica sottofondo,
s'eleva uno scroscio d'applausi,
urla
tripudio di gioia,
scatti di lampi di flash,
fari puntati sull'uomo
vestito bianco latteo,
s'avvicina svelto al podio,
sale sul palcoscenico ,girandosi
e salutando con un sorriso,
attraverso gli occhialoni grandi,
camicia con disegni e ricami trapuntati,
prende la chitarra ,
e intona un brano;
con voce tenue,melodica
e armoniosa;
la gente urla,si scalmana
grida il nome:Elvis Presly-Presy!-Presley;
l'artista continua la canzone,
scattando,segnando il ritmo
divincolandosi,
saltando,roteando,
flettendo il busto,
dando colpi di reni,
guizzando le gambe,
rotando le braccia,
con guizzi ai colpi di tamburo,
il viso si increspa di fili mandidi
di sudore,
gli occhi socchiusi,seguendo il filing
e il soud,
poi un rombo d'applausi,
che fanno tremare il locale,
la star s'inchina riconoscente,
vivo nel ricordo,
per sempre.

 


Foglie e mucchi

 

L’uomo paziente,

,adopra la ramazza,

ondulando avanti e indietro,

raccogliendo sterpiti,

raminghi tronchi,

e

rami spezzi;

e soprattutto gran foglie,

piombate,cadute dal cielo,

da alte cime,finite

in basse bassezze,

ad arricchire il sottobosco,

con dedali ramati

e cromatismi,

di migliaia di foglie,

giallastre e pallide,

che s’ammucchiano,

si colmano,

coprendo la terra e l’erba,

formando avvallamenti;

poi le foglie finiscono nei sacchi,

triste fine della natura,

condannata a spirare,

dopo radiosa vita lucente,

inghirlandando ogni dove,

ora le foglie morte,

vanno via per sempre.

 

 

Vento nel parco


Maestrale danzando va,
saettando
e
turbinando e scuotendo,
infilandosi tra i ruderi di piante,
passando tra le fronde e i ramenti,
e le punte
di pino,irte e assise lassù,
tra le altezze incommensurabili,
sino a solleticare le nubi,
e i cumuli di nuvole azzurro chiaro,
che guardano i terrestri con indifferenza;
la brezza ,corre tra i rami, sbardella e mette in
fuga le foglie secche,
che volano come coriandoli,
riempendo il terreno del parco,
in ogni parte,
finendo tra le panchine,nei canaletti,
in mezzo al lago,
deponendosi ai piedi delle mura;
giardinieri assorti,passano con scopette
e rastrelli,
e tristemente ,
vanno verso la loro bisogna,
riempendo ceste e sacchi scuri,
di migliaia di arbusti e foglie decrepite
e decesse,
che alla chetichella spariscono,
per poi ritornare,
staccate
dal vento,
a lambire la terra,
e le cose umane.

Collane di foglie

 

Storpiate,vecchie,

canute,

sparse per il parco

alla rinfusa,

come carte buttate,

coprono il verde rimasto,

i rimasugli di rami,

ghiande e pigne;

il sole è debole,

e c’è un frescolino

solleticante,

d’autunno incominciato;

le nubi si mettono in mezzo,

e rompono il cielo,

con goccioline;

presto s’alzerà nebbia,

e poi sarà l’inverno.

 

 

 

Luna appare

Già al meriggio,

velata dai raggi deboli del

sole,

giornate più brevi e corte,

vanno

come un bicchiere

svuotato,

poi vengono

le ombre smaltate

e obslunghe

della sera,

s’accendono i

lampioni,

e tutto s’affretta

per la cena,

mentre il giorno

si spegne.

 

Ombre sparse  

Ombre sparse,
enormi e sinistre,
s'allungano
dai lampioni,
e nei viottoli,
e formano figure
giganti;
che ti seguono,
per un po';
occhioni bianchi,
dei fari,
passando lanciano
un po' di luce,
che subito
se ne fugge,
e rimani nel buio,
tra insegne accese,
piccole lampade nei portoni,
luci che filtrano
dalle tapparelle,
ascoltando
i rumori
dei tuoi passi
nella notte.

 

 

Silenzio
Immerso 
In una tazza
Di caffè,
tra la luce
smunta dei
lampioni,
il ticchettio
del semaforo,
che lampeggia
come un ciclope,
luccicando nella
notte,
nera e fuligginosa,
rumori
dispersi,
fatui,
inghiottiti
dal buio,
in attesa
d'un altro
giorno.

Dopo la pioggia

Dopo la pioggia,
nuvole sporche
si diradano,
si spaccano,
si separano,
e fuggono,
in direzione
avverse;
rimangono
lembi
di masse scure
piene di pioggia,
tutte tagliuzzate
e frastagliate;
per strada ,conche
di pozzanghere piovane,
stentano ad asciugare,
strisce di terra bagnata,
si scorgono ai lati;
un po' di sole,
riscalda la terra,
bagnata ed imbrattata.

 

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