Il
mio dono
Sei una giovane illusa, o
una bambina confusa,
hai parlato un po' troppo, o ti sei fatta mettere sotto;
non avresti dovuto, o non hai combattuto,
hai parlato di guerra, o stai coi piedi troppo a terra.
Se ci avessi pensato! O perché non hai agito?
Prendi in giro il mercato, ma è quello che hai mangiato:
quello dove hai perduto il tuo spirito di protesta,
quello a cui hai consacrato la tua ispirata festa.
Se avessi potuto cosa avresti fatto?
Un riposo agognato o un mistero coatto?!
In casa ti dicono che non puoi capire,
che devi tacere: ci pensi e ci sbatti, e concludi che han ragione.
Chi sei tu per fare un'azione, chi sei per prendere una posizione, chi
tu per scatenare un ciclone?
Fuori guardi intorno e una felicità finta ti invade fino all'ultimo,
senza gara persa o vinta.
Non puoi pensare alla vita, è troppo grande per te,
non puoi parlare di politica, sporca come il caffè,
stai lontano dai giornali, dalle radio e le tv:
non sei in grado di capire e non lo sarai mai più.
Ma arriverà quel giorno buio, quando nessuno lo vorrà:
c'è qualcosa che ti scatta, ma qualcuno ti bloccherà.
Tenti di alzarti, piangi e lotti,
ma ti senti subito addosso quei cento, mille occhi.
Arriverà lui, vestito di verde, con lo sguardo sicuro di chi tanto non
perde,
che ti sedurrà con poche, dolci e amare parole,
che ti riporteranno alla sua luce del sole.
Ci son stata, a questo gioco, per tanto, troppo tempo,
ho pregato, non sapendo, un ideale già spento.
Ho nutrito fantasie belle, grandi e senza perdono,
ma adesso ho la mia sveglia, la mia testa: il mio dono.
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Ti
amo
Me ne sto qui, seduta ad aspettare. Magari che qualcosa cambi, magari
che tutto continui.
Ormai anche la speranza è persa. Ormai lo è da molto tempo.
Ti odio, ti detesto, ti guardo e poi mi volto; non credo nei tuoi modi,
così gentili e così scontrosi, non credo nei tuoi giorni, divertenti e
così vuoti, non credo nel tuo amore che prende, lascia e muore.
Tu non mi guardi, tu non mi cerchi, tu non mi pensi, tu non mi ami. E
non esisterà mai nessuna, nessuna ragione al mondo che potrà farti
cambiare idea.
Perché tu sei come me: testardo, cinico e fragile. Senza paure e pieno
di rimorsi, piccolo tesoro mio.
Ed è per questo che la mia speranza è durata solo un soffio di vento,
un battito di ciglia, un momento di ebbrezza e insieme di paura
Non preoccuparti, amore, non m'innamorerò più di quegli occhi che
guardano, ma mai me, non m'innamorerò più di quelle labbra che
sorridono, ma mai a me, non m'innamorerò più di quel viso che ride, ma
mai con me, non m'innamorerò più di quel cuore che batte, ma mai per
me.
Non m'innamorerò più, mai più, di quello sguardo che quando incontra
i miei occhi si abbassa subito, forse per ferire il mio cuore già
infranto, forse per rispetto delle lacrime che mi scorrono dentro.
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Rinuncia
Avevo pochi anni, non so di
preciso quanti,
e pensavo impaziente a quello che mi aspettava.
Se avessi potuto,
avrei strappato le invisibili catene
che mi avvolgevano corpo e mente
e sarei scappata lontano,
per realizzare quei mille pensieri.
Una nuvola diventava una bufera,
un sorriso una favola infinita,
una lacrima una follia senza vita.
Per tanti motivi mi sentivo così male,
così in colpa per quei desideri,
per quegli impossibili sogni.
Ero ingrata, ingiustamente scontenta,
e impaurita da quel mondo chiuso e sconfinato,
da rifugiarmi dietro una porta di magia maledetta.
Volevo liberarmene, e con gli occhi che bruciavano
buttai quella scatola di fantasie ingannevoli.
Il tempo e le parole furono miei complici:
soffrendo o ignorando, io dimenticai.
Ma adesso che sono qui,
mi guardo intorno e non vedo niente,
mi guardo dentro e non vedo niente,
ricordo quella bimba con gli occhi chiari e le mani tremanti,
che guardava il cielo e sperava nel futuro.
E' stato l'errore più grosso, quello che mi ha tolto tutto.
Non avrei mai dovuto e non avrei mai voluto!
Ma l'ho fatto.
Rinunciare all'unica cosa che avevo: alla mia anima, alla mia testa,
a me stessa.
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"Emozioni"
Sento la fiamma d'un bambino che geme,
sento la lacrima d'un illuso che preme,
sento il profumo di due fiori in un prato,
sento il marcire d'un sogno irrealizzato.
Penso all'inizio d'una gara combattuta,
penso alla fine d'una vita vissuta,
penso alla gioia d'un regalo sentito,
penso al dolore d'un treno partito.
Vedo la pace d'un sorriso sicuro,
vedo la guerra d'un nemico troppo duro,
vedo il ritrovo d'una speranza lasciata,
vedo la rassegnazione d'una madre disperata.
Voglio il credo d'un prete di campagna,
voglio la canzone d'un artista senza lagna,
voglio il quadro d'un pittore in vacanza,
voglio il racconto del mondo in una stanza.
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"Quando"
Ti amo quando guardi con
quegli occhi lucidi fuori dal finestrino. Ti amo quando saluti, scazzato
ma con un sorriso. Ti amo quando parli, sicuro e banale, e quando pensi,
fragile e speciale.
Ti amo quando mi fai piangere, quando mi illudi e poi ti giri verso
qualcos'altro.
Ti amo anche quando ti chiedi cosa vuoi, ti amo quando fai ciò che ti
piace.
Vai a scuola, con gli amici, dove ci sarà una tipa che sicuramente
odierei. Stai a casa, a fare i compiti, quando tuo padre ti mette in
castigo.
Giochi a calcio, sei bravino, ti diverti, forse non ti senti più
bambino. Mezz'oretta su Internet, così, per gioco e per abitudine, e
via sotto la doccia a ripensare a cosa?
Ti immagino quando vai a letto, non so se stanco o meno, mentre ti sdrai
e non dormi subito.
Vorrei vederti, vorrei parlarti, vorrei poterti sfiorare con la mano.
Dirti che va tutto bene quando stai male e ridere di ogni casino il
giorno che ti sei alzato felice senza sapere perché.
Non so se quello che penso di te sia vero, sia così.
Non so nemmeno quello che pensi tu di me e soprattutto se pensi a me.
Ma, tesoro, quando mi alzo, vado a scuola, parlo con qualcuno, guardo la
tv io penso a te.
E quando vado a letto, senza dormire subito penso che tu sia lì vicino,
che il tuo viso poggi sul mio cuscino: non mento quando dico che non ti
voglio ma piango quando ti amo così, senza orgoglio.
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