Quando
quaranta inverni
avranno aggredito la tua fronte
e scavato fonde trincee nel campo della tua bellezza, la superba veste della tua gioventù or tanto ammirata, sarà considerata un cencio di nessun valore: se allora ti venisse chiesto dove giace il tuo fascino e dove si è perso l'amore dei tuoi ruggenti giorni, ammettere che è in fondo ai tuoi occhi incavati sarebbe penosa vergogna ed inutile vanto. Qual maggior lode avrebbe l'uso della tua bellezza se tu potessi rispondere: "Questa mia bella creatura pareggia il mio conto e giustifica la mia vecchiaia" dimostrando che è tua la sua bellezza ereditata! Questo sarebbe rinnovarti quando sarai vecchio e veder caldo il tuo sangue quando il tuo sarà freddo.
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Guardati
allo specchio e di' al volto che vedi
che è ormai tempo per quel viso di crearne un altro, se non rinnovi ora la sua giovane freschezza inganni il mondo e rinneghi la gioia d'ogni madre. Vi è forse donna tanto pura il cui illibato grembo disdegni il seme della tua virilità? O forse uomo tanto folle da voler essere la tomba del suo proprio amore per non aver progenie? Tu sei lo specchio di tua madre e come lei in te ricorda il leggiadro Aprile della sua primavera, così dai vetri del tuo crepuscolo tu rivedrai a dispetto delle rughe, questo tuo tempo d'oro. Ma se invece vuoi vivere senza esser ricordato, muori celibe e la tua immagine morirà con te.
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Tu
che sei sol musica,
perché l'ascolti con disdegno?
Dolcezza ama dolcezza e gioia di gioie si diletta: perché vuoi ascoltare qualcosa che ti annoia o forse hai piacere nell'essere annoiato? Se l'armonioso suono di note ben accordate in un perfetto assieme, offendono il tuo orecchio, esse t'accusan solo gentilmente perché confondi in singola armonia quanto scindere dovresti. Guarda come ogni corda dolcemente unita all'altra vibra ognuna su ognuna in ordine reciproco, sembrando padre e figlio e felice madre che tutti insieme cantano la stessa dolce nota: queste mute voci, riunite in un sol coro, all'unisono ti dicono: "Solo, non sarai nessuno".
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Quel
che invecchiando
devi lasciar nel tempo
nel tempo ricrescerà in uno dei tuoi figli, e quel fresco sangue che in gioventù dispensi potrai chiamarlo tuo quando sarai in declino. In questo vi è saggezza, bellezza, evoluzione altrimenti vi è follia, vecchiaia e decadenza: se ognun così pensasse, il tempo s'arresterebbe e in sessant'anni il mondo vedrebbe la sua fine. Lascia chi non fu eletto da natura a procreare, sgraziato, deforme e rozzo, perire senza prole: se anche dotò qualcuno, a te diede il suo meglio e moltiplicar dovresti quel dono generoso: ti creò per suo sigillo e con questo essa intese che ne imprimessi altri, non di perderne il modello.
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Quando
seguo l'ora che
batte il passar del tempo
e vedo il luminoso giorno spento nella tetra notte, quando scorgo la viola ormai priva di vita e riccioli neri striati di bianco, quando vedo privi di foglie gli alberi maestosi che un dì protessero il gregge dal caldo e l'erbe d'estate imprigionate in covoni portate su carri irte di bianchi ed ispidi rovi, allor, pensando alla tua bellezza, dubbio m'assale che anche tu te ne andrai tra i resti del tempo, perché grazie e bellezze si staccan dalla vita e muoiono al rifiorir di altre primavere: e nulla potrà salvarsi dalla lama del Tempo se non un figlio che lo sfidi quand'ei ti falcerà.
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Come
un pessimo attore
in scena
colto da paura dimentica il suo ruolo, oppur come una furia stracarica di rabbia strema il proprio cuore per impeto eccessivo, anch'io, sentendomi insicuro, non trovo le parole per la giusta apoteosi del ritual d'amore, e nel colmo del mio amor mi par mancare schiacciato sotto il peso della sua potenza. Sian dunque i versi miei, unica eloquenza e muti messaggeri della voce del mio cuore, a supplicare amore e attender ricompensa ben più di quella lingua che più e più parlò. Ti prego, impara a leggere il silenzio del mio cuore è intelletto sottil d'amore intendere con gli occhi.
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Consunto
da fatica, corro
presto a letto
caro ristoro al corpo distrutto dal cammino; ma allor nella mia testa s'apre un'altra via a stancar la mente or che il mio corpo ha tregua. Svelti i miei pensieri da lontano ove dimoro volgono in fervido pellegrinaggio a te e tengono spalancate le mie palpebre pesanti scrutanti quelle tenebre che il cieco sol conosce: ma ecco che la vista immaginaria del mio cuore presenta la tua ombra ale amore, rianima la tua forza, non sia il tuo sentire più ottuso di quell'appetito, che oggi soddisfatto del suo cibo, domani si riaccende di primitivo ardore. Sii così, amore: anche se oggi appaghi i tuoi avidi occhi tal che sazi cadano nel sonno, riaprili ancor domani e non soffocare l'entusiasmo d'amore in torpore eterno. Sia questo infelice momento simile a quel mare che divide le sponde ove due giovani promessi si recano ogni giorno, così, quando scorgerai ritornar l'amore, più felice sarà l'incontro. O sia come l'inverno che tanto colmo di disagi, rende più prezioso e ambito l'arrivo dell'estate.
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Come
le onde si
susseguono verso la pietrosa riva,
così i nostri minuti si affrettano alla lor fine, ciascuno spingendo via quello che ha dinnanzi, tutti con incessante affanno lottano in avanti. Quando una nuova vita, affacciatasi alla luce, con gran fatica è giunta alla sua maturità, insidiosi influssi le contrastan tale gloria, e il tempo ora distrugge il dono che le diede. Il tempo travolge il fiore della gioventù e scava fonde rughe in fronte alla bellezza, si pasce delle più rare dolcezze del creato, e nulla è risparmiato al mieter della sua falce: ma i miei versi resisteranno alla futura età per dire il tuo valore contro il suo crudel potere.
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Non sia mai ch'io ponga
impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; è la stella-guida di ogni sperduta barca, il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza. Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote dovran cadere sotto la sua curva lama; Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.
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