Andrea Gelici 1-2

Sta lontano marte  Frana la sabbia I figli Gli anni passano Se rinuncerai Non c’è
Cieli d’agosto   la vita   1975   A mio padre Firenze Alex Raymond pescatori

 

Sta lontano

Il ritaglio del cielo

di là dalle case

è il colore

delle tende dove

le facciate

incrociano gabbie di terrazzi

e tuffi di macchie nere

sulla strada

 

E come in un salto

capovolto

é l’orizzonte

di nuvole e colline

disegno di petali

rosse le labbra

le mani raccolte

canestri intrecciati

come rime

gli anni

acqua celata
 
 

 

marte  

  

Marte

così alto

nel cielo

ancora acceso della sera

gli occhi

chiusi

nel gran salto

nuvole bianche

nei gorghi della sfera

muovono i pensieri

le mie ciglia

aprono i sentieri dei ricordi

la riga blu

delle colline

immobile

fa danzare il mare
 
 

 

Frana la sabbia  

Frana la sabbia

Sui fianchi delle dune

   corre l’orizzonte

   a bande colorate

dietro le barche

          inclinate al vento

    l’onda dei ricordi

               sale

 

tutto lo spazio

in semicerchi vuoti

   lucidi scorpioni

   come specchi del passato

torcono le code 

           a chiudere il prodigio

anche chi è andato

                può tornare

 

L’occhio è nel centro

dello scalmo vuoto

      nero e ruggine

s’accostano al cielo

un’ombra nel pensiero

              all’ombra cade.
 

 

I figli

 

nel profondo della mente

sono della tela finita

più dei contrasti

oltre i colori

tutti i contorni

un angolo confuso

l’impressione

sul foglio chiaro

una firma distratta

la vittoria su tutto

la disfatta

e il volo

 

 

 

 

Gli anni passano

dagli occhi al cuore

le memorie

in uno sguardo

ombre di luna

 

Se rinuncerai

un giorno

al metro del tuo mondo

di inesorabile certezza

la luce

di là della porta

sarà

prima dei tuoi passi

tutta la vita

dell’universo il soffio

e la carezza

 

 

 

 

 

 

 

Cieli d’agosto

negli occhi bianchi

delle nuvole.

 

Non c’è

una parola

che dietro ombra di matite

segni

tra le divertite schiere

le armi

per amare

 

non c’è un giorno

che il tempo

cresca

nel suo tiepido proseguire

un’ora

per dire

ho guadagnato un’ora

al tempo

per morire

 

 

ma del gioco

che occhi sconosciuti

alzano al cielo

nel gioco

dei tuoi pensieri muti

là c’è il segreto

amori

anni

uomini perduti

 

la vita non è

niente

forse un trucco

l’anima

lo stucco

fra il legno

e il vetro.

 

1975

 

Nel diverso momento

che festeggia

Il nascere del giorno

mi trovo

festoso contorno di cose non mie

 

Nel perduto fiorire

di vecchie galassie

fra stelle di ieri

che sembrano lumi

mi trovo

dimenticando le vie

 

e nel buio, di là

nel domani                   

che si accosta e sorride

nei giorni dispersi

io trovo quest’uomo

fuori e dentro di noi

universi di volte

 

A mio padre

 

Nei miei ricordi

c’è una casa al sole

pomeriggi d’estate

voci nelle stanze

oggetti usati

dalle mani grandi

giochi insegnati

imparati e pianti

 

Nei miei ricordi

c’è una luna sorpresa

e passi incerti

nella strada azzurra

e cento luci in movimento

buttate giù

in una notte che sussurra

 

Parole nuove

segreti detti

per non scordare

il fascino del nuovo

io camminavo e

pantaloni stretti

erano il segno

di quello che non trovo

 

Nei miei ricordi il cielo

di domeniche estive

e curve in corsa

dal finestrino abbassato

il vento

tornano indietro

come sassi sulle rive

trascinati dall’onda

di un mare lento

 

I miei ricordi

bambini affannati

a riprendere fiato

dopo la corsa

           che non era mai finita

 

e mani nella terra

sporche

ed una guerra

          di formiche

          tra le dita

 

Nei miei ricordi

un amico grande

e storie buffe

per farci addormentare

ed una voce

forte come il tuono

con uno sguardo

che faceva male

 

                      Ed è per te

                      che oggi scrivo

                      questi ricordi

                      e vedo tutto il mio tempo

                      come se fosse un giorno

 

negli occhi di mio padre

il suo ricordo

vivo

il padre di mio padre

con i figli attorno
 
 
 
 

Firenze

 

 

Barre d’acciaio

sotto ponti di ferro

 

vestiti di carta

su prospettive di pali

 

rondini pazze

in canali di luce.

 

La voce degli alberi

nelle rughe

della città incantata

 

è sera

e il cielo ha dipinto

i tetti di Firenze

 

 

 

 

 

 

Alex Raymond

Se pensi di volare

voli

e credi di sognare

soli

luminescenze rosa

al di là

archi di nuvole.

 

Una città

sospesa nel cielo

i miei anni indimenticabili

pagine colorate

della mia vita

fantasie

di un genio

straordinario.

 

 

pescatori

     

Tra di noi

c’è un velo

l’acqua riempie il cielo

gli spazi vuoti

 

tra noi

c’è un sogno

di giorni ignoti

 

uomini seduti

al di là

sul greto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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