Cammino
l’alba
come ieri sul precipizio di pensieri e di presenze mancate di
cento ragioni dimenticate e
di speranze latitanti come
pochi viandanti che
sento nel sommesso calpestare sabbia
secca sulla spiaggia del mare 2/10/92
Una
farfalla bianca su un prato mi
sono regalato stamane, all’ombra
di un morso di pane e
di una tela che non crede, come
la retina di chi vede e
non pensa con due parole di
fissare la luce del sole.
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Immaginavo
una giornata di sole ne’
più ne meno di quanto è panni
distesi erba verde cielo
terso fino a vedere i monti e
i piccoli passeri sbezzicare il
pane di una generosa cucina. Minuti
tranquilli, abbandono e
leziosità del primo pomeriggio all’ombra
provvidenziale di
poche foglie e di un minimo di
disponibilità. La
felicità rincorsa è un miraggio l’incontro
occasionale rende, cancella
se pure per un attimo ansie
e timori e sostiene la tua mano mentre
guardi l’orizzonte in
una splendida cornice di colori che
forse ieri neppure tentavi pur conoscendoli. 10/5/92
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Un cappello grigio al vento ed un bastone su
una strada sospesa nel nulla nel
segno sconosciuto dell’eternità, questo
mi resta di te, vecchio un
riferimento preciso per riconoscerti tra
mille, anche senza guardarti in viso. Solo
di spalle, come quando entravo da te e
ti vedevo rassegnato: i gomiti sul
davanzale, le mani sulla fronte. Di
anni ne sono passati,
eppure sono costretto
a ripetermi che la vita continua anche
se non per te.
Forse
domani ti incontrerò: sul
ponte del canale che divide il tuo grano ricordo
del passato e del presente che sfugge.
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Sui
campi la neve un
venticello lieve solletica
frizzante la
più alta guglia. Quanto
basta per il treno nell’inverno
inoltrato e
un cono gelato malgrado
il gelo oggi
il cielo d’azzurro
s’è terso ed
io a tempo perso sfoglio
pagine di primavera.
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Piccola, tu vedrai mille luci all’alba spegnersi
nel sole, prima discrete e
ora mute nel grande silenzio che sovrasta, rotto
solo a tratti dallo sciabordio delle onde. Nessuna
nube all’orizzonte, fronte leggera e
capelli sciolti sulle spalle appena cinte
da una camicia di seta bianca, a
vivere il piacere dei piedi che affondano nella
sabbia e raccogliere piccole
conchiglie inutili, quand’anche
ricche di un tuo significato. Non
c’è nessuno ora che voglia entrare
a far parte dei tuoi pensieri, solo
il frangersi delle onde e
il pigolio dei gabbiani ora alti ora
a pelo sul mare. Guarda
quel grande disco d’oro all’orizzonte,
credi che le reti di
quel peschereccio al largo escano piene, spera
di conservare i tuoi occhi così come sono in questo istante. 21/8/93
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I carri della ghiaia nel ricordo di
un tempo più felice e spensierato, dove
la vita e il mondo a un passo t’era dove
nessun amico mai pagato. Altro
il lievito nei cuori della gente, altra
farina tra le loro mani, ora
nessuno da per niente alcuna cosa e
questo per paura del domani.
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Neve
in Piazza Grande
Un
rintocco, una piazza, un passante quando
gremito di gente quel
grande specchio acciottolato delimitato
a
confine dalla
grande Guglia e dal Duomo viveva. Io
sono figlia di questa città di
questa piazza e
dei colombi gazzi del
nonno di mio padre e
questo rintocco, questo
passante a tarda ora sotto
la neve che scende ed
illumina la notte, mi
dice che è Natale nel
cuore di questa vecchia cara amica come
cento anni fa. Per Elena
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La
corrida
Corre la moto sull'asfalto rovente assiepata
la gente non aspetta il vincitore…. ma
un guasto al motore, una grave caduta per
questo, mi credi?, è venuta. Un
guasto ai freni oppure alla frizione e
il pilota scalzato di sella: che emozione! La
stessa gente che sotto un grattacielo vede
un uomo sul cornicione a pelo giocare
a carte disperato con se stesso…. Infine….si
butta lui, tanto è lo stesso. Parlami
storia di fosse di leoni, dove
tra orde e masse di beoni Cesare
introduceva quei cristiani che
tu ora vedi qui con volti strani aspettare
la disgrazia di un pilota o
un gesto disperato di un idiota per
loro, che hanno gridato per convenienza la
loro stupida esistenza: alla
caduta di un peso grave ora steso sul dorso e
schiacciato dal morso non
dei quindici piani ma
da mille mani tinte di rosso. Corri
pilota sull’asfalto rovente assiepata
la gente aspetta il gladiatore solo
lui il migliore che con tridente e rete appaghi
la sete di sensazioni forti… i
fiori sono morti e con loro la dolcezza di
una sola carezza fatta ad un caduto se pure sconosciuto.
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A
Van Gogh una rosa
A
VAN GOGH un monumento! Già
ora nel vento lui sorride e
scrive senza penna e carta alla
gente che lo vide ladro di fiori uscire
fuori in
aperta campagna con
l’aspra lavagna delle
sue tele. Bastava
una stele, due
date, un nome: Vincenzo,
in francese, per
pagare le spese di
un tubetto di giallo dei
suoi girasoli. Che
fai: ti commuovi? Guarda
il sangue che cade dalla
statua immortale un
orecchio in un mazzo Vincent
è pazzo lasciamolo
morire altri
potrà capire. Un
volo di corvi neri sul
grano battuto dal vento già…facciamone
un monumento che
svetti verso il cielo stendendo
un peloso velo sull’uomo…non
sull’artista: è
questa la sua conquista!
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‘Cesco
Si incamminò tenendo a mano il suo fagotto di
vecchie storie carpite
qua e là tra
il ciarpame dei
ponti. Rustico
il volto segnato
dagli anni seguiva
il piccolo cane
bianco delle
sue confessioni là
nel tramonto di
una vita di stenti. Greve,
nel cielo amaranto, l’ho
visto la
piccola armonica sul
labbro sottile camminare in
un sogno di libertà sull’ultimo
raggio di luce.
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Il
Pruno Maturo
Vecchio che guardi l'ora che batte nel
sole pulsare la vita, la notte sognare
clessidre di vetro ora vuote di
miriadi di grani che il pruno ora scuote in
frutti dorati, dal vento sul prato: è
la vita in cammino, così tu sei nato. Così il tuo vissuto di pruno nei rami che porgono frutti..così le tue mani di
nodi e colori, corteccia leale temprate
nel sole, in terra che vale. racconta
stagioni di sole e di grano granelli
di sabbia non passano invano! Il mondo ora tace...solo un cane guaisce è
il suo cane pastore, una giacca lambisce! Amico,
i tuoi passi cosa importa aspettare? E’
l’ultimo grano di sabbia a passare! Fianco
alla stalla si spengon candele, il fuoco, la brace già rossa ora è lieve.
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La
linea piatta azzurra in verticale l'alba cancella in rosa per metà non
c’è traccia oggi sul mio mare di
canti, di sirene, di beltà. Solo
un relitto, capovolto, di pece suggerisce
a un gabbiano di sghembo un
volo rasente, una presa, una prece. Sollevo
del foglio un lembo, il
gabbiano è già sul relitto e
confonde la sua livrea coi
colori del cielo, è un delitto tentare
un colore diverso, è
passato il mattino sereno ed
il rosa d’azzurro s’è perso su un relitto di pece a metà
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Non disse niente il vecchio e
smise di sognare alto
nel cielo il sole sul
suo mare. Si
mise in viaggio due remi per motore nemmeno
vele per lui nostro
Signore. Tossì
sputò
a ventaglio la
sua rete scoprì
che del suo vino aveva
sete. Un
fiasco nella mano per
cristallo… per
una vita sul
monte del corallo. E
trasse cento volte quelle
corde, invano, tremò
sul tardi infine la
sua mano. Non
bestemmiò ma
disse una preghiera sul
mare la sua stella fece
sera..
e
polvere in gola un
aquilone non vola. Piangono
occhi i
suoi colori e
gli odori di
una vecchia cucina non
sarà più mattina ma
solo il giorno dopo. 8/1/93
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Gravita
un uomo nel
cielo di
un pianeta lontano, sul
picco della vita in
volo verso il sole…. Belle
parole! Sul
mare sull’oceano dello
sconforto in
volo radente…. Ma
tu non senti niente! Gravita
un uomo nel cielo di
un pianeta attuale solo col
suo male in
preda allo sconforto magari
fosse morto… nessuno
avrebbe pianto. La
neve col suo manto duro uccide
tutti i giorni un
puro e nessuno avrebbe avuto
da ridire già,
forse anche lui avrebbe avuto meno da soffrire tutto
sommato… era
pur sempre un andicappato. E
invece no, signori l’uomo
resiste al freddo del di fuori quando
ha in cuore la
forza di un vulcano certo
sarà talvolta un
poco strano ma
la vita è
un diritto sacrosanto e
se voi come neve io
sarò il suo manto poca
cosa una
sola rosa in
un cammino a
volte tragico e
beffardo un
amico sincero no
un codardo! Per Walter
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