Claudio Vandelli 1-2-3

 

Puoi camminare

Con una piccola ghirlanda 29 novembre Cammino  Non vivere di una giornata A passeggio con Prevért Camminare ai confini
Rugiada del mattino Del “mestiere”  Ieri Fotografie Prima linea Ultima Strada Cristalli di fiato

 

Puoi camminare a piedi scalzi

in un prato, un piccolo pulcino tra le mani

e tra gli alberi guardare il cielo 

a cuor leggero e sognare

ad occhi aperti quell’amore che non ha

cessato di essere ma vive in te

e ti regala un mondo di colori

pur non sembrando vero.

 

Con una piccola ghirlanda

di fiori di campo tra le mani

e il sole tra i capelli

vedrai piccoli anatroccoli

tra il verde e l’acqua dello stagno

e rondini a pelo volteggiare

su quel filo di vento che viene

 da ovest quasi a respingere sera.

 

Non c’è primavera senza profumo di nuovo,

non c’è fiore di campo

che così come questo si conservi nel tempo.

                                11/7/93

 

 

29 novembre

 

Sento dalla pioggia

venire il vento dell’oblio,

possa Dio

colmare questo vuoto che mi assale

come mare

una piccola barca di tristezza

e una carezza

posarsi sul mio volto segnato

provato

da mille minuti

invano accesi

e ora spesi.

 

 

 

 

 

Non vivere di una giornata

Solo il filo di vento che la spegne

 

                Sognato

                mercoledì mattina

                16/7/97

 

Cammino il mio passato

tra lacrime di rugiada

a piedi scalzi nell’ultima notte.

Ancora grilli tra i campi

la luna è nel cielo

sembra seguire i miei passi

fin dove scorre il fiume

quando passato e presente si fondono

fino a divenire una piccola

goccia in più per il mare

che raccoglie in sé ogni futuro.

 

La mia ora trascorsa

o il mio minuto presente

è un piccolo nulla

nel grande mare della vita

barchetta di carta sullo scoglio aguzzo

che rovina poi risale alle impietose

mareggiate fino ad essere

completamente macerata,

il mattino è nell’aria

uccelli inneggiano al levarsi del sole

scommetto per un paio di scarpe nuove

sui colori dell’alba.

il cielo è terso

metto sotto i piedi bagnati e doloranti

suole di cuoio.

         20/8/93

 

 

 

A passeggio con Prevert

  

Vanessa leggiadra ragazza

è donna di lusso, di razza

cammina sul marciapiedi

sui tacchi in punta di piedi

e se qualcuno l’ammira

state certi che non si adira

solleva la sua sottana

Vanessa è una gran……..

 

 

 

Rugiada del mattino

tu che discreta assisti, magnificando

il risveglio della natura,

posati ancora un attimo

su quel fiore reciso

affinché chi lo veda lo colga

e nel mazzo lo ponga

fra gli altri.

 

            Per Grazia e Tilde

 

Del “mestiere”

 

C’è una macchia d’inchiostro

su un foglio,

è di chi

più parole non ha

più parole da dire e da fare

quanto basta per la sua dignità.

 

Mai una macchia d’inchiostro

è caduta nel mio scrivere

e scrivere invano:

spero un giorno su un foglio

mai scritto che mi tremi

a tal punto la mano.

Camminare ai confini

 

  Camminare ai confini

dove l’onda ormai schiaccia

nel naufragio impotente

sopra l’ultima spiaggia.

Masticare tra i denti

solo pane  e menzogna

bestemmiando col vino

se del vero si sogna.

Solo sabbia negli occhi

quando il vento lo vuole

affrontare il silenzio

di un buongiorno che muore

un deserto di dune

e di palme perdenti

tra banchetti di iene

e insidiosi serpenti.

 

Camminare ai confini

con un nodo alla gola

ingoiare sentenze

e non dire parola

rinnegare il tuo credo

e non credere in niente

finger d’esser felice

come tutta la gente.

E tu affronti il destino

tra le pagine amare

per strappare alla vita

quel sapore di sale

che ti prende la gola

che si incrosta sul viso

che non lascia respiro

annegando un sorriso.

E non trovi parole

sulla sabbia del mare

solo un giorno di nebbia

solo un giorno che muore.

 

Tu non chiedi sipario

il teatro è ormai spento

hai stracciato nel vento

ogni tuo calendario.

 

 

Ieri

 

 Dimentichi

quello straccio di poesia

che rammenda ricordi.

E’ una trama di filo leggero

nei tuoi passi sordi

sulla strada diversi

anche tra cento.

Sembri dire

che ne ha colpa il vento

se il tuo passo è stanco distante

se non ricordi la tua vita,

ne hai vissute tante.

Cammini strapazzato

e a denti stretti

non porti occhiali

oppure non li metti

tanto non serve

vedere per poi dimenticare

forse su questa strada

si può solo sognare.

Dimentichi

il colore del fuoco

in fumo se n’è andato

e sembra un gioco

cercare ancora brace

nella cenere

una scintilla in un uomo

o nel suo genere.

Dimentichi

quello straccio di poesia

che rammenda ricordi.

è una trama di filo leggero

nei tuoi passi sordi…

un profumo delicato

ed amaro di pini

tra risate e

schiamazzi di bimbi

che non hanno confini.

 

Fotografie

   

Ritornano ricordi

su strade del passato

frammenti già vissuti

di un puzzle colorato

in forme a volte strane

per vicoli e sentieri

percorsi dal pensiero

rimossi e pur di ieri

speranze cancellate

nel tempo sulla fronte

coriandoli di vita

su maschere già pronte

in festa a carnevale

sopra i carri dei viali

vittorie da due soldi

tremendi temporali.

Ritornano ricordi

di voci conosciute

immagini lontane

presenti ma perdute

i libri della scuola

il cielo, i campi, il grano

le lunghe passeggiate

tenendoti per mano

ritornano ricordi

che mi han fatto volare…

così lontana l’alba

da poterla toccare!

Sonore delusioni

e poi tante risate

entrambe meretrici

su strade abbandonate.

Camminano pensieri

sul quadro colorato

frammenti già vissuti

su strade del passato

un puzzle di parole

per dire quasi niente

un percorso comune

diverso tra la gente

intera, in mille pezzi,

ceramica pregiata…

creta plasmata, cotta

e poi abbandonata.

  

 

Prima linea

  

Nubi di polvere tra fili spinati

strisciano imprecano piccoli soldati

di sangue e sudore grondanti sulla fronte

in assedio al caposaldo piazzato sopra il monte

all’assalto tante squadre e grappoli di fanti

l’imperativo d’obbligo è andare sempre avanti

la vendemmia è scontata per la mitraglia un gioco

e scorre vino rosso sotto raffiche di fuoco.

 

Tende di comandanti studiano carte militari

non escono allo scoperto solo in momenti rari

e poi sicuri d’essere fuori tiro dei cannoni

giubbetti senza macchia e piega nei calzoni

discutono per lo Stato senatori e deputati

caffè, brioches, giornali, colletti immacolati

l’imperativo d’obbligo è andare sempre avanti

è un sacrificio grosso richiesto a tutti quanti.

 

Pozze di fango ingenui tagliando fili spinati

strisciano, imprecano, gridano piccoli soldati

di sangue e di sudore grondanti sulla fronte

in assedio al caposaldo piazzato sopra il monte

come già Garibaldi qui si obbedisce tutti

difficile capire dove convoglieranno i frutti

la decade rimane il tuo compenso soldato

e qualche sigaretta da parte dello Stato.

 

Ultima Strada

 

 Vedere il fondo del pozzo

speranze e sentieri: rifiuti

né tempo né voglia

rimane per fare saluti

è grigia la valle e la nebbia,

sembra il fiume di piombo

non è il cielo che manda in sordina

con un battito un rombo

l’orologio scandisce il secondo

del fiato che cedo

entra fumo dal tubo

solo nulla è quello che vedo

una voce mio figlio che grida

le lacrime agli occhi

solo lui qui con me

poi si perde in un mare di sciocchi

sono fermo al volante

guidando sull’ultima strada

non importa il destino

è la fine, comunque poi vada,

stringo i pugni ed i denti

respirando ancora più forte

chiusi i vetri, anche gli occhi

la sicura a bloccare le porte

e l’insonnia ora cede

è così che mi metto a dormire

 con un tubo di plastica in pugno

incollato a un sedile

solo immagini infine

e la presa abbandona il boccaglio

tre banditi pistole spianate

calzamaglia bavaglio

uno sparo bastardo mirato

nello squarcio sul petto

sembra un bacio promesso negato….

non è certo rossetto.

 

        Per Franco

 

Cristalli di fiato

  

Mentre il fiume trascorre la valle

guardo il cielo di un sogno sfumato

sulla barba cristalli di fiato

e la neve più bianca che mai

corri e salta cerbiatto

paure di un presente passato futuro:

niente cani né caccia ma un muro

di ricordi di tanti anni fa.

 

Troppo chiare le tracce che lasci

al passato che scruta la pista

è un amaro destino una svista

come ombra è già parte di te

corri e salta con forza paure

abbandona la tua timidezza

fiuta il vento: è la sola carezza

che la vita al presente ti da.

Dura scorza sui tronchi gelati

fitta neve in tormenta sul monte

sta crollando anche l’ultimo ponte

credo poco a un futuro se c’è.

 

Mentre il fiume trascorre la valle

guardo il cielo di un sogno sfumato

sulla barba cristalli di fiato

e la neve più bianca che mai

anche il cervo ormai sfugge la vista

non c’è traccia di vita sul monte

sui miei passi al ritorno una fonte

già nell’aria profumo di te.

 

 

 

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