Giuseppe Pugliese 1 - 2

I treni dorati Le stanze, la guerra L'intensità del nulla Strani fotogrammi La neve che vaga nel vento Tra i rami della sera

 

I treni dorati

 

Giungono a volte inattesi

Vicino case

Che racchiudono

Anime annoiate

 

Poi rapiscono con musica

Di rotaie infuocate

E carezzano con un soffio

Le onde di fiori

E spighe di grano

 

Portano per mano

Un sogno stanco di dormire

Verso un punto

Dell'orizzonte indeciso.

 

Sono i  treni dorati

Rapidi e sicuri

Con frastuono di risate

E conducono  gli uomini

Negli spazi incontaminati

Dove il buio non scende

E la luce cresce

Solo con i battiti del cuore.

 

 

Le stanze,  la guerra

 

Questi muri squarciati

Come scheletri

Freddi, quasi rassegnati

Un tempo erano stanze.

 

Ora sono percorsi per  farfalle notturne

Che cercano un posto sicuro

Tra i movimenti

Di ombre di luna .

 

Tra questi muri,

soli nel vento

come nel pianto,

Il fumo disegna  nuvole

E l'odore si mangia  amaro.

 

Un tempo erano stanze

Ora si sbriciolano

Anche nel ricordo

Di chi le ha abbandonate.

 

Un tempo erano stanze

 

Erano stanze piene di voci.

 

 

 

 

L'intensità del nulla

 

 

E sarebbe intenso

Per un attimo rifugiarsi

In un sonno profondo

Interrompere il flusso dei sensi

E assaporare l'intensità del nulla

Ricacciare i pensieri lontano

Verso mari nascosti

E coprirsi di un luminoso silenzio

E attendere il risveglio di un fiore

sapendo che la vita migliore

è quella che resta ancora da vivere!

 

Strani fotogrammi

 

 

Ho chiuso i miei libri

E me ne sono andato

Una notte di pensieri scuri.

Ho visto chiudersi alle mie spalle

Porte su sonni profondi

E figure luminose

Che ballavano leggere

Mi sono sdraiato su rocce

Umide di onde  lontane

E proiettato su nuvole

Strani fotogrammi

Ho lasciato bottiglie e ricordi

Sulla mia strada

Camminando ai margini

O su confini indecisi

Ho vissuto ai margini

Per scoprire una

Scorciatoia per l'Eterno

Sognavo di  volare in una notte silenziosa

Quando nessuno poteva osservare

Il mio volo incerto, le mie ali

Le mie ali sono pagine ingiallite.

Ho conosciuto la poesia

Di molti tramonti

E cantato con le foglie

La malinconia dell'autunno

Ho scritto versi

Col fumo che veniva da lontano

Per trasformarli in canzone

E per questo ho costruito una chitarra

Con le corde del cuore

Aspetto la musica

Ma quello che odo

Sono solo suoni di metallo

Come di lame

Come di catene!

Ho vissuto ai margini

Per scoprire una

Scorciatoia per l'Eterno.

 

 

La neve che vaga nel vento

 

 

Profonda e assordante col suo silenzio

Scende la neve sui bordi di case 

E sguardi abbandonati

Scende su angoli di muri e abissi nascosti.

La neve che copre un pianto sommesso

Che imbianca occhi scuri e foglie tremanti

La neve che scende come musica

Che copre il cuore

Ma non lo gela

La neve che vaga nel vento

Spinta verso montagne di solitudine

E confonde castelli aridi

Scende  su fuochi crepitanti

A scaldarsi per il lungo cammino.

La neve che si addormenta tra gli alberi

E illumina un nuovo risveglio

La neve che copre  le rivolte del dolore

E attenua la caduta della speranza

Scende la neve come ricordi

Su pagine bianche

E colora un momento di sospiri

La neve che si adagia sulle nostre mani

E si scioglie con un alito di sole.

 

Tra i rami della sera

 

Comandante, ora che hai lasciato il tuo sguardo

sul fumo che vibrava

e coperto le macerie

con un mantello di menzogne

dove porterai il tuo cannone?

Dove hai nascosto  la primavera tiepida?

E dov'è finito

Il fiore bianco  che oscillava

nel vento con le bandiere spiegate?

Forse lo hai calpestato

con gli stivali dell'orgoglio.

Comandante, la tua guerra ha inaridito anche gli alberi !

Nascosto tra i rami della sera

ti allontani soffiando

verso tunnel  profondi

e cerchi superfici di luce nel buio

da conquistare con un breve cenno.

Hai lasciato due gocce

in un intenso mare rosso

per navigare incurante

verso la spiaggia degli indifferenti;

ma hai smarrito la strada:

le tue mappe sono diventate confuse

e vaghi nella penombra

di stanze piene di destini consumati

 Comandante, non senti la guerra ridere beffarda?

Non osservare il cielo:

l'ultima stella è caduta ieri

e tu non hai neanche pianto.

Continua a vagare nella notte

che si consuma tra i ricordi

di un cuore gelido

come un mattino innevato.

Il rumore del vento che passa

è la musica per la tua marcia;

scruti nello specchio della nebbia

e intravedi figure  che ti chiamano

fingi di non vedere

e guardi  l'orizzonte che si chiude:

è  il tramonto che muore

con la sua luce  che crepita sottovoce

poi si affievolisce, infine si spegne

con un urlo soffocato

Comandante, la guerra uccide anche la luce!

 

 

 

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