"CERCASI DISPERATAMENTE UN SIGNIFICATO"Trovo
insignificante la mia vita, è la società che gli dà un significato,
un significato preso dallo stesso vocabolario, un sentiero comune da
seguire. Mi sono ormai perso e ho paura di pensare che o non ho vissuto
o se l'ho fatto è andata proprio male. In questi giorni di fine
settembre tormento la mia mente e mi chiedo: è davvero giusto quel
significato in cui mi è sembrato credere finora? In ogni modo l'ho
perso di vista, ma in verità non ho mai saputo precisamente quale sia
stato! Nessuno riesce a soddisfare la mia voglia di conoscere,
leggere libri che
danno una loro risposta mi è servito a ben poco, perché alla fine ciò
che conta è trovare il significato che fa per me, quello in cui credere
fermamente, quello che nasce dal mio io. Sono disperato, tutti sono
rinchiusi in un grande vortice e non ti capiscono abbastanza. Spesso
capita di calarmi nelle vesti di un viandante che cerca la sua strada e
chiede ai passanti: che strada è questa? Dove porta? Ma si ritrova
davanti tanti sguardi vaganti e nessuna risposta, tutto totalmente
insignificante. È
notte fonda, mi avvio velocemente verso il faro, una vecchia torre su un
punto alto della scogliera. Il buio, le stelle, il vento e il mare mosso
sono più forti di me, sono la forza che mi trascina lì sopra. La mia
mente si oppone perché immagina il terribile gesto che sta per
compiersi. Il buio offusca la mente, il vento mi stordisce e il mare mi
chiama a se, a scendere per sempre nelle sue acque, a sciogliere il mio
corpo sui fondali come un qualcosa che non ha valore, che non ha
significato, destinato a perdersi in quel paesaggio marino. Mi aiuto con
le mani per salire più veloce tra le pietre e le selvagge piante
mediterranee. Ora la mia mente si concentra solo sulla salita. Dopo poco
arrivo alla cima, le onde del mare sembrano ancora più minacciose, il
vento più forte. Tutto ciò che mi circonda è sublime, superiore,
devastante, spettacolare. Cerco di trovare le forze per abbandonarmi e
lasciarmi andare, per volare giù incontro la morte, confondere il mio
corpo tra le onde spumeggianti che brindano la mia morte. Agito la testa
e colgo la luna, satellite giallo che improvvisamente riesce a darmi un
po’ di serenità. Se la fisso riesco ad isolarmi da quello che mi
circonda e dalla parte della mente che vuole la mia fine. Mi appaiono
immagini di un amore sulla spiaggia, sotto un cielo rossastro e le
placide onde che vanno a morire sulla spiaggia, l'energia dei movimenti
di un mare di persone sotto un soffitto di luci in una guerra di suoni,
un locale dove le luci appaiono come fuochi sbiaditi e lei giunge felice
verso di me, una passeggiata tra le case bianche di un piccolo paese di
pescatori con le rampicanti che colorano le mura e la stradina che porta
al faro dove si cercano emozioni introvabili alla luce del giorno.
Immagini a cui è inconcepibile il terribile gesto che ho programmato.
Non ho più paura di quel mare, del vento, ma ho paura del gesto che
potrò compiere, la mia coscienza teme qualche forza superiore che
contro la mia volontà metta fine alla mia vita. Mi sento paralizzato,
non ho la forza né di avanzare e cascare giù, né di arretrare e
andare via verso la vita che mi aspetta, una vita della quale oggi ho
scoperto le verità che più fanno male e quelle che ti danno l'energia
per andare avanti. Vado via, ho deciso niente mi può più fermare,
voglio assaporare amarezze e gioie. Entro
in un locale della zona, c'è tanta gente avvolta nei fasci di luce, la
musica prende vita attraverso i loro instancabili movimenti, questo è
il popolo della notte, che cerca nuove emozioni introvabili alla luce
del giorno, vive mentre la città dorme, aspetta e prima di tutti gli
altri dà il benvenuto al nuovo giorno. Passa la notte, è l'alba, mi
ritrovo con lei sulla spiaggia, l'abbraccio, sento che i nostri cuori
ondeggiano come il mare burrascoso. La morte velata di nero si
allontana, danzando sulla corrente di vento raggiunge l'alta volta
celeste, lì mi attenderà. Che aspetti pure!
Luigi
Napolitano
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