Filastrocca dei mesi
Il Natale è già passato, si avvicina l’anno nuovo, un annetto se n’è andato, con le foglie ha preso il volo. Dietro l’angolo Gennaio sta facendo capolino, con la neve nel telaio tesse e stende il bianco lino. Trentun giorni più distante, pien di vento e nuvoloni, c’è Febbraio, quel birbante, che prepara gli acquazzoni. Marzo detto il pazzerello con l’ombrello si diverte, l’apre e chiude, quel monello, toglie e mette le coperte. Poi c’è Aprile addormentato che nei pascoli riposa, mentre Maggio, innamorato, pensa già alla prima rosa. Giugno tra le messi d’oro, con il grano intesse danze, stanco Luglio, del lavoro, si prepara alle vacanze. Nelle spiagge e tra le pigne sfoga Agosto la sua arsura va Settembre nelle vigne e i bei grappoli matura. Impaziente, Ottobre attende con i libri ed il mantello e Novembre il braccio stende verso un fiasco di novello. Sta Dicembre al davanzale Scruta attento i bimbi buoni Nel suo carro di Natale Già prepara nuovi doni.
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Girotondo Dai, prendiamoci per mano e facciamo il girotondo questa volta andiam lontano a scoprire com’è il mondo. Ce ne andremo su nel cielo attaccati a un aquilone e dall’alto lo vedremo proprio come un bel pallone. Un pallone risplendente come gli occhi di un bambino un pallone verde e azzurro circondato di turchino. Dai, facciamo il girotondo e teniamoci per mano ed insieme tutti in coro come allodole cantiamo Da una nuvoletta bianca ci faremo coccolare e dall’alto guarderemo laghi, fiumi, boschi e mare. Noi vedremo le persone come tante formichine come quelle degli gnomi le casette piccoline. Dai, facciamo ancora un giro su una nuvola di panna poi di corsa a far le fusa tra le braccia della mamma. |
Uno come il tuo nasino Due come i tuoi occhietti Tre sono i bacini che io do a te. Uno come la tua bocca Due come le tue orecchie. Tre sono i bacini che io do a te. Fil filastrocca uno due e tre Fil filastrocca uno due e tre. Uno come il tuo pancino Due come le tue mani Tre sono i bacini che io do a te. Uno come la tua testa Due come le tue gambe Tre sono i bacini che io do a te. Fila filastrocca uno due e tre Fila filastrocca uno due e tre. Uno come il tuo culetto Due come i tuoi piedini. Tre sono i bacini che io do a te. Uno come il mio bambino. Due mamma e papà. Tre sono i bacini che io do a te. Fila filastrocca uno due e tre Fila filastrocca uno due e tre.
(inviata da Erika)
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Sta Luigino Cercaguai, marinaio più che mai, navigando, al sole cotto, su un magnifico canotto.
Per l'ebbrezza del momento, Gigi ignora il sentimento, e volteggia ardimentoso nella cresta del maroso.
Sulla rotta della barca, sta nuotando un gran Monarca, la persona tutta prona, con in testa la corona.
Ma Luigin si sente un dio: "Qui, dei due, il Re son io!". E va dritto, guarda là, a investire Sua Maestà.
Mentre il Sire, annaspa sotto la carena del canotto, per fatal combinazione, la corona fa un bucone!
E così, avviene che salta in aria l'altro Re: era il trono decantato, solo un tubo assai gonfiato.
Mogio, mogio, con la piva, Gigi nuota alla deriva. Or non è più tanto tronfio: del canotto è ancor più sgonfio.
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DISTRAZIONE
AUTO-DIDATTICA
Sta Luigino Cercaguai, ch'è distratto quanto mai, guidacchiando per Milano, mantenendo giusta mano. La sua "Mini" tutta nuova, egli tratta come uova, con dolcezza, con riguardo, strofinando con lo sguardo. Se qualcuno s'avvicina alla bella macchinina, senza profferir favella punta a quel la rivoltella. Quando, ormai sul far di sera, la città diventa nera, Gigi, in cerca di un ostello, giunge in Piazza del Castello. Passa intanto mollemente, incurante della gente, una bimba in minigonna, con le cose d'ogni donna. Cercaguai, che se ne intende, tosto conto non si rende, che guardando la bambina, non si vede la banchina. Ed infatti, ei non s'avvede del vicino marciapiede, e la "Mini", con fracasso, gli combina uno sconquasso.
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Sta Luigino Cercaguai, ch'è sportivo quanto mai, sulla riva del laghetto, a far pesca per diletto. Con la lenza a lungo tiro, camminando al lago in giro, lontan lancia il cucchiaino, che richiama pian pianino. Lavorando in tal maniera, molto presto si fa sera, ma la sorte è proprio avversa e la preda sta sommersa. Ad un tratto: idea brillante! Gigi è tutto palpitante: alla lenza un bel rubino, egli attacca, color vino! Meraviglia! Al primo lancio pesce grosso è già in aggancio, ma si tratta (o storia amena!) di bellissima sirena. L'occasione è troppo bella. bona è pur la sirenella, tanto che, assai contento, Gigi attacca sul momento. Ma vicin, che fiori coglie, sta, ben vigile, la moglie, e qui è inutile chiarire, come il fatto va a finire.
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LEX
IN UMBRA
Sta Luigino Cercaguai, imputato più che mai, al Palazzo di Giustizia, accusato di "Pigrizia". Dice il Giudice togato, con il dito a lui puntato: "Cercavate la mercede, steso sopra il marciapiede!". Cercaguai, qui si difende e parole a caso spende: "Io la legge non conosco, il cervel mi si fa fosco!". "Ben sta scritto in questa stanza: Lex non tollera ignoranza!". Gli ribatte il Magistrato: "E' che avete un avvocato?". "Perché a corto di moneta, d'avvocato sono a dieta, e pertanto dico che, mi difendo sol da me!". Ma una tale soluzione, or contrasta l'opinione dell'illustre Toga nera, con la maschera di cera: "A voi manca competenza, fuori siete della Scienza, perché occorre, a chi protegge, che conosca almen la legge.". |
Due biondi monelli si staccarono festanti dalla riva, e la barca prese il mare, tra reti ammucchiate e arnesi da pesca. Veloci scivolavano i remi per prendere l'acqua e la gioia si leggeva sui loro occhi eccitati da tanta perizia. Avevano l'appuntamento con un pesce di tanti loro discorsi, di cui conoscevano colori, peso e furbizia. Il sole baciò presto i loro spettinati capelli quando lontane si fecero le case. E un lungo silenzio attese gli ami innescati e il pesce ricambiò col suo. Picchia il sole a mezzogiorno e l'acqua si fa ferma d'estate, e loro, fermi ad aspettarlo. Poi, all'improvviso, uno strappo e ne seguì un altro. Tira la lenza, tira e molla. Gira la barca e torna a tirare, non mollare. La lotta durò ore e tempo non ci fu per la sete. La barca si agitò più dei due pescatori, poi un ultimo strappo e un'ombra sui fondali si allontanò misteriosa partendo dalla prua. Esche non c'erano più, e la barca non era fatta per inseguire quel pesce lungo tutto il mare. Il sole ormai dipingeva di giallo le case nel primo meriggio a la marina. Tirando la barca, con fatica, a terra, i due già concertavano il loro prossimo appuntamento con quel pesce, pronti al racconto dell'ombra che, spezzato, dopo tanto lottare, il loro amo, era partita veloce
verso l'infinito Nicola Imbraguglio
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Un giorno il mare si fece alto quanto le montagne e scuro il cielo come pece. Il vento non lasciò erba in terra. L'acqua si rovesciò da ogni parte, in fiumi trasformando strade e torrenti; si scontrò l'acqua con le onde del mare e questo arrivò fino agli orti. Gli uomini ebbero paura di essere. Finì dopo giorni quella tempesta, scompari sono da tempo i nostri vecchi. E il contadino non volle più zappare la terra, l'artigiano preferì montare bulloni e rotelle, il manovale divenne anch'egli imprenditore, e questi scoprì la vocazione del servizio, e servendo accumulò tanto denaro. Il giovane si fece più furbo del vecchio, e insieme fecero finta di farsi la lotta per meglio dividersi una torta. Deserto si fece questa terra. Ora, tempo più non c?è per racconti; né spazio per uomini legati ad altri tempi. Ma lo stesso io voglio parlare per dirti della mia sete di colori e di silenzi. E chiamerò il vento ad alzare con impeto le onde, perché con l'acqua possa la mia terra rinascere a nuova alba
Nicola Imbraguglio |
Ciao bambini, ci rivedremo quando le prime foglie cadranno. Andrete alla scoperta di conchiglie di mare e di lucciole in campagna. Anche casa vostra sarà per voi fiaba. Sentirò la mancanza delle vostre vocine assordanti. Forse vi ricorderete di qualche mia carezza, i lampi dei occhi quando facevate i monelli. Mi vorrete scusare. Una cosa è certa: conteremo insieme i giorni del nostro nuovo incontro perché ci vogliamo davvero bene Nicola Imbraguglio
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Si alza presto ogni mattino Giuseppino
il contadino lo
sveglia il gallo dal pollaio abbaia
il cane nel granaio sbadiglia
la mucca nella stalla e il
pesce rosso viene a galla reclama
il cibo ogni animale è
nervoso anche il maiale pio pio
dice il pulcino ringraziando
Giuseppino ogni
giorno è un emozione quando
ci porti la colazione pane
burro e marmellata i
biscotti con la cioccolata viva il
latte con il caffè e la
vita insieme a te cade il
riccio e la castagna l’uva
è matura nella vigna corre
lo scoiattolo veloce portando
in bocca una noce per
l’inverno la mette via la
mangerà in compagnia lavora
sodo Giuseppino vendemmia
l’uva e fa il vino spacca
la legna per il camino accende
il fuoco al casolare tutti
davanti al focolare racconta
fiabe al suo bambino un re
una regina e un principino un
passerotto e un cavallo bianco poi
tutti a letto che sono stanco la
fattoria s’è addormentata è
finita la giornata ma ecco
il gallo impertinente lui
canta e non fa mai niente stai
attento stai all’erta vola la
scarpa dalla finestra aperta se ti
prendo birichino ti
riduco come un tacchino poi si
alza Giuseppino e dice
ad ogni bambino saltate
in alto come una rana e
gridate tutti ciao Ivanaaaaaa.
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