Vecchio Giorgio


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giomarkin@virgilio.it

ONIRICA VISIONE ETEREO EVO ALBA SERENA BUON ANNO ! VECCHIO, CHE ATTENDI ? IL CAPPONE RAMPINATO
BONDGIRL   BRINDIAMO !   SOGNI VESPERTINI   LA GALLINELLA FREUDIANA RENATA, CARA SORELLA.   PORTINAIA CON GIARDINO

 

 

ONIRICA VISIONE
 
La notte dona tregua:
s'annuncia l'alba;
la luce scialba
il sonno mi dilegua.
 
Lo spirto mio sopito,
ancor indugia,
e la minugia
accorda un suon rapito.
 
E' qui che il sentimento,
che il sonno occulta,
sorge e consulta
quest'esser si sgomento.
 
L'immagine tua pura
m'appare viva,
all'altra riva
del fiume che ci abiura.
 
E tal vision m'appaga,
mi sgrava d'anni
e di malanni.
L'onirico non paga !

 

 

 

ETEREO EVO

 

 
Là, dove il ciel col mar
negli occhi tuoi confina,
intenso è il mio pensier,
e l'alma mia divina.
 
Il verbo tuo che canta
d'effimera allegria,
non è che una malia
che solo gli altri incanta.
 
Non val dissimular
con chi nei nostri affanni,
ormai da tanti anni,
vi annega la speranza!
 
Ai tuoi cocenti strali,
non puoi trovar sollievo,
se non evadi in evo
etereo e innatural.

 

ALBA SERENA

 

Dopo la notte di tempesta,

il sole, quieto all'orizzonte,

splende d'un'altra luce: a festa !

E l'acqua; pura; sgorga dalla fonte !

E l'aer meditazion concilia.

 

BUON ANNO !

 

Nell'eremo più antico,

Confucio sospirò:

un animo sereno

e un sincero amico !

 

Dai primi di Gennaio

(l'amico già sta qui),

la sorte ti sia grata,

di spirito assai gaio !

 

 

 

VECCHIO, CHE ATTENDI ?

 

 

Che fai, laido vecchio,

ancor sulla breccia ?

O grama corteccia,

dal bianco cernecchio?

 

 

Decrepito ramo,

non odi talora,

dell'ultima ora,

il mesto richiamo?

 

 

Lo specchio ti guarda

negli occhi piagnoni:

ti vedi a bocconi,

o scimmia bastarda?

 

 

Hai chioma canuta,

la pelle avvizzita,

l'aria stranita

di bestia abbattuta.

 

 

Pei denti estirpati,

la bocca ritorta

è già cosa morta.

Gli occhi hai infossati.

 

 

Il naso cadente,

sul mento tuo adunco,

qual fragile giunco

s'appoggia piangente!

 

 

E curva hai la schiena,

le membra tremanti

e i passi striscianti

di pavida iena!

 

 

Finito è il mordente,

il coraggio leonino,

del tempo belluino

dell'altro perdente!

 

 

Or tu, hai perduto

con gli anni, ogni vanto:

ti resta soltanto

la lingua del muto!

 

 

E vivi angosciato,

in tragica attesa:

la vita contesa

dal sordido agguato!

 

 

Il Mondo, o meschino,

già d'ora t'ignora:

t'ha pronta la gora

che porta al mulino.

 

 

Io t'odio, o cascame!

Se il Fato m'assiste,

io pur sarò un triste

e lercio ciarpame!

 

 

 

BONDGIRL

 

Osanna a te,

o mia Musa.

Che mi togliesti dalle nebbie,

dell'eterno oblio,

per rendermi

a questa vita terrena,

Che, col tuo sospetto,

mi facesti poi soffrire

nel Regno d'Ade,

Per donarmi, finalmente,

il tuo cuore.

Con me ora,

condividi la felicità,

di un amore puro

privo d'età,

e di un'amicizia sincera.

In un Eden

senza serpi, senza pomi,

in una eternità virtuale.

Gloria a te, o mia Diva!

 

 

 

 

BRINDIAMO !

 

Ricca o modesta,

la libagion vuol,

a ragion,

per far gran festa,

amar Dio Bacco.

E bevi! Perbacco!

 

 

 

SOGNI VESPERTINI

 

La vecchia man tremante,

frusto pennel brancò

e, molto titubante,

un moscio fior tracciò.

Ma il cor;

ma il cor;

ma il cor,

sicuro palpitò

di giovanil ardor.

Ma... solo il cor.

 

LA GALLINELLA FREUDIANA

 

Nel cortil di tal vicina,

vi starnazza 'na gallina

che fa sciopero di uova:

ma non è, una cosa nuova.

 

 

Molto strano è invece che,

mai ci canti "Coccodè!":

lei vorrebbe (senti qui!),

sgozzar sol "Chicchirichì!".

 

 

Questa specie di mania,

non diverte chicchessia:

pesta solo i santi calli,

di color che sono i galli.

 

 

Or la vaga gallinella,

fa la corte a sua sorella,

or ti becca senza indugio,

chi è munito d'archibugio!

 

 

Si rifiuta, nel pollaio,

al suo Re, per quanto gaio!

E protegge "virilmente",

del suo sesso sol la gente.

 

 

Quando l'alba s'avvicina,

salta in piedi 'sta gallina,

e gonfiando il suo gilè, strilla:

Chicchi... chicchi... odeee!".   

 

    

RENATA, CARA SORELLA.

 

Tina,

cara Tina,

maledetto sia l'orgoglio,

mio, e tuo,

che per una vita,

tante volte,

e per tanto tempo,

ci separò,

e ci tenne lontani,

senza odio,

senza rancore,

senza valido motivo,

entrambi soffrendo,

per non poterci dire,

tante cose belle,

per non poter rievocare,

tanti comuni ricordi.

Maledetto orgoglio!

E dissimulammo il dolore:

gli altri,

non potevano capire e

non dovevano sapere.

Ma quando,

ormai tanto vecchi,

tu mi chiamasti,

al tuo ultimo capezzale:

ci guardammo,

intensamente,

occhi negli occhi.

E l'amore fraterno proruppe,

e fu gioia,

e gioia,

e ancora gioia

e pianto.

E Franca, con noi, pianse.

 

 

 

IL CAPPONE RAMPINATO

Il cappon con la gallina,
poca cosa ti combina,
niente uova, né pulcini,
niente amor per i giardini.


Io conosco un bel cappon,
veramente un gran campion,
che appiccato è, poverin,
lassù in alto, su un rampin.


La gallina addolorata,
per la vile rampinata,
del cappone piange ai piè:
"Cocco, cocco, coccodè!".


Ma il rampino tiene duro
e il cappone appeso al muro,
non si lagna della sorte,
d'esser privo di consorte.


La gallina disperata,
di non esser riamata,
un fucile punta ed ecco:
il cappon fa bello e secco!


Lassù, in alto, sul rampino,
con piegato il suo capino.
il cappone, in questo modo,
ora è pronto per il brodo.

PORTINAIA CON GIARDINO

Nella casa signorile,
con aiuole nel cortile,
vi lavora senza posa
la portiera sora Rosa.

Ha il sedere a mandolino,
e lo sguardo da felino.
Se cammina, non ha freno
l'indomabile suo seno.

Tutta ciccia sopraffina,
il cervello di gallina,
spesso dentro la garitta.
ruga Rosa la marmitta.

E così delle minestre,
va l'odor alle finestre,
per la strada del cortile,
della casa signorile.

Sora Rosa è tale e quale
a un fetente caporale:
ella tratta da bambini,
tutti i poveri inquilini:

Questo, non si deve fare
e quell'altro rimandare.
Non si tocca con il dito:
tutto, insomma, è proibito

Con la scopa bene in mano
e agitando il deretano,
Rosa netta senza fiato,
sempre quel metro quadrato.

Mentre presso la sua panza,
a tre metri di distanza,
scarafaggi e topi neri,
se ne stan senza pensieri.

E quand'è di luna buona,
se intravede una matrona,
in guardiola tra gli olezzi,
là si fan pettegolezzi.

Nella casa signorile,
con aiuole nel cortile,
poca gente vi riposa:
Rompitasche è sora Rosa.

 

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ampino,
con piegato il suo capino.
il cappone, in questo modo,
ora è pronto per il brodo.

PORTINAIA CON GIARDINO

Nella casa signorile,
con aiuole nel cortile,
vi lavora senza posa
la portiera sora Rosa.

Ha il sedere a mandolino,
e lo sguardo da felino.
Se cammina, non ha freno
l'indomabile suo seno.

Tutta ciccia sopraffina,
il cervello di gallina,
spesso dentro la garitta.
ruga Rosa la marmitta.

E così delle minestre,
va l'odor alle finestre,
per la strada del cortile,
della casa signorile.

Sora Rosa è tale e quale
a un fetente caporale:
ella tratta da bambini,
tutti i poveri inquilini:

Questo, non si deve fare
e quell'altro rimandare.
Non si tocca con il dito:
tutto, insomma, è proibito

Con la scopa bene in mano
e agitando il deretano,
Rosa netta senza fiato,
sempre quel metro quadrato.

Mentre presso la sua panza,
a tre metri di distanza,
scarafaggi e topi neri,
se ne stan senza pensieri.

E quand'è di luna buona,
se intravede una matrona,
in guardiola tra gli olezzi,
là si fan pettegolezzi.

Nella casa signorile,
con aiuole nel cortile,
poca gente vi riposa:
Rompitasche è sora Rosa.

 

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