Rina  

le sue poesie

La ballata del menestrello Enrico  

 

La ballata del menestrello Enrico


C'era una donzella, non molto tempo fa,
piuttosto piaciosa che silenziosa
sedeva sotto il patio in compagnia di un libro
e di un gatto lucido e grasso che amava mangiar pasticci
piuttosto che cacciare tra fronde e primaticci.
Quando ella alzava gli occhi da quella lettura attenta talmente eran
ridenti,
abbaglianti e impertinenti da confonder i passanti
che subito si immaginavano suoi amanti.
Un dì per quella strada passava un menestrello
Enrico si chiamava.
Bruttino era a dirla tutta quanta,
ma avea un dono assai prezioso e raro:
faceva modulare ad un legnoso flauto a lui caro
melodie da sogno con note acute, limpide e cangianti
o note gravi, calde e penetranti.
Avea ancor il nostro menestrello un altro dono:
due occhi o meglio perle a volte nere e lustre a volte
velate da pensieri improvvisi,
a volte così vivi e brillanti che da perle si trasformavano in diamanti.

Orbene la donzella ,quella di prima la ricordate?, chinata in lettura
sentì ad un tratto
un calore improvviso che le fece arrossire tutto il viso.
Alzò lo sguardo e trasalì: non era il solito passante era qualcosa di
più:
un buffo menestrello che passando per la via di lei si era accorto
e si era messo ad osservarla assorto.
Ed ecco che successe: gli occhi di lei ridenti e impertinenti
incrociarono quelli di lui suadenti e bollenti...
-Perchè mi guardi a quel modo?-
-Sei tu che hai iniziato, menestrello mio sbadato!-
-Ma tu così mi fai innamorare!-
-Stolto! Tu di qui non dovevi passare!-
 E fu così, che tra una battuta e l'altra, Enrico e la donzella si
tesero
le mani, si fecero un sorriso.
Lei lo invitò a sedersi accanto
lui .accettò
e, come per incanto, il flauto suo suonò
ma non per bocca sua giacchè era impegnata a baciar le dolci labbra
della gentil donzella che, finalmente , si sentiva amata.
E il vento trasportò la melodia che ancor tutt'oggi aleggia
sotto quel patio avito, per quella strana strada che porta un nome
amico:
Enrico.

 

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