CON LE MOLLETTE TRA I DENTI … Sto cercando un appiglio, tra le bolle qualcosa di meglio, che mi spinga a stare sveglio e respinga lo stanco sbadiglio… Che le chiazze di unto strapazzi, faccia a pezzi la puzza, mentre un flash di limone amaranto mi scombina la testa : piatti i miei pensieri, piatta tu, vertiginando assente c a d o g i ù . . … nel delirio lascivo, ebbro di detersivo, ubriaco di ammorbidente, nell’amore pulito, come il “bianco-più-bianco”, dei miei sogni, oh lavatrice volante! Come mai farei se non ci fossi tu? Lavi le mie ombre e mi ritiri su … … a cercare , con lo straccio, inzuppato di disinfettante, di scovare, con coraggio, le colonie di virus fetenti che si annidano, sempre, nei posti più scomodi e bassi, dove passi e poi ci ripassi! Perché il vero pulito è la base della casa perfetta, per sentirsi sicuri e protetti : il primo dei passi! Ma, purtroppo, ri-sono un po’ stanco (mi gira la testa!) e ho qualcosa d’importante da fare alla finestra : “Oh quanto è bello stendere tutti quei panni umidi! Con le mollette tra i denti equilibrarsi sui gomiti … Oh, come sono felice perché sono capace a stirar le camicie … risparmiando la luce!” |
EXTRACOMUNICANTI Ma cosa c’è di più bello alla sera di abbandonarsi su una molle poltrona, sintonizzati sul giusto canale, abbuffarsi di cronaca vera ? Addentrarsi nei particolari, quelli crudi che, poi, te li sogni, giusto-giusto per stare informati, per sapere dove sono arrivati … Quante dita è entrata la lama? Pubblicità! Ci si mette il pigiama! Poi scattare veloci col dito, quando il gioco si fa più pesante, non puoi mica mostrare quei mostri a tuo figlio, sempre più interessato! Ma dopo sei spots l’orrore è passato : c’è un’attrice con la gonna all’ascella che ci parla del suo fidanzato che ad aprile la sposa : ch’è bella! Questa è la vita per chi non l’ha capita! Questo tipo di trasmissione, “servizi-in diretta -verità-esclusiva”, “lei” ci illustra la vera vita, le nostre attese non van deluse, siam tutti pronti davanti al video, occhi aperti, orecchie tese, e anche se, un po’, ciò , impaurisce, ci da luce e ci solleva … E allora via! Dobbiamo sapere, giusto-giusto per farci un idea, del pedofilo anglo-belga-marocchino, e del negro che ha mangiato un bambino, della puttana albanese impalata, del nuovo amor di Carolina … Non possiam perdere l’intervista : “Nonna violentata dal nipotino!” Scure, torbide storie d’orrore, che a noi Normali, mai, capiteranno, siamo molto più buoni e puliti, siamo molto, molto più, intelligenti di quelle genti schifose e ignoranti, meridionali, “extracomunicanti”, che non ragionano con il cervello ma col pugnale e con il pisello! Questa è la vita per chi non l’ha capita! Per chi non l’ha capita! |
GOCCIOLINE Goccioline piccole, stupide, con tante parole, non sono mai artefici, se non di liti nevrotiche, per maglie rigate o davanti ai semafori … Stupidini, piccole gocce, attenti ai vestiti, ma incuranti degli “occhi blu”, soffron se non cambiano i mobili, diventan nervosi e su l’autobus … spingono! Goccioline sulla fronte che il braccio, ogni tanto, manda via, soldatini, un po’ stagnanti, mi fanno tenerezza, anche se sono assenti, goccioline, sopra un vetro, scivolando van giù … Soldatini, sempre al fronte, come francobolli su lettere in bianco, goccioline in uno stagno, strette-strette-strette, per non prendere freddo, goccioline in nuvole gonfie che cadono giù … Piccoli soldati stagnanti che vanno a svagarsi con le loro automobili, che hanno ben spolverato, prima di stare in coda, con piumini ridicoli … Soldatini di stagno, piccoli, non sono mai, invero, quello che sembrano : i poveri appaiono splendidi e i ricchi, tra stracci, l’oro nascondono … Ma non pensar, che goccioline, sian tutti gli altri, fuori che te, guardar se stessi mette paura, farlo alla gente consola un po’, siam tutti gocce, dentro a un vaso, che, da lì a un po’, può traboccar, siam gocce, ma … non ci vogliamo bagnar ! |
VOCALI DI BIRRA Anticamente arabi alzavano alti attici attenti ad adocchiare abbrivii aristocratici. Adescavano, annoiati, antipatici avvocati, alcolici aeroplani, albini agitatissimi … Allora, altri astanti, arguti-affacendanti, assumevan antibiotici assurdamente asburgici. Ed Eleonora esclama : ”Enrico è educatissimo! Evita, esperto, eccitazioni esili!” Esplora egregiamente erogene escrescenze, esclude elmi etilici, eczemi esantematici, estemporaneizza effimere espressioni, evidentemente : erotiche emozioni!!! Illustri imberbi invertono idiomi indianeggianti, intingono insalata in inglesine isteriche … Impara, inizialmente, introduzioni ibride! Inchioda intimi istanti, incomparabilmente!! Istiga, iperbolico, idioti ipoglicemici, insisti, ispira immagini : idee in incantesimi!!! Ospitato ogniddove, osservo occhi, ombre, ori, ore, orditi orientali, odori officinali, orinali … Odo onde oblunghe oltrepassare oceani, orpelli ortocromatici, olografie oniriche … Orsù ossequia ora, oziosamente orgiastico, osceni orgasmi ottici, otorinlaringoiatrici!! Ulisse udì ululare uccelli ultragalattici, ugole ulcerose urlare ultimatum … Urgeva “uischi” umido , utopica uscita, un uniforme ussara usata-utilizzabile … Unicorni ustionati urtavano ubriachi, ubbidivano umiliati usignoli usurpati … |
VITTIME DELL’USURA Quanto è bello svegliarsi col sole già alto, al meriggio, dopo una fantastica notte di musica, amore, e anche “di peggio”! Stiracchiarsi al calduccio del letto, senza la minima fretta, mentre una schiava, di là, ti prepara il caffè e, biscottata, una fetta … Tu vuoi fare il musicista, ti vuoi mettere un po’ in mostra, e ti stracci le “braghe”, convinto di aver, così, l’aria da artista e, consigliato dal tuo stilista, assumi il fascino del mistero, applicando gli strappi giusti ad il vestirsi con tanto nero … Quanto è brutto svegliarsi col sole che è ancora in Australia, con la musica in testa, tre ore di sonno, e ti suona la sveglia! Dover darsi una smossa, cacciarsi dal letto, a lavarsi la faccia e sognare qualcuno, di là, che il caffè per davvero lo faccia … Voler fare il musicista, voler mettersi un po’ in mostra, e cucirsi, da soli, le “braghe” in una sera triste che piove, e sperare di far la figura, dopo una serie allo specchio di prove,che, anche se vittime di un po’ di usura, al tuo concerto sembrino nuove … |
T |
MUSICA Ebbro e perduto nel dolce effluvio di suoni, in un deliquio di campanelli d’argento, lascio il tuo alito, oh tepido vento, accarezzare i miei lobi, i miei sogni … |
Troppo
deboli per sorreggerti
del tutto ma
buone, eccome, a
poggiarci una chitarra tu, non
poeta leopardiano strappalacrime, ma tenace
guerriero grintoso e incazzato, come
correvi sulle tue piccole gambe!
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a Pierangelo Bertoli HOSTESS DELLA MALORA!!! Hostess della malora! Non potevi avvisarmi (prima) che davvero si vola!?! Darmi un gesto, un consiglio, due parole d’aiuto, o un magico intruglio, che mi faccia star meglio? Tanto più di così non potrebbe andar peggio, un “estratto leonino” che m’infonda il coraggio di affrontare, con calma, questo viaggio malsano … E dì, almeno, al pilota, (ti prego!) di andare più piano!!! Romba, il mostro volante, io che annaspo nei vuoti e tu, tic-ticchettando sui tacchi, distribuisci planando sorrisi a comando, spargendo tranquillità come vivi coriandoli … Risollevi i paurosi, se dal panico stesi, dici come si fa, ed io bramo in attesa di sentir da vicino il respiro tuo biondo : di una fata dorata che ride galleggiando sul mondo … Hostess, oh dolce carezza, sei il suono di un flauto di panna in alcolica ebbrezza … Sei bella, bella, bella, bella, bella, sempre più sorridente, sei simpaticamente gentile (quasi un po’ sghignazzante) … Se ti chiamano indietro soavemente sorridi, e te la ridi di più se qualcuno protesta! Sarà un pregio ‘sto riso (o un bizzarro difetto?) Certo è che : un lavoro così e un nascondiglio perfetto!!! Difatti se l’aereo va giù c’è una cosa (davvero, credi!) che mi allarma di più del terribile impatto che avverrà, da lì a un po’, della fine più orrenda che ci si possa aspettare : è il sorriso ad oltranza (la tua salute mentale) e la nausea che sale e mi fa vomitare … all’insù!!! Oh hostess della malora! |
LASCIA STARE I PESCI! No amore, non è perché sei moscio e neppure perché sei “miscio”* ma è solo che … ... non ce la faccio più con ‘sto liscio! Usciamo alla sera, spero che tutto vada “liscio”, metto in mostra la coscia, e tu dove mi porti? A ballare il liscio! Amore! Il mondo è allo sfascio! Tu vivi a rovescio! Ma non ti sei stancato di tutto ‘sto liscio! Eh lascia stare i pesci che mi viene l’angoscia! Te li cucino io! Andiamo via da questa festa! Oppure andiamo a Brescia, dove hanno abolito il liscio! Guarda amore, t’imploro, striscio : basta con ‘sto liscio! Senti caro. Te l’ho già detto : non è che tu sia moscio, e neppure tanto miscio ma, se insisti con sto liscio, te lo giuro : ti lascio!!! “miscio”* = “senza soldi” (in slang genovese) |
VISOGNI Preda, più che d’altro, di una certa curv’alcoolica me ne vado per la strada dondolando … Sopra nubi di cotone sto volando mentre fischio strambi brani di “be-bop” … Visioni celestiali, incubi infernali, nel vagar etilico mi paiono reali … “Oh no, signora mia! Non dica queste cose! Non amo regalare mazzi di mimosa! Lo sa : sono distratto! Galleggio nell’angoscia! Ma ho dei principi sani, il mondo è alla rovescia!” “Ormai sono due mesi che vivo dentro a un frigo, crepate pur di caldo, io tanto me ne frego! … gelati con le penne e polli con la panna, di certo, son sicuro, non rimarrò in panne!” “In panne no! Ma, come piuma preda di un phon, la mente pregna di libertà, di suoni, folli amori, svaniscon i pensieri come lampi, come sono disperato … Si!” … e, con un senso d’inutilità, vado sbandando di qua e di là, ti cerco ma mi perdo sempre : evaporo nel niente, svanisco dal presente!” |
PENSIERI E’ veramente un peccato che tu non pensi di me ciò che ragionevolmente pensavo avessi pensato … E pensare che, già allor, pensai al pensiero che avresti avuto di me pensante, ingenuamente, che tutti la pensino allo stesso modo su quel che, ancor ora, sto pensando, sul mio conto… Comunque non era il caso, cara, che tu pensassi a ciò che di me pensarono le circa 7410 giornate che spensieratamente mi son lasciato alle spalle … … a parte certi assurdi pensieri, io continuo a pensarti …pensaci!!!! (1979) |
ESSE Splendenti, sinuose stelle, soavemente stese su soffici sofà soffusi, soffiano sospiri, sibilando … Sensuali, saffiche sirene, sussurrano suadenti, supplicanti, spargendo spasmi-sogni, si spalmano struggendosi sublimi … |
FRETTA Ho tanta fretta, tant’ansia, stanotte, di suggere spasmodico un gesto, una carezza … Allarga le tue braccia, lanciami una freccia, ed io sarò fantastico, incredibile, acrobatico : la prenderò nel pugno e ne farò il pegno di un amore travolgente, impetuoso, tonante! Un amore svestito, avvinghiato, arrapante che ci renda splendenti più di tutti i diamanti, un amore di rose, mani, baci, sorrisi, un amor profumato, delizioso, incantato … Ma ancora insiste il rumore incessante che ci divora la testa e pone troppe domande che non hanno risposta … Ci succhia la linfa, ce la fa sperperare, dentro urla sgomente, in un vuoto lunare, di chi cerca qualcosa dentro la spazzatura, di chi dorme seduto ed ha freddo, paura … Odia tanto quel suono da voler esser sordo e dei baci ha soltanto un bicchier di ricordo … |
VIOLA MAMMOLA Coi gomiti appoggiati, s’un declivio soave, godo della viola mammola il profumo … Nei sibili del bosco mi perdo, mi scompongo, son acqua dentro a un lago, il pomo più rotondo… Una pioggia d’oro cade, polvere d’aria fina, frizzante, sbarazzina … Una marmotta piccola mi osserva interessata, mentr’io fischio una musica sinuosa, vellutata, venuta dal profondo dell’anima mia, dove tutto è vero, ammesso che lo sia … Un gorgoglio nei visceri mi smuove, poco-poco, mi sento, per un attimo, un mollume indifeso … Ebbro della vita e dell’opera del cuoco, emetto fatui flati, che ammorbano il sorriso … Il sentor di viola rinfresca naso, e mente, ma, l’effetto secondario, è tutt’altro che astringente! Confuso, smarrito, dal dubbio corroso, Il mio prossimo futur pensar non oso … Ed intanto, la marmotta, si è stancata di guardare lei è “andata”, si è decisa … Un esempio da imitare? Ancora il tumultuoso glomo si smuove un po’ di più … Un altro, più profondo, non resisto più ! Il gloglottio insiste!! Le membra mie scuote!!! Come un gran serpente passeggia dentro un otre … … mi alzo lentamente, son troppo appesantito, mi presta qualche foglia il caro amico fico : la schiena contro un masso, il pantalone basso, mi lascio andare, cedo, e, finalmente : aaah . . . . . . . . !?!! … rialzo il pantalone, mi sento sollevato, or torno sul declivio, sui gomiti appoggiato, e mentre godo ancora del profumo della viola, ritorna la marmotta che complice sorride … |
Negli
occhi hanno una riga nera, neanche
il sole la sbiancherà, come
lacrima scende una preghiera : qualche
“linea” li solleverà … Con
la manica alzata vanno
ciondolando, visti
così non fan capir che
gusto c’è, a
regalar la vita, per
apparir morti di sonno, ginocchia
nella gola, ma caldo non ce n’è … Angeli
bastardi sotto
il mitra degli sguardi, mendicano
sangue, nudi alla pietà … Piccole
conchiglie stan sbattendo tra
la sabbia e la furia nera delle onde, figli
di due madri bianche sempre
incerti a
chi concedersi
…
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Si!
Dacci, dacci pure dentro! Fammelo
sentire tutto intero quel
tuo bellissimo strumento nero! E
poi dacci ancora, sopra le ferite, dammi
un brivido immenso, a
scappar non ci penso! Non
farci caso se mi metto ad urlare tu
continua più duro, non ti smontare, è
che non ho l’abitudine a
un così intenso godere, i
miei non sono lamenti ma ululati
di piacere … E
poi non
so resistere, amore, al
fascino virile della
tua rude
divisa da finanziere da te, lo sai, vorrei farmi smanganellar per ore … |
Quanto
mai posso
pensare che v’importi di
questo pover riccio spiaccicato
sulla strada, se
i bambini fate a pezzi e
gli mangiate il cuore, ciucciandovi
le dita, incuranti
del rumore!?! L’inghiottire
saponette non basta a
pulirvi la coscienza che cola dentro
a un lago di pianto, oh
madonnina irachena, infestato
di bombe e
di gambe in cancrena!
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……
Isabel danzava nuda sulla sabbia mentre, i
gabbiani, mi
facevano il verso ed
io, come
uno sciocco granello, sperso, non
trovai da far di meglio che
lavarmi le mani ad
un gorgòglio dove, oh
mia disdetta, lì
per lì, annegai
distratto ……
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1979 Andai
fin sotto casa sua con
un nascosto fremito ed
un amico di scorta … La
vidi, trasalii
contento, ma non
ebbi il coraggio di
dirle proprio niente
… Mi
allontanai desolato
…
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Liberarci
dalla rabbia,
forse è questa l’utopia,
sopportare le ferite
per non dover fuggire via …
Fare finta
che, il dolore,
faccia parte del contratto
ed eleggere cattivi
che prometton d’esser buoni.
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