Roberto Marzano 2

Biografia

 

CON LE MOLLETTE TRA I DENTI

EXTRACOMUNICANTI GOCCIOLINE VOCALI DI BIRRA VITTIME DELL’USURA T MUSICA
COME CORREVI! HOSTESS DELLA MALORA!!! LASCIA STARE I PESCI!  VISOGNI PENSIERI  ESSE FRETTA 
VIOLA MAMMOLA FIGLI DI DUE MADRI GENOVA-MASO MADONNINA IRACHENA …… ISABEL…… UTOPIA SOTTO CASA SUA … 

 

CON LE MOLLETTE TRA I DENTI …



Sto cercando un appiglio,

tra le bolle qualcosa di meglio,

che mi spinga a stare sveglio

e respinga lo stanco sbadiglio…



Che le chiazze di unto strapazzi,

faccia a pezzi la puzza,

mentre un flash di limone amaranto

mi scombina la testa :

piatti i miei pensieri,

piatta tu,

vertiginando assente 
c

a

d

o

g

i

ù

.



… nel delirio lascivo, ebbro di detersivo,

ubriaco di ammorbidente,

nell’amore pulito,

come il “bianco-più-bianco”,

dei miei sogni,

oh lavatrice volante!

Come mai farei se non ci fossi tu?

Lavi le mie ombre e mi ritiri su …

… a cercare , con lo straccio,

inzuppato di disinfettante,

di scovare, con coraggio,

le colonie di virus fetenti

che si annidano, sempre,

nei posti più scomodi e bassi,

dove passi e poi ci ripassi!



Perché il vero pulito è la base della casa perfetta,

per sentirsi sicuri e protetti : il primo dei passi!

Ma, purtroppo, ri-sono un po’ stanco (mi gira la testa!)

e ho qualcosa d’importante da fare alla finestra :



“Oh quanto è bello stendere tutti quei panni umidi!

Con le mollette tra i denti equilibrarsi sui gomiti …

Oh, come sono felice perché sono capace

a stirar le camicie …

risparmiando la luce!”

EXTRACOMUNICANTI



Ma cosa c’è di più bello alla sera

di abbandonarsi su una molle poltrona,

sintonizzati sul giusto canale,

abbuffarsi di cronaca vera ?



Addentrarsi nei particolari,

quelli crudi che, poi, te li sogni,

giusto-giusto per stare informati,

per sapere dove sono arrivati …

Quante dita è entrata la lama? 

Pubblicità! Ci si mette il pigiama!



Poi scattare veloci col dito, 

quando il gioco si fa più pesante,

non puoi mica mostrare quei mostri

a tuo figlio, sempre più interessato!



Ma dopo sei spots l’orrore è passato :

c’è un’attrice con la gonna all’ascella

che ci parla del suo fidanzato

che ad aprile la sposa : ch’è bella!



Questa è la vita per chi non l’ha capita!



Questo tipo di trasmissione, 

“servizi-in diretta -verità-esclusiva”,

“lei” ci illustra la vera vita, 

le nostre attese non van deluse,

siam tutti pronti davanti al video,

occhi aperti, orecchie tese, 

e anche se, un po’, ciò , impaurisce, 

ci da luce e ci solleva …



E allora via! Dobbiamo sapere,

giusto-giusto per farci un idea,

del pedofilo anglo-belga-marocchino, 

e del negro che ha mangiato un bambino,

della puttana albanese impalata, 

del nuovo amor di Carolina …

Non possiam perdere l’intervista :

“Nonna violentata dal nipotino!”



Scure, torbide storie d’orrore,

che a noi Normali, 

mai, capiteranno,

siamo molto più buoni e puliti,

siamo molto, molto più, intelligenti

di quelle genti schifose e ignoranti,

meridionali, 

“extracomunicanti”,

che non ragionano con il cervello ma

col pugnale e

con il pisello!

Questa è la vita per chi non l’ha capita! 

Per chi non l’ha capita!

GOCCIOLINE



Goccioline piccole,

stupide,

con tante parole, non sono mai artefici,

se non di liti nevrotiche,

per maglie rigate o davanti ai semafori …



Stupidini, piccole gocce,

attenti ai vestiti,

ma incuranti degli “occhi blu”,

soffron se non cambiano i mobili,

diventan nervosi

e su l’autobus … spingono!



Goccioline sulla fronte

che il braccio, ogni tanto, manda via,

soldatini, un po’ stagnanti,

mi fanno tenerezza,

anche se sono assenti,

goccioline, sopra un vetro,

scivolando van giù …



Soldatini, sempre al fronte,

come francobolli su lettere in bianco,

goccioline in uno stagno,

strette-strette-strette,

per non prendere freddo,

goccioline in nuvole gonfie che cadono giù …



Piccoli soldati stagnanti

che vanno a svagarsi con le loro automobili,

che hanno ben spolverato,

prima di stare in coda,

con piumini ridicoli …



Soldatini di stagno, piccoli,

non sono mai, invero, quello che sembrano :

i poveri appaiono splendidi

e i ricchi, tra stracci, l’oro nascondono …



Ma non pensar, che goccioline,

sian tutti gli altri, fuori che te,

guardar se stessi mette paura,

farlo alla gente consola un po’,

siam tutti gocce, dentro a un vaso,

che, da lì a un po’, può traboccar,

siam gocce, ma … non ci vogliamo bagnar !

VOCALI DI BIRRA



Anticamente arabi alzavano alti attici

attenti ad adocchiare abbrivii aristocratici.

Adescavano, annoiati, antipatici avvocati,

alcolici aeroplani, albini agitatissimi …

Allora, altri astanti, arguti-affacendanti,

assumevan antibiotici assurdamente asburgici.




Ed Eleonora esclama : ”Enrico è educatissimo!

Evita, esperto, eccitazioni esili!”

Esplora egregiamente erogene escrescenze,

esclude elmi etilici, eczemi esantematici,

estemporaneizza effimere espressioni,

evidentemente : erotiche emozioni!!!



Illustri imberbi invertono idiomi indianeggianti,

intingono insalata in inglesine isteriche …

Impara, inizialmente, introduzioni ibride!

Inchioda intimi istanti, incomparabilmente!!

Istiga, iperbolico, idioti ipoglicemici,

insisti, ispira immagini : idee in incantesimi!!!



Ospitato ogniddove, osservo occhi, ombre, ori, ore,

orditi orientali, odori officinali, orinali …

Odo onde oblunghe oltrepassare oceani,

orpelli ortocromatici, olografie oniriche …

Orsù ossequia ora, oziosamente orgiastico,

osceni orgasmi ottici, otorinlaringoiatrici!!




Ulisse udì ululare uccelli ultragalattici,

ugole ulcerose urlare ultimatum …

Urgeva “uischi” umido , utopica uscita,

un uniforme ussara usata-utilizzabile …

Unicorni ustionati urtavano ubriachi,

ubbidivano umiliati usignoli usurpati …



VITTIME DELL’USURA



Quanto è bello svegliarsi 

col sole già alto,

al meriggio,

dopo una fantastica notte

di musica, amore,

e anche “di peggio”!



Stiracchiarsi 

al calduccio del letto,

senza la minima fretta,

mentre una schiava, di là,

ti prepara il caffè e,

biscottata, una fetta …

Tu vuoi fare il musicista,

ti vuoi mettere un po’ in mostra,

e ti stracci le “braghe”, convinto

di aver, così, l’aria da artista

e, consigliato dal tuo stilista,

assumi il fascino del mistero,

applicando gli strappi giusti

ad il vestirsi con tanto nero …





Quanto è brutto svegliarsi

col sole che è ancora in Australia,

con la musica in testa,

tre ore di sonno,

e ti suona la sveglia!



Dover darsi una smossa,

cacciarsi dal letto,

a lavarsi la faccia

e sognare qualcuno, di là,

che il caffè

per davvero lo faccia …

Voler fare il musicista,

voler mettersi un po’ in mostra,

e cucirsi, da soli, le “braghe”

in una sera triste che piove,

e sperare di far la figura,

dopo una serie allo specchio

di prove,che, anche se

vittime di un po’ di usura,

al tuo concerto sembrino nuove …



T





Tum-tam-toc-tung, tum-tatata-tuc,

tracchete-trucchete-tunghe,

tom-tom-tum-tuum-tuuumm …



Tenace timpanista

tu tambureggi tosto,

titanici tam-tam tarantolati …

Tonfando tumultuoso,

tentacolar tormenti,

timidissime terzine tramortite …

Tronfio tamburin,

trucul-talento,

trangugi tempi ternari turbinando…



Trasudo tontaggine,

talvolta,

tremolante, torbido, trasalgo :

testè teorizzo tal

tanto trambusto :

troppi tempor ali

trapassano … tuonando!





MUSICA



Ebbro

e perduto

nel dolce effluvio 

di suoni,

in un deliquio

di

campanelli d’argento,

lascio il tuo alito,

oh tepido vento,

accarezzare 

i miei lobi,

i miei 

sogni …



COME CORREVI!

 

Troppo deboli per

sorreggerti del tutto

ma buone,

eccome,

a poggiarci una chitarra

tu,

non poeta leopardiano strappalacrime,

ma

tenace guerriero grintoso e incazzato,

come correvi sulle tue piccole gambe!

 

 

a Pierangelo Bertoli




HOSTESS DELLA MALORA!!!



Hostess della malora!

Non potevi avvisarmi (prima) che davvero si vola!?!

Darmi un gesto, un consiglio,

due parole d’aiuto,

o un magico intruglio, che mi faccia star meglio?

Tanto più di così

non potrebbe andar peggio,

un “estratto leonino”

che m’infonda il coraggio

di affrontare, con calma,

questo viaggio malsano …

E dì, almeno, al pilota, (ti prego!) di andare più piano!!!



Romba,

il mostro volante,

io che annaspo nei vuoti e tu,

tic-ticchettando sui tacchi,

distribuisci planando sorrisi a comando,

spargendo tranquillità come vivi coriandoli …



Risollevi i paurosi, se dal panico stesi,

dici come si fa, ed io bramo in attesa

di sentir da vicino il respiro tuo biondo :

di una fata dorata che ride galleggiando sul mondo …

Hostess, oh dolce carezza,

sei il suono di un flauto di panna

in alcolica ebbrezza …



Sei bella, bella, bella, bella, bella,

sempre più sorridente,

sei simpaticamente gentile (quasi un po’ sghignazzante) …



Se ti chiamano indietro

soavemente sorridi,

e te la ridi di più se qualcuno protesta!

Sarà un pregio ‘sto riso (o un bizzarro difetto?)

Certo è che : un lavoro così e un nascondiglio perfetto!!!



Difatti se l’aereo va giù

c’è una cosa (davvero, credi!) che mi allarma di più

del terribile impatto che avverrà, da lì a un po’,

della fine più orrenda che ci si possa aspettare :

è il sorriso ad oltranza (la tua salute mentale)

e la nausea che sale e mi fa vomitare …

all’insù!!!

Oh hostess della malora!

LASCIA STARE I PESCI!



No amore, non è perché sei moscio 

e neppure perché sei “miscio”*

ma è solo che … 

... non ce la faccio più con ‘sto liscio!

Usciamo alla sera, 

spero che tutto vada “liscio”,

metto in mostra la coscia,

e tu dove mi porti?

A ballare il liscio!



Amore! Il mondo è allo sfascio! 

Tu vivi a rovescio!

Ma non ti sei stancato di tutto ‘sto liscio!

Eh lascia stare i pesci

che mi viene l’angoscia!

Te li cucino io! Andiamo via da questa festa!

Oppure andiamo a Brescia,

dove hanno abolito il liscio!

Guarda amore, t’imploro, striscio :

basta con ‘sto liscio!

Senti caro. Te l’ho già detto :

non è che tu sia moscio,

e neppure tanto miscio ma,

se insisti con sto liscio, te lo giuro : ti lascio!!!



“miscio”* = “senza soldi” (in slang genovese)

VISOGNI



Preda, più che d’altro, di una certa curv’alcoolica

me ne vado per la strada dondolando …

Sopra nubi di cotone sto volando

mentre fischio strambi brani di “be-bop” …

Visioni celestiali, incubi infernali, nel vagar etilico mi paiono reali …



“Oh no, signora mia! Non dica queste cose!

Non amo regalare mazzi di mimosa!

Lo sa : sono distratto! Galleggio nell’angoscia!

Ma ho dei principi sani, il mondo è alla rovescia!”



“Ormai sono due mesi che vivo dentro a un frigo,

crepate pur di caldo, io tanto me ne frego!

… gelati con le penne e polli con la panna,

di certo, son sicuro, non rimarrò in panne!”

“In panne no! Ma, come piuma preda di un phon,

la mente pregna di libertà, di suoni, folli amori,

svaniscon i pensieri come lampi,

come sono disperato … Si!”



… e, con un senso d’inutilità,

vado sbandando di qua e di là,

ti cerco ma mi perdo sempre : 

evaporo nel niente, svanisco dal presente!”

PENSIERI



E’ veramente un peccato

che tu non pensi di me

ciò che ragionevolmente pensavo

avessi pensato …



E pensare che, già allor, pensai

al pensiero che avresti avuto di me

pensante, ingenuamente,

che tutti la pensino allo stesso modo

su quel che, ancor ora,

sto pensando, sul mio conto…



Comunque non era il caso,

cara,

che tu pensassi

a ciò che di me pensarono

le circa 7410 giornate

che spensieratamente

mi son lasciato alle spalle …



… a parte certi assurdi pensieri,

io continuo a pensarti …pensaci!!!! (1979)



ESSE




Splendenti,

sinuose stelle,

soavemente stese

su soffici sofà soffusi,

soffiano sospiri,

sibilando …



Sensuali,

saffiche sirene,

sussurrano suadenti,

supplicanti,

spargendo spasmi-sogni,

si spalmano

struggendosi sublimi …

FRETTA



Ho tanta fretta,

tant’ansia, stanotte,

di suggere spasmodico

un gesto, una carezza …



Allarga le tue braccia, lanciami una freccia,

ed io sarò fantastico, incredibile, acrobatico :

la prenderò nel pugno e ne farò il pegno

di un amore travolgente,

impetuoso,

tonante!



Un amore svestito, 

avvinghiato, 

arrapante

che ci renda splendenti 

più di tutti i diamanti,

un amore di rose, mani, baci, sorrisi,

un amor profumato, 

delizioso, 

incantato …



Ma ancora insiste

il rumore incessante che ci divora la testa

e pone troppe domande che non hanno risposta …



Ci succhia la linfa, ce la fa sperperare,

dentro urla sgomente, in un vuoto lunare,

di chi cerca qualcosa dentro la spazzatura,

di chi dorme seduto ed ha freddo, paura …



Odia tanto quel suono 

da voler esser sordo

e dei baci ha soltanto

un bicchier di ricordo …

VIOLA MAMMOLA



Coi gomiti appoggiati, s’un declivio soave,

godo della viola mammola il profumo …

Nei sibili del bosco mi perdo, mi scompongo,

son acqua dentro a un lago, il pomo più rotondo…

Una pioggia d’oro cade,

polvere d’aria fina, frizzante, sbarazzina …



Una marmotta piccola mi osserva interessata,

mentr’io fischio una musica sinuosa, vellutata,

venuta dal profondo dell’anima mia,

dove tutto è vero, ammesso che lo sia …



Un gorgoglio nei visceri mi smuove, poco-poco,

mi sento, per un attimo, un mollume indifeso …

Ebbro della vita e dell’opera del cuoco,

emetto fatui flati, che ammorbano il sorriso …



Il sentor di viola rinfresca naso, e mente,

ma, l’effetto secondario, è tutt’altro che astringente!

Confuso, smarrito, dal dubbio corroso,

Il mio prossimo futur pensar non oso …



Ed intanto, la marmotta, si è stancata di guardare

lei è “andata”, si è decisa …

Un esempio da imitare?



Ancora il tumultuoso glomo si smuove un po’ di più …

Un altro, più profondo, non resisto più !

Il gloglottio insiste!! Le membra mie scuote!!!

Come un gran serpente passeggia dentro un otre …



… mi alzo lentamente,

son troppo appesantito,

mi presta qualche foglia il caro amico fico :

la schiena contro un masso,

il pantalone basso,

mi lascio andare,

cedo,

e,

finalmente :

aaah . . . . . . . . !?!!



… rialzo il pantalone, mi sento sollevato,

or torno sul declivio, sui gomiti appoggiato,

e mentre godo ancora

del profumo della viola,

ritorna la marmotta 

che complice sorride …



FIGLI DI DUE MADRI

 

Negli occhi hanno una riga nera,

neanche il sole la sbiancherà,

come lacrima scende una preghiera :

qualche “linea” li solleverà …

 

Con la manica alzata

vanno ciondolando,

visti così non fan capir

che gusto c’è,

a regalar la vita,

per apparir morti di sonno,

ginocchia nella gola, ma caldo non ce n’è …

 

Angeli bastardi

sotto il mitra degli sguardi,

mendicano sangue, nudi alla pietà …

 

Piccole conchiglie stan sbattendo

tra la sabbia e la furia nera delle onde,

figli di due madri bianche

sempre incerti

a chi concedersi …

 

GENOVA-MASO

 

Si! Dacci, dacci pure dentro!

Fammelo sentire tutto intero

quel tuo bellissimo strumento nero!

 

E poi dacci ancora, sopra le ferite,

dammi un brivido immenso,

a scappar non ci penso!

 

Non farci caso se mi metto ad urlare

tu continua più duro, non ti smontare,

è che non ho l’abitudine

a un così intenso godere,

i miei non sono lamenti

ma

ululati di piacere …

 

E poi

non so resistere, amore,

al fascino virile

della tua

rude divisa da finanziere

da te,  lo sai, vorrei farmi smanganellar per  ore …

MADONNINA IRACHENA

  

Quanto mai

posso pensare che v’importi

di questo pover riccio

spiaccicato sulla  strada,

se i bambini fate a pezzi

e gli mangiate il cuore,

ciucciandovi le dita,

incuranti del rumore!?!

 

L’inghiottire saponette non basta

a pulirvi la coscienza che cola

dentro a un lago di pianto,

oh madonnina irachena,

infestato di bombe

e di gambe in cancrena!

 

…… ISABEL……

 

…… Isabel danzava nuda sulla sabbia

mentre,

i gabbiani,

mi facevano il verso

ed io,

come uno sciocco granello,

sperso,

non trovai da far di meglio

che lavarmi le mani

ad un gorgòglio

dove,

oh mia disdetta,

lì per lì,

annegai distratto ……

 

1979

SOTTO CASA SUA …

 

Andai fin sotto casa sua

con un nascosto fremito

ed un amico di scorta …

 

La vidi,

trasalii contento,

ma

non ebbi  il coraggio

di dirle

proprio

niente …

 

Mi allontanai desolato …

 

 

UTOPIA

 

 Liberarci dalla rabbia,

      forse è questa l’utopia,

            sopportare le ferite

                  per non dover fuggire via …

                        Fare finta che, il dolore,

                              faccia parte del contratto

                                    ed eleggere cattivi

                                          che prometton d’esser buoni. 

 

 

 

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