Silvana Pagella1-2
HO SCOPERTO LA FELICITA’. Ho scoperto la felicità, rievocando il mio passato. Ho trovato la gioia, amando il mondo intero. Ho vissuto nella gaiezza, facendo amicizia con tutti. Ho scoperto letizia, osservando l’impareggiabile natura. Sono esplosa d’indescrivibile gioia, allorché intracciai, dopo un lungo silenzio la mia fiorentina, sospirata ed amata maestra! |
|
Alla mia ex maestra: Paola Quercioli.
Ti ringrazioper avermi amata, laggiù, nel fiorentino istituto.
Ti ringrazio d’avermi insegnato, piamente, scienze e saggezza.
Ti ringrazioper essermi stata vicina,per aver soffertoe gioito con me.Ti ringraziodei tuoi sincerie materni rimproveri,che mai scorderò.
Ti ringrazierò,sempre,per essermi statala mia seconda mamma!
|
(C. A. Salustri) 1873-1950 LA GUIDA
|
“ Lassù Qualcuno ci attende!” Indico, piamente, con gesto placato del dito una mamma alla sua piccina, inducendola, a contemplare il cielo. Taceva la bimba, guardando e seguendo quel dito materno a mostrarle la volta azzurrina. Intanto, la madre parlava: “ Nel cielo c’è Gesù che ci attende, se siamo buoni e facciamo del bene.” Esprimendosi, alla sua maniera, la piccola disse: “ Anch’io voglio essere buona, e fare del bene come tu, mamma, lo fai a me!
|
Ogni padre narraai figlioletti suoi la storiella della sua lontana infanzia.
Inizia: “ Che monelletto ero alla vostra età fiorente; che sforzi compii mio padre per rendermi disciplinato!
Ma non lo compresi, finché anch’io divenni padre, e solo allora il puro sacrificio del mio caro papà.
Anche voi, giovanetti inesperti sin quando non avrete frugoletti, ignorate il grande amore di noi, genitori.”
|
Nel firmamentosempre più chiaro, pigramente, fa capolino il sole riscaldante leggermente la terra, e scioglie la neve ai suoi raggi. Le acque fiumane e marine riprendonoil loro percorso,trasportando lontanole trasparenti lastre di ghiaccio.S’odono i pettirossitrillare nell’aria serena.Sui rami, ancora, scheletriti,già fioriscela prima e tenera gemma.Dal caldo teporedelle villetteprovengonole grida di bimbiche festeggiano,uniti,l’allegro Carnevale.Febbraio,è pure il mese della mia festa:la festadella mia nascita!
|
Capricciose nuvoleerrano per il cielo. Ecco, d’un tratto, cadere le prime gocce di pioggia sul prato, non ancora, verde del tutto. E’ una pioggia leggiadra, una pioggia della nuova e tiepida primavera che discende, piamente, dal firmamento, appena incupito, e distoglie in fretta i resti dell’ultima neve. Lava, dolcemente, i rami del faggio, tuttora, scheletriti. Dona tepore agli steli perché sboccino le primule. Gli usignoli coi loro trilli, s’accingono ai soffici nidi dove deporranno le uova. Nella cuccia il cane scodinzola e guaisce divertito, vedendo cadere le trasparenti gocce d’acqua. I fanciulli nei loro impermeabili non temono l’acquerugiola, e dalla pioggia tendono i visetti per farli adacquare dalla corte azzurrina. Soltanto, gli scuri e tristi cipressi
Una giovane mammapiangeva, sola, al tiepido astro solare, sul verde tappeto primaverile. Il suo gemito lo sentivano le acque che mormorano al lieve alito di brezza; lo udivano i pettirossi che sorvolavano la sua chioma lucente; lo assaporavano i variopinti fiori del prato, occhieggianti, il cielo terso.
La sera, quel pianto materno, non era, minimamente, cessato: lo percepivano le tremule stelle nella notte serena; lo udivano i saggi gufi, e soffrivano pure loro. Il gemito della genitrice era assai grande: aveva perduto, per sempre, il suo frugoletto; aveva perso il suo tutto
|
Sento una vocevibrare dentro di me, dentro il mio cuore. E’ una voce che mi chiama e mi richiama piamente ed in tono placato.
E’ la voce d’una persona che tanto m’amo, ed ora non vive più quassù.
Eppure ogni giorno riodo la voce: la percepisco il mattino al mio risveglio.
E’ come un lieve soffio di brezza che m’agita le chiome fluenti per strada.
E’ l’eco d’una voce sommessa, che or vicina, or lontana morbida e dolce, mai m’abbandona.
E’ la voce della nonna paterna: sempre il mio quotidiano conforto nella prova e nel dolore.
|
Pettirosso che sorvolasti la sanguinosa fronte di Cristo, circondata da una terribile e pungente corona di spine, che niuno osò toccare.
Pettirosso, tu solo, trovasti il coraggio di staccare qualche spina, macchiandoti, cosi, il tuo candido petto di quel Sangue che salvò il mondo.
Pettirosso, tu, pur. soffristi, in silenzio con Lui, contemplando quel reclinato capo dolente, e di nuovo, guardasti quella corona di spine, piangendo piamente.
Ma quella corona spinosa, improvvisamente, si tramutò in un abbagliante e raggiante Diadema di purissimo Amore Divino e d’Eternità!
|
Ieri quel piccolo fiore era bello, sul verde prato lucente.
Era soave, con la corolla splendente, come il viso d’un bimbo ridente.
Stamani quel piccolo giglio giaceva là, appassito e ricurvo con i petali
dischiusi, opachi e cadenti, similmente, ad un uomo vetusto e sofferente.
Minuscole viole; minuscoli ciclamini, voi, pure, patite, voi, pur morite.
|
Alla mia ex maestra, ricordando il suo sorriso.
O, quantibei sorrisi luminosi: illuminati dall’amore e dalla saggezza ho visto.
Sono sorrisi pronti a tutto, sono sorrisi splendenti più del sole.
Sono immagini sorridenti simili a tante luci che m’inducono a riflettere.
Sono labbra e sguardi materni d’una maestra che ho sempre nel cuore.
Sono sorrisi ed occhi ridenti aventi, pure, sofferto, amato. e cantato insieme a molti bimbi come me!
|
Non ricordi d’aver avuto una mamma che al suo seno ti strinse? No. Quando ti sei accorto della vita, ti trovasti rinchiuso in un orfanotrofio, insieme ad altri trovatelli come te. Mai avrai udito un aggettivo materno, dolce e carezzevole. Avrai, soltanto, sentito verbi freddi e poco amorevoli. Infelice bimbo abbandonato, senza rispetto e senza rimpianto. Chi sarà, mai stata, la tua vera mamma? Forse, un giorno, arriverà una nuova madre che t’adotterà per amore; non per caso, ed avrà cura di te. Mentre Dio punirà la tua madre naturale per averti concepito senza alcun affetto, lasciandoti, poi, solo al mondo, senza nessun rimorso, senza nessun dolore e tanto menefreghismo!
|
Al mio ex dolore.
Quanta tristezza assaporai, quel giorno, allorquando mi dissero: “ No!” al collegio in cui speravo d’entrare, per poi, uscirne maestra. ( Le suore dotate d’ipocrito amore bigotto.) M’asserragliai, con groppo alla gola, nella mia intima stanzetta; scendevano lacrime amare giù dal mio pallido viso. Il mondo, crollatomi addosso, aveva arrestato il mio cuore. Un sol desiderio era vivo in me: morire, volevo morire! Ma una voce improvvisa stroncò l’affanno mio; essa disse: “ No. No! Non disperati tanto così! Ti dò, ora, un dono più bello.” Era, dal cielo, la voce d’un’assai amata persona che soffrì per me e con me. Così, ancora, una volta avvertì la dolce eco della mia nonnina, discesa in mio aiuto.
Infatti, d’allora, serbo un’attitudine vaga che ogni giorno mi spinge a stilar ciò che il mio cuore mi detta.
|
Rivedo me stessa bambina: carezze, sorrisi, balocchi. Riodo il mio tremendo vagito. Ricordo del mio primo dentino. Rammento quel tempo che fu la mia infanzia soave….. ……..che or……non è più!
|
Desiderereivivere in una graziosa e candida villetta dalle imposte e dall’uscio verdi, con il tetto rosso ed il camino fumante. Mi piacerebbe stare comodamente seduta accanto al focolare ed udire dolci ed affettuosi aggettivi che fanno bene al mio cuore. Sarei lieta di vedermi, soltanto, nel sogno, in una casetta antica, custodia d’amore, d’unione e di solarità.
|
Amare la vitaper quello che siamo.
Amare la vita per ciò come siamo.
Amare la vita ovunque ci troviamo.
Amare la vita per quello che abbiamo.
Amare la vita per ciò che possiamo.
Amare la vita, convincendo ogni uomo alla bellezza,
all’armonia, alla dolcezza, al sorriso, alla giustizia, alla fratellanza.
E’ questo il motivo della vera felicità!
|
Silenzio, è notte e tutto tace, e laggiù, da una villetta proviene un canto. E’ un canto di mamma accanto ad una culla che ripete, instancabilmente, la dolcissima cantilena. Quella voce s’avverte che ha sonno; ma non s’interrompe perché il frugoletto non ha ancora chiuso le tenere ciglia. Quella musica si calda, quella voce sì pregante, m’induce a rivedermi bambina, tra le braccia della mamma che cantava, pure a me, la soavità della ninna nanna.
|
Se vuoi amare, ama.
Se vuoi cantare, canta.
Se vuoi sorridere, sorridi.
Se vuoi gioire, gioisci.
Se vuoi dialogare, dialoga.
Se vuoi abbracciare, abbraccia.
Se vuoi baciare, bacia.
Se vuoi osservare, osserva.
Se vuoi cooperare, coopera,
pensando a Cristo ed a tutti i tuoi simili.
|
Là, in fondo, a quella spoglia nicchia; là, nella notte più fredda e più profonda; là, nella povera Betlemme, con il più profondo mistero dei misteri, una nuova Creatura è nata; un’altra era inizia.
|
Già, il tenero cuore di bimbo, inconsciamente, non ignora il dolore.
Il frugoletto, nascendo, assapora il primo grande dolore. Il neonato soffre, come patisce la mamma quand’è nel punto si partorire.
Sì, il bambino, spalancando le piccole ciglia piange, s’agita, trovandosi in un altro mondo. Ma al termine del parto, la madre, sorridendo gioisce, ed il piccino sorride, anche lui, sentendosi protetto tra le calde braccia della mamma.
|
A Mariangela.
Vedendoti vicina, amata gemella, la tua presenza alimenta, in me, ogni forza.
Colloquiando con te, la tua figura m’induce a riflettere.
Sei tu che m’ispiri quella bramosia di vivere e d’essere forte, e fiera di me stessa.
Purtroppo, entrambe, abbiamo avuto un diverso ed avverso destino; ma cosa conta?
Abbiamo Il medesimo sangue nelle vene, siamo nate a distanza d’un’ora, e vivremo sempre unite e lotteremo assieme legate da un invisibile filo gemellare.
|
Alla
mia ex maestra: Paola Quercioli. Addio, cose
lontane; cose
amate, e
da me riamate. Addio, giochi
infantili, dolci
giochi colmi
di
fantasia. Addio, di
culla che
m’avete fatto
sognare sotto
la luna. Addio, luoghi
adacquati dalle
mie lacrime di
bimba, dove
ho compreso la
mia realtà. Addio. voce
materna di
maestra, che
m’hai insegnato la
scienza e
la bontà. Addio, cose
lontane, cose
passate, memorie
intramontabili che
vivrete, sempre, dentro
di me: nel
mio cuore di
donna.
|
Sono una fanciullache vola lontano, che sfiora il cielo, che accende le luci notturne.
Sollevo i calcagni dal suolo, e sulle punte dei piedi vado. Alzo le braccia all’azzurro, ed attorno a me stessa giro e rigiro.
Sono una creatura camminante in un mondo novello, senza far rumore; ascoltante i leggiadri suoni dell’occaso.
Sono una giovinetta danzante da mattina a sera, compiendo gesti d’umiltà e pace con l’indice sulle labbra.
Sono la danzatrice che ama chi ama, che abbraccia chi abbraccia, che bacia chi bacia, che dona a chi dona……… …….Sono la ballerina dell’amore.
|
Cara “Matita di Dio.”
Tu sulla terra scrivesti: “ La vita è una opportunità, coglila.” Tu l’hai colta con i piccoli. Tu affermasti: “ la vita è bellezza, ammirala.” Tu l’hai ammirata con occhi puri. Tu dimostrasti: “ La vita è beatitudine, assaporala.” Tu divenisti Beata. Tu dicesti: “ La vita è un sogno, fanne una realtà.” Tu hai realizzato il disegno divino. Tu dettasti a me: “ La vita è una sfida, affrontala.” Tu la sfidasti con la Tua Arma Segreta. Tu parlasti sulla carta: “ La vita è un dovere, compilo.” Tu l’hai compiuto per Cristo. Tu dichiarasti: “ La vita è un gioco, giocalo.” Tu fosti la Bambolina di Dio nelle Sue mani. Tu confermasti: “ La vita è preziosa, conservala.” Tu la conservasti per i Tuoi poverelli. Tu feci eco a noi: “ La vita è una ricchezza, non sciupatela.” Tu non hai sciupato nemmeno un attimo della Tua esistenza. Tu dicesti: “ La vita è amore, godine.” E Tu ce l’hai fatto godere . Tu riscrivesti: “ La vita è mistero, scoprilo.” Tu hai scoperto che il vero mistero è il tesoro della povertà. Tu riconfermasti: “ La vita è promessa, adempila.” Tu c’insegnasti a mantenerla. Tu convincesti: “ La vita è tristezza, superala.” Tu l’hai superata più di mille volte. Tu riaffermasti: “ La vita è un inno, cantalo.” E l’inno più bello lo cantasti Tu. Tu ammettesti: “ La vita è una lotta, vivila.” Tu hai lottato per gli indifesi. Tu intonasti: “ La vita è gioia, gustala.” Tu l’hai fatta gustare agli altri. Tu ridicesti: “ La vita è una croce, abbracciala.” Anche Tu hai abbracciato la Tua. Tu riparlasti: “ La vita è un’avventura, rischiala.” Tu, come non tutti, rischiasti l’impossibile. Tu sorridendo dicesti: “ La vita è pace, costruiscila.” E la pace l’hai costruita, tu, alla terra affamata di Dio. Tu pensasti: “ La vita è felicità, meritala.” Quanta felicità ha meritato il Tuo cuore! Tu pregasti: “ La vita è vita, difendila.” Tu hai difeso la vita degli ultimi.
Grazie, Madre Teresa di Calcutta!
Silvana Pagella.
|
Un altro annoè trascorso, un altro anno è sopraggiunto, un altro anno è volato via, chissà dove, e non tornerà più mai.
Ogni anno la vita dell’umanità s’allunga con un altro anno ancora, lasciandoci nel cuore solo ricordi. |
Home page | L'autrice del sito | Le pagine del sito