A ferragosto Deserto Nella città; paesi abbandonati, chiusi, blindati, ferragosto; dove sono andati, quei giorni di bambino, pieni di risa, di scherzi, di ore calme, piatte; ma un bambino, stà sempre bene; per l’adulto è difficile, ridere un po’; ti devi sforzare, per divertirti un po’; ferragosto, chi rimane , una tristezza immane; solo,come un gatto, soletto, che miagola scontento, in attesa , del mangiare, che dalla finestra ,può arrivare; ferragosto, la tristezza devi mandare, a spasso,via dal casolare, ma non è facile , da fare.
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il tuo nome è già un ancora di salvezza, che mi riporta, al passato migliore; e il vento, mi sussurra le voci , e la tua soprattutto; e vedo te e la tua bontà; e il passato si dà battaglia, e mi sovvengono, i giorni più lieti, le cose fatte insieme, il mare da bambino; il tuo aiuto, la tua presenza, a rimboccarmi le coperte; a curarmi; e poi tante cose, indimenticabili; e adesso che sono qui, grande e grosso, coi miei annetti, i miei dubbi, e le disillusioni della vita; adesso, che sono grande, quanto basta per rimpiangere, la mia piccolezza; e l’infanzia,che era ieri, o poco più; adesso penso a te; solo a te; e non ti dimentico mai; e parlo con te,che mi ascolti nel vento; e la tua scomparsa, è terribile, come la tua mancanza; e la vita è una truffa; un gioco di prestigio del destino e del tempo crudele; che passa e non ti lascia che le briciole; unica vera certezza;il passare del tempo.
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cercano un sonno, che non viene, negato, cancellato, disatteso; non concesso; e ogni parte di me ,cerca un po’ di ristoro, e di recupero; e mentre il mio giorno, arriva alla fine; il passato è perduto per me; il tempo dei giochi, il tempo, delle mani in tasca; lo sguardo insù, che esplorava, tutto e niente; era la vita, era la vita, dentro di te; tutto vibrava all’unisono, tra te , e la tua anima, e le cose,andavano bene; e adesso, vuoi solo, alzare le spalle, non pensare; solo gustare, questa meravigliosa primavera; che è tornata; anche per te, anche per te; ed è tutto un risveglio, della natura,del verde; della speranza,che non può , non deve andare perduta; è la tua vita, e la devi vivere.
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Insonni, che scrivono, che inseguono i pensieri fugaci, ed effimeri, schivi e fuggitivi, come un daino nella foresta, che scappa dallo stagno, al primo rumore; mani che stringono, mani che fanno; mani che ricordano, i tempi migliori, i bei tempi; quando tutto era terso e pulito, e non c’era odio, né astio intorno a te; m ala gente odia tutto quello che è diverso, che non può capire, tutto quello che è fuori dal quotidiano e dallo scontato; e adesso che sono qui, e tanto è compiuto, vorrei solo ricominciare daccapo, ritornare bimbo, e mettermi a sognare astronavi e robot, e guardare tutto, con meraviglia; e cerco la felicità perduta, ogni istante, ogni minuto, e cerco anche il tuo ricordo Etty; altro non mi è dato, tranne pensarti, seguire il tuo profilo col ricordo; con la nostalgia, dentro.
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Gatto, sonnecchiante, con un occhio aperto, dormi, sogni, di avere la pancia piena; e di trovare un buon padrone; gatto randagio, senza padroni; la strada il tuo mondo, aspetti, qualche cosa dalle finestre; avere la tua libertà, e girare senza mai voltare lo sguardo.
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penisola, al centro dell’universo, nucleo dei desideri, dove ti portano le strade blu; le vie americane, con le loro corsie grandi, e il traffico incessante, come nei libri di Kerouac; e tu vorresti seguire il mare, e vedere l’oceano, e poi la verde Florida, coi palmizi, e le insegne e i school bus, e la gente che và di fretta; la tua voglia di partire, di non voltarti più; di vedere il mondo, e la Florida che splende ,come un quarzo nella notte; e i lampioni ei neon sfavillano, coi cartelloni dei mothel; e tu vuoi andare , e non tornare, più, mai più.
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Vedo il tuo, viso; tra i visi, ho viaggiato, gli abissi del tempo; ho fermato, l’incedere del tempo, il telaio del divenire, per conservare il tuo volto, per fermarti nella memoria, mia amata; mentre tu segui il tuo tempo; chissà dove ,chissà quando, a me non resta molto, tranne,forse, il ricordo del tuo viso, che serbo, nel mio cuore.
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E un po’ per volta , intanto il tempo se ne và, e non sei più bambino, non sei più minuto; e i tempi d’una volta, sono finiti, andati, perduti; ma il passato, non puoi lasciarlo andare, devi tenerlo con te; in mezzo a questa giungla, a questo deserto di cemento; non ci sono veri amici, non c’è nulla, tranne te stesso, e devi pensare alla tua persona; la felicità deve prima o poi tornare, e non hai più tempo per nessuno; non ti importa che di te; della tua vita, del tempo che ti rimane, un ora, un giorno, un anno; l’importante è che il tuo tempo, sia tuo, e che quello rimasto, lo impieghi meglio che puoi; adesso, adesso devi fare delle cose adesso; il momento è questo, prima di venire meno, prima di scomparire.
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Acquazzone
Temporale, le gocce cadono scrosciando, zampillando, e infrangendosi, sul terreno, nei marciapiedi, pozzanghere grandi, martellate dalle gocce; le vie con rivoli e scie di acqua piovana, fanno sembrare già autunno, come se la bella stagione, fosse stata scacciata, e mandata via; le foglie tremano sotto la pioggia; il mondo sembra nettato, pulito, almeno,per un po’.
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Monna Lisa
Monna Lisa, il tuo sguardo attraverso i secoli, la tua veste immacolata, il tuo viso pieno e ovale, sembra scrutare il tempo, col tuo sorriso enigmatico, i drappi, e il velo che ti scende intorno al viso, e la tua espressione lieta e serena , pare senza età; Monna Lisa del giocondo, e tutto il mondo ti fa girotondo; nella parete del Louvre, contempli nel silenzio del museo, gli astanti, e nel tuo sguardo mi perdo, viaggiando nel tempo; perché non favelli, solenne creatura, pensata scaturita da un genio; passerei il tempo, a rimirarti, a seguire il tuo viso, senza stancarmi mai.
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Fiera
Sento un tramestio Di sotto, la fiera è arrivata, e stanno montando le bancarelle, rumori di metallo, di pacchi, di furgoni che si muovono; non mi interessa; lontano, il mio pensiero và lontano; verso il mare, la riva con le pietrine egli scogli; la rena sulla spiaggia; le orme che svaniscono,lambite dalle onde; voglia solo, di stare in pace; di dimenticare, fregarmeme, di spegnermi, e non sentire nulla; non sapere; e basta.
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Il bambinetto
Un bambinetto, tenuto per mano, dalla nonna,che lo sorveglia, attentamente; il bimbo,guarda curioso, i fari delle macchine, e le gomme che stridono l’asfalto, con occhietti buffi e vispi, pronti a esplorare il mondo; con un espressione piena di stupore,di attenzione,e di sorpresa, di interesse, per tutto quanto l circonda; non si stanca di guardare,con occhi innocenti e buoni; che meraviglia, come lo invidio; la sua vita,gli stà davanti; tutto da scoprire, tutto da fare; con tutti che lo seguono, e non lo abbandonano mai; lo osservo con mestizia e invidia; essere come lui; ritrovare, i visi amici, lo sguardo della nonna; ritrovare tutti quanti; e mentre mi allontano, mi sento triste.
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Il futuro che arriva
Slitta, al sera, adagiandosi, paino, sopra il paese, stanco, la giornata alla fine; le macchine ,corono nel buio, i fanalini rossi, sembrano fiaccole votive nella notte; moccoli funerei, che scompaiono; il tempo, indulge,solo un momentino; poi riprende la sua folle e spietata corsa; che riporta al domani, che ci sbatte in faccia , il futuro,come sempre,.
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luci e ombre
Voler dormire, sopra la propria sventura, sopra la propria paura; cercare la pace della notte; il silenzio del mondo; immerso nella tenebra fosca, col buio,che fa giochi di luci e ombre; con l’asfalto nerastro, dei manifesti attaccati; d’un cinema chiuso; h vagato con la mia anima, peregrinando, alla ricerca di me stesso; di riposte, alle domande; che sono ,ancora molte; mentre la notte, come ogni altra cosa, verso la sua fine.
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Giungla
Solo, intorno il mondo grande, giungla di pietra e cemento; parole inutili, chiacchiere, molte , troppe; ma resta solo una giungla metropolitana, indifferenza quotidiana; chiusi in casa, ognuno coi propri guai, ognuno , coi pensieri suoi; e l’amicizia rara, è l’unica luce; in mezzo a questo sporco sistema, questa giungla, dove si cerca l’umanità, tra le pagine d’un libro, una passeggiata nella nebbia, camminando per la stazione, dove la vita và; in un parco solitario, con la solita panchina; e i luoghi , che ti ricordano, i tempi migliori, gli anni andati; e adesso resti, tu e la tua vita, contro tutto e tutti.
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Il giorno Và via, e tu non ci sei più; era ieri, che c’erano le piante in fiore, era ieri, che la vita era verde; e adesso non ci sei più; la vita ti ha presa è condotta, per il mondo , tenendoti per mano; la festa è finita, la stanza è buia, la favola è finita, la vita è andata e tu , tu non ci sei più; chissà se penserai a me, chissà dove, chissà quando; e tu non ci sei più, e io sono qui, pensando a te.
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Libertà, che ho dentro, che mi scorre forte, che mi fa dire quello che non si può dire, e mi và di fare, quello che non si deve fare; perché questa, è la mia libertà; e non ha prezzo; non rinuncio, neanche ad una briciola, di me stesso, e della mia libertà; non ci sono confini, e ancora non sanno, che romperò le sbarre; per aver, tenermi,solo , la mia libertà.
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la vita gira gira
È la vita, che tutto, gira, girano le scatole, girano i pianeti, e tutto gira, girano i giorni, dove tutto inizia e finisce in fretta, e il bello, stà nell’attesa, nel desiderio; stà negli attimi presenti, nella felicità del momento, nel vivere alla giornata, ma la vita, fugge lo stesso; che ci pensi o no, che ti frega o no; e qualcosa devi fare,per te, per te, sognare, pensare, avere un idea da realizzare, cose da fare, momenti da gustare; cercando la felicità,che avevi una volta; che è svanita con l’età, ma era meglio, era meglio allora; meglio di tutto questo, da cui stai fuori,e basta.
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Binario, parallelo, verso un futuro che non vuoi, che ti dice,che qualcosa è finito, è ora di tornare, di partire; binario arrugginito e ferroso, pieno di neve; il treno arriverà,forse, oppure no, col suo solito ritardo; e tu nella sala di aspetto, quadrata , grigia, le piastrelle polverose, passa lo scopino, che fa finta di pulire qualcosa; qualcuno telefona, qualche altro sbuffa, chi maledice i treni, chi pensa al ritardo; e tu che vorresti non far partire, la persona, vorresti fermarla, portare indietro le lancette; poi finalmente ecco il treno, massiccio e sferragliante, si ferma, la persona sale, e vorresti andartene con lei, scappare via; la saluti con la mano; poi il treno si muove, e diventa sempre più piccolo all’orizzonte; e diventa piccolo , un punto che si confonde col cielo; è andato, finito, partito; e il tuo cuore piange un po’ di dentro; e senti solo, la tristezza, d’un arrivederci, ed è di nuovo, la tua vita.
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I tuoi occhi
I tuoi
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Florida, centro lucente, stella radiosa che scaccia i meandri della notte; m’immagino il lungo mare, azzurrastro, con le onde dell’oceano,senza fine, distesa inquieta, senza fine, landa libera; con le correnti e le onde scure e possenti, e le vie coi cartelloni pubblicitari, i neon, e le insegne dei negozi e dei motel, le macchine colorate, i lampioni ed i riflettori, che danno dei raggi di luce rosa; e cerco Miami, la luminosa, raggio nella notte, diamante irradiante, gioiello nella sera,rifulgente di luce; Miami Miami.
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A modo mio, avrei bisogno, di stare in pace, anch’io, a mio modo, vorrei ritrovare il riso d’un tempo, vita pulita e chiara; a modo mio sono stufo di stà galera, di stà città; meglio stare alla larga da tutto; più che si può, alla larga dai guai, dal male, che ci sovrasta, meglio alzare le spalle, e pensare solo a sé.
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Andarsene , via , il mondo aspetta là fuori, in infinite road, strade blu 66, che portano, verso le praterie e le corsie, larghe, con il deserto ai bordi della strada, i cespugli, gli arbusti e le lucertole, percorrendo canyon e grandi sierre, fino a scendere ,verso al Florida; dove il clima è mite, e ci sono le barche e i battelli, là, in fondo ad Apalachicola; e il vento fruga, tra le palme e le piante; e al primavera, non se n e và mai.
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California, costa di Los Angeles, chiara nella notte, lumiscente, come un cristallo di rocca; con le sue miriadi di luci, uno strano presepio di cemento e metallo, con le palme in riva al mare, e il vento dell’oceano,che agita le fronde, un sogno nella notte,con le macchine insonni,che sfrecciano, dirette non si sa dove,magari ad Alameda; e fuggono nella notte come stelle cadenti, lasciando una scia rossa dei fanalini; California, la vedi nei tuoi sogni, la desideri nei tuoi incubi; California poterla vedere, poterci riuscire, e saresti pago, e ti sentiresti, di nuovo felice.
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Atollo
Vorrei solo, un atollo. Per me, dove chiudere gli occhi, senza più pensieri, senza più niente, e ridestarmi, in un aurora da fanciullo, contento solo di cominciare , un nuovo giorno, contento, solo di esserci nulla più; vorrei, una vita solo mia, alla larga da tutto, dai guai, dalle illusioni, e menzogne, ed essere perduto per il mondo; di cui poco mi importa, e pensare solo alla mia vita, la mai vita.
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Ehi,eccoti lì, sei un po’ giù; il tempo è passato troppo in fretta, e tu ,tu non te ne sei manco accorto, e adesso, hai qualche capello grigio, e ti senti truffato, deriso, ti hanno umiliato; doveva essere una gran vita la tua, e invece, eccoti lì, a pensare, a rimpiangere il passato; ma era meglio un avolta; quando ridevi, e non ti importava, quando facevi, e tutto pareva andasse bene; e adesso invece, eccoti lì; un afoto scura , e tanti ricordi, e senti le voci, e hai ancora gli occhi pieni d’amore; e tutto un imbroglio, prima hai tutti intorno, e poi, rimani solo, come un pino solitario, come un can abbandonato; eccoti lì, vita di fretta, e tu non te l’aspettavi; eccoti lì.
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Clessidra
E và questo mio tempo, nella clessidra dei miei pensieri, nella clessidra dei miei ricordi, sabbia che scorre, la spiaggia, ed il lungomare, i calzoni corti, la pelle bronzea; camminando, guardando i cartelloni d’un cinema; hai ancor ail titolo in testa, ancora te lo ricordi; e magari i manifesti non ci sono più; i prati ele fontane,e poco lontano il vociare sommesso del mare, l’odore di salsedine aspra e di umido; il sibilare del vento, la bandierina rossa, sulla spiaggia; le cabine colorate, le moto sulla strada, i bar, e la gente in gita; e tu , un bambino, un bambino; i vecchi bastioni contro i saraceni; la tua voglia di gelato; il caldo ,i colori dell’estate,e tutto corre in fretta, dove è finito ogni cosa, dove è finito, tutto è andato, come le belle stagioni dell’infanzia, e la sabbia è passata nella clessidra; allora,era facile, essere contento; dov’è questa felicità, dov’è…
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Gocce, cadono, rigando la finestra, con una scia trasparea evanescente, fuori stà piovischiando, o forse comincia adesso; buio, un muro di nuvole grevi, nerastre e pregne di pioggia, stringono la città; e oscurano lo spazio; pare già sera, e non è nemmeno tanto tardi; la pioggia scende fine, la gente scappa, le gomme stridono nelle pozzanghere; pasqua di pioggia, e la primavera pare distante, come un sogno sfocato all’alba; panchina fradicia, coperta di gocce, di stille; la primavera, chissà dov’è, da qualche parte, forse stà facendo vacanza, e ancora non si decide, se en stà accantuciata da qualche parte, magari ai tropici, dove è sempre estate, e i giorni sono tiepidi e tersi,lontani un milione di sogni.
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Gabbie
Gabbie, questa vita, è fatta di gabbie, di cose che non si possono, di regole, di non fare questo, o quello; gabbie, chi cerca di usarti, chi vuole ,solo spennarti, chi ti frega, parlando, chi stà ,solo giocando con la tua vita, e se ne frega; ed è in mala fede, e vuole decidere per te; sono solo gabbie; non mi frega,che di me; in questa vita strana, in questa strada deserta,urbana; in questo vuoto ,intorno; solo con la mia vita, vado incontro , al destino,che arriva, troppo , troppo presto.
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Acquazzone
Temporale, le gocce cadono scrosciando, zampillando, e infrangendosi, sul terreno, nei marciapiedi, pozzanghere grandi, martellate dalle gocce; le vie con rivoli e scie di acqua piovana, fanno sembrare già autunno, come se la bella stagione, fosse stata scacciata, e mandata via; le foglie tremano sotto la pioggia; il mondo sembra nettato, pulito, almeno,per un po’.
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Nell’aria, un sapore di verde, di erba nuova; di fieno, di insetti che svolazzano, di ragazze che girano, in abiti leggeri, blaterando, mentre spira una lieve brezza, che sa di nuovo, che sa di primavera; e ti senti un po’ triste, per i guai , che sono sempre lì, che non hai risolto, ma qualcosa ti vibra dentro, finalmente primavera, e puoi andare adesso, e fare un viaggio,e volare via, dai soliti lidi, i soliti posti; e la primavera che ti chiama, verso l’ignoto ,verso l’avventura; la primavera, la primavera.
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Con la tela lucida, cosparsa di colori, figure e immagini, turgide e dinamiche; museo di Firenze, coi busti romani, che sembrano spiare i visitatori di nascosto; statue, veneri incomplete, steli e figure etrusche; ti portano con loro, indietro nel tempo; e fai un viaggio ,nei secoli; perduto sotto il greve peso dei secoli.
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Occhi, che cercano, la quiete, il buio del sonno; orecchie ascoltano il nulla, e si beano, di questa vacuità benedetta; finalmente, i rumori della città, si sono acquietati; e senti la notte, come amica; e vorresti la sua mano guantata di velluto nero, non se ne andasse più; rimanesse,la quiete; cinerea, e impenetrabile , della notte.
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Nubi
Nubi grandi, coprono la volta, e nascondono l’azzurro, spegnendo le luci, togliendo forza, allo spettro dei colori, e tutto ,appare smorto, pallido, grigio, come una nave nella nebbia; come un piccolo inverno; e insegui la primavera, immaginandola, in altri posti ,lontani.
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Neon
Solo, la stanza, illuminata dal neon, la pioggia fuori, cade lentissima, minuscole gocce, il cielo annerito, ombroso, rannuvolato, la primavera,pare tanto lontana; remota, perduta e vedi la vecchia casa, il giardino fiorito, le pesche, e le vespe, intorno ai fiori, nonna,stà tagliando l’erba, il pigolio dei pulcini, le galline, sembra una fiaba spenta e lontana, infanzia, infanzia, meglio una volta, meglio i vecchi tempi; che non torneranno.
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La strada
Strada, scia, protesa verso l’infinito, verso il futuro, verso quello che non è ancora, il cammino che farai, quello che vedrai, il posto dove andrai, il passato che lascerai; strada, che ti prende e ti porta via, dal tuo passato, dalle cose che eri, e che forse non sarai più dalle persone ,che contavano,che forse non rivedrai, da come eri; e sei,già in viaggio; strada.
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Addio
Addio, ai giorni d’una volta; il sole forte, e riscaldava l’anima giovane, addio alle risate schiette; addio, al tuo volto bambino, ai giochi, senza problemi; addio,ai banchi di scuola, il grembiule, e il fiocco blu, addio all’età più bella e nova; e cerchi, nel tuo giorno, adesso che sei grande, di tornare a quei momenti; e ti pare di sentire, la risacca del mare, che ti chiama, che ti dice di tornare; il mare, il mare, nella sua immensa solitudine.
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T'ho visto, Hetty
T’ho vista, un pochino, t’ho vista un istante; la tua figura esile e graziosa come sempre, la tua bella testa nera; Etty, t’ho vista,nello spazio d’un minuto; camminare affaccendata, con la maglia sottile primaverile; un po’ assorta e concentrata nelle tue commissioni quotidiane; t’ho vista, con piacere, e con un po’ di dolore, che tengo per me; il passato, mi è ripiovuto addosso; e il sentimento,e tutto il resto; ma il tempo, è un tiranno feroce, e crudele,che ride delle le cose umane; tutto è compiuto, e non si può di fare , quello che si è fatto, o fare ,quello che non si era fatto; Etty, t’ho vista,per un istante, cercando di scappare , da quello che provo; che non morirà mai. |
Per te, Hetty
Declina il giorno, scorrendo veloce, nella clessidra, e se ne và via, la gioventù,che ieri,era forte in te; e le risate fanciulle,e i tempi vecchi,paiono ricordi, d’un secolo prima; e ora sai,che la vita , và vissuta momento per momento, contento di esserci, di vedere,sentire un sentimento; di andare camminare, per i sentieri d’Europa, e le amici,sono importanti; in un mondo così brutto, e brutale; dove tutto,passa,tutto ti lascia, tutto spesso è solo un inganno; e rimpiango te,Etty; e vorrei tornassero quei ,giorni, d’amore per te; e avere un'altra possibilità; ti immagino, starai bene ,o male; avrai mai pensato,a me, anche solo un pochino; e questa poesia, è anche per te, per te, cara Etty.
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