Stefano Medel 1-2-3-4

 

Acquazzone Amico Aria Anima dentro Er problema Frankestein 
Dracula e Mina Archer e il non morto  Blade Runner Città e la notte Aspettando l'alba Kossovo

 

Acquazzone

 

Acquazzone,

che prende a scivolar,

da gocce venute giù,

dapprima abbandonate

come lacrime di brina,

soligne sperdute,

a morire nell’asfalto,

poi a crescere via via,

d’intenare

e

intensamente,sgorgare,

e pregnare la terra

e ingrigire di limbo

acqueo,le vetrate

e finestre,dove la realtà si

sperdura,

a passar

veloci

ed empir

il vuoto del mondo

e zampillare dalle tegole,

giù,giù

per i coppi e i canali,

a formar rigagnoli

e ragnatele

vetree,

d’acqua trasparea,

che cade verso l’infinito

basso,

e si sperde e si riunisce

in fiumi infiniti

allo zenit

dell’atlante

terreo,

laggiù;

in oceani

immani,

immensi silenzi.

 

 

 

Amico

 

D’una lacrima d’un amico,

il tuo dolore,

nel suo dolore;

e non sai cosa dire,

e vorresti pensare ,

e saper dire,

quel che si deve dire,

e fare cio, ancora da fare,;

per chetare

il suo dolore,

e

pascere la pena sua tutta,

e daresti,

per avere le risposte,

alle domande intere,

d’una vita intera;

e cercare il capo

di tutte le matasse,

e sciogliere ogni nodo,

e dubbio;

ma silenzio,

zittisci,

puoi solo

rispettare,

meditare,

non disturbare,

raccogliendo la quiete,

mettendoti

da parte,

fermarti,

ed ascoltare.

 

Aria

 

Aria

Umida

Che sa d’acqua,

e porta brividi,

e sussulti di vento,

aria di pioggia,ù

che sospende la primavera

e fa tremare di brividi,

sotto i vestiti

leggeri;

aria

fredda

fluttuante,

frusciante,

che sbatte le cartacce,

e mette fretta

alle nuvole,

che corrono veloci

e diventano cupe

e maligne ,

e senti le goccioline

ed è gia pioggia,

buio ,che sembra autunno,

e la luce se ne va,

a spettando che torni,

e la tempesta passi,

via,

ancora,

ancora una volta.

Anima dentro

 

Anima Dentro,

laddove occhio umano

non speme,

sta il sentire

umano,

e tutte

le cose nascon

et spirituali,

ed invisibili;

e voce sovrumana

parla da essa,

e l’uomo si

sente incoraggiar,

o poi,

il rimorso,

tutto lo prende,

e sente di un

uggia

del come l’Innominato sapea,

che non l’abbandona;

e qualche volta,

vorresti far tacer ogni voce,

e riandar ai tempi

belli,

d’infante,

quando l’anima

era raggiante e leggera,

e radiosi i sentimenti,

e non v’era male,

né pensieri;

e l’anima nell’esistenza ci accompagna

cheta,sussurrando mesta,

le cose liete,

o le sofferenze

arcane,

d’una vita intera,

insieme a lei spesa,

passo,a passo.

 

 

 

Er problema

E na cossa

Che te rode

Ar piu non posso,

che te sta entro,

e turna semppre

a galla;

che te pensi ar quello,

anche quando non vuoi;

er problema e na erba cattiva

che te infesta er cranio,

e non se ne vole andà

più.

Er arlora sogni un isola,

de rifugio,

in mezzo

a palme e a cocchi,

dove rinfrescatte le idee,

er respirare un po’ d’aria

bona.

 

Frankestein

Dal buio della notte,

improvvisamente,

un lampo schiarisce la penombra,

e fuga le tenebre.

E si scorge un vetusto laboratorio;

tra macchine galvaniche,

bobine e

e valvole in u  ginepraio

di fili  e condensatori,

terminai  e dinamo e generatori.

Si attivano e si spengono scintille,

e archi di energie.

Le bobine girano veloci,con un

Ronzio d’ozono;il laboratorio di Frankestein.

Il barone,lavora ,vicino al suo essere,senza posa,

tagliando e staccando arti ,in

corpo fatto come un mosaico

di parti umane.

Poi Victor Von frankestein,

alza gli occhi verso

il cielo sconvolto e tormentato,fa fulmini  e

saette malefiche.

E da quando un ammasso di argilla,

uscì dalle acque  e disse

sono uomo;

anche ora l’uomo, spalancherà

le porte della conoscenza,

guardando nell’oscuro avello,

dell’ignoranza  e della superstizione,

e romperà il velo della distruzione

e della morte,

portando l’intelletto

umano a guardare al di là

della sorella morte

e a sconfiggerla,

per sempre.

E Frankesterin,pronuncia il suo discorso,con calore e passione,e suoi occhi lampeggiano,

nell' oscurità.

Poi sale lentamente con l’argano verso il tetto,

per assorbire l’energia della natura  e dei lampi.

e delle scariche colpiscono cavi e induttori,e illuminano  giorno la creatura.

Che si carica di forza e d elettricità, ed il

Corpo,inizia fumare e a scaldarsi.

Ad un tratto il barone,urla di entusiasmo,

e grida dà vita,dà vita.

In mezzo alla forza degli elementi scatenati,

che balenano nella notte tempestosa  e

durante la burrasca.

Poi torna il silenzio,tra la bruma notturna,

e il canto dei grilli.

E la creatura ,scende in basso.con il suo  artefice,

che la contempla preoccupato.

 

 

 

Dracula e Mina

E appare l’ombra scivolosa,

e oscura ,di Dracula,il Vlad,

colui che da sempre  gli umani

chiamano l’Impalatore.

Si sposta insinuante ed incalzante,

e la sua penombra si allunga.

Dracula,dopo un periglioso viaggio,

è in England;

dove ha acquistato

le tenute di Calfax.

E adesso insidia ,

la sposa di Archer,Mina.

AL non morto,la dona  ricorda una principessa regale,perduta

Tra i flutti.

E il demone dei dannati,Draculia;

si cangia in nebbia,e  dentra nella  stanza di Mina.

Ma ora meco,vien sorpreso da una turba di armati.

-Dracula ringhia,

e si metamorfa in grosso pipistrello.

-Insopportabili e miseri umani;

osate giocare come,

che  ho condotto eserciti,

secoli prima che voi nasceste.

Che ho brandito la Croce del Drago.

I vostri idoli,non possono fermarmi.

Guardate cosa mi ha fatto il vostro Dio.

E Dracula indietreggia,

mostrando i suoi occhi minacciosi e

luminescenti.

Poi ancora una volta,

s’annida  e si

tramuta in topi,e fugge dalla stanza.

La notte ,è finita e Dracula,

scompare defilandosi,tra

le ultime ombre della tenebra.

E i vivi ,hanno un po’ di tempo,

finchè non muore il giorno.

 

                   (dal film Dracula di Coppola)

 

Archer e il non morto

E l’ignaro umano,

si dirige con i suoi effetti,

percorrendo sentieri scoscesi e frastagliati,tra canali e ruscelli,

moldavi  e transilvanici;

e gli và cercando,

il maniero avito,

del conte Dracul,

che un tempo gli uomin villici,

han chiamato l’impalatore.

E si mette in cammino,dalle isole anglosassoni,

compiendo un viaggio aspro  e periglioso;

ed ecco apparire il villaggio di Borgo Pass.

Il viandante si ferma ad una locanda.

I commessali sono pochi,

dentro il ristoro,tra povere cose rumene semplici

e parche;

le donne con le cuffie,l’oste,

con aria arcigna.

Poi, Archer dice che deve andare,

al castello di Dracul;

e tutti si fanno il segno

della croce  e lo benedicono.

E dipoi,riparte il giorno dopo,

e la gente e i servitori,

gli fanno dono

di colane d’aglio.

E Archer ,procede turbato,

verso il suo destino,

verso il fato;

verso Dracula, che attende

con un ghigno satanico,

attende da secoli;

e che gli umani stiano attenti,

finche non muore il giorno,

e s’alza la dea luna;

e si risveglia Vlad dal suo sogno,

insieme alle bestie e

demoni della notte.

E in mezzo alla scia delle nuvole nere

Della notte;

giunge Dracula,

il mai morto;

e le potenze delle  tenebre lo seguono,

passo,passo.

 

(dal Dracula di Klaus Klinski)

 

 

 

Blade Runner

 

Ascoltami straniero,ho visto cose che voi umani,manco immaginate;

ho visto pulviscoli

lontani,spersi

nella via lattea;

la terra infuocata

di Marte,corrosa  e rossa ramata,dal sole;

o scorto,navi

in fiamme

ai confini

d’Orione,colare a picco,spinte dai venti cosmici;

desiderare,provare,

esistere,

più vita,

padre,informazioni,correggere la creazione,il replicante

più vita creatore,

al replicante;esistere ancora,durare un po’ di più;smettere di essere lo schiavo

tra metropoli,

macchine volanti,

 miasmi e

ciminiere,

smog

e pioggia

perenne,

con città affollate,e rabbuiate dallo smog  e dalle nebbie perenni

come vicoli,

con dirigibili

pubblicitari,variopinti e arcobalenici e

bar-sushi;

esseri

extra mondo,in un amalgama di lingue strane

vie buie e livide,e penombre immani,tra la luce fioca

e umide,dove si annida Deker,il cacciatore;

dammi più vita.Prima che sia tempo;tempo di morire.Tempo di svanire.

 

 

Città e la notte

Segmento sottile 

Nella notte fonda,

velo di seta

nera come pece,

nuvole tenebrate,

passano con calma,

portando via

l’acquazzone,

e il brutto

tempo;

esistenza

coperta,

mascherata,

dalle ombre enormi,

alle luci vivide

di lampioni stentorei,

con moscerini

intorno ai neon,

come grossi occhi

banchi,

semafori ticchettano,

in mezzo

a piazzali deserti,

e raggelati,

dal buio

senza fine.

 

Aspettando l'alba

 

Notte senza volto,

buio insonne,

ala ricerca del

sogno,

d’un po’ di pace,

e torna il pensare,

e le cose di ieri,

e qualcosa,

ancora non va,

notte senza

sonni,

ad aspettar

l’alba,

e riandare

con

la mente,

alla giornata

andata,e cercare

risposte,

che non vengono,

intento l’alba,

è sempre più vicina.

 

Kossovo

 

Dal cielo aereo,

viene giù,

sempre più

vicino

sibilando di muse di morte,

satelliti e siluri maligni,

s’abbattono,

in un boato accecante

e quello che c’era,

non esiste più;

e la gente spera che l’incubo finisca,

e l’angelo della morte cono cali dalle nubi,

e smettere di vivere di paura  e

precarietà

L’altra medaglia,

inferno vivente,

fiumana immensa di gente,

cammina sui binari,

piangendo morendo

un enorme

lazzaretto di sofferenze

inascoltate senza remissione,

bambini guardano

stupiti,

incoscienza,

inconsapevoli,

o forse già divenuti

grandi,per il dolore,

una vecchia smarrita,

una madre

tende le mani,

per il pane che non viene,

immagini

da cui

i popoli

sazi sfuggono,

vanno via ,

non vogliono vedere

né sapere,

domande e inquietudine

per un futuro torbido,

ma quando finira',

niente di nuovo sotto il sole,

di nuovo vedere tocca,

 

 

l’abominio in Europa,

e i volti storti,

e il sangue,

e l’infamia dello sterminio e

dell’umanità prona,umiliata,

in ginocchio,quando finira'.

 

 

 

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