Acquazzone | Amico | Aria | Anima dentro | Er problema | Frankestein |
Dracula e Mina | Archer e il non morto | Blade Runner | Città e la notte | Aspettando l'alba | Kossovo |
Acquazzone, che
prende a scivolar, da
gocce venute giù, dapprima
abbandonate come
lacrime di brina, soligne
sperdute, a
morire nell’asfalto, poi
a crescere via via, d’intenare e intensamente,sgorgare, e
pregnare la terra e
ingrigire di limbo acqueo,le
vetrate e
finestre,dove la realtà si sperdura, a
passar veloci ed
empir il
vuoto del mondo e
zampillare dalle tegole, giù,giù per
i coppi e i canali, a
formar rigagnoli e
ragnatele vetree, d’acqua
trasparea, che
cade verso l’infinito basso, e
si sperde e si riunisce in
fiumi infiniti allo
zenit dell’atlante terreo, laggiù; in
oceani immani, immensi silenzi.
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D’una
lacrima d’un amico, il
tuo dolore, nel
suo dolore; e
non sai cosa dire, e
vorresti pensare , e
saper dire, quel
che si deve dire, e
fare cio,
ancora da fare,; per
chetare il
suo dolore, e pascere
la pena sua tutta, e
daresti, per
avere le risposte, alle
domande intere, d’una
vita intera; e
cercare il capo di
tutte le matasse, e
sciogliere ogni nodo, e
dubbio; ma
silenzio, zittisci, puoi
solo rispettare, meditare, non
disturbare, raccogliendo
la quiete, mettendoti
da
parte, fermarti, ed
ascoltare.
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Aria Umida Che
sa d’acqua, e
porta brividi, e
sussulti di vento, aria
di pioggia,ù che
sospende la primavera e
fa tremare di brividi, sotto
i vestiti leggeri; aria fredda fluttuante, frusciante, che
sbatte le cartacce, e
mette fretta alle
nuvole, che
corrono veloci e
diventano cupe e
maligne , e
senti le goccioline ed
è gia pioggia, buio
,che sembra autunno, e
la luce se ne va, a
spettando che torni, e
la tempesta passi, via, ancora, ancora una volta. |
Anima dentro Anima
Dentro, laddove
occhio umano non
speme, sta
il sentire umano, e
tutte le
cose nascon et
spirituali, ed
invisibili; e
voce sovrumana parla
da essa, e
l’uomo si sente
incoraggiar, o
poi, il
rimorso, tutto
lo prende, e
sente di un uggia
del
come l’Innominato sapea, che
non l’abbandona; e
qualche volta, vorresti
far tacer ogni voce, e
riandar ai tempi belli, d’infante, quando
l’anima era
raggiante e leggera, e
radiosi i sentimenti, e
non v’era male, né
pensieri; e
l’anima nell’esistenza ci accompagna cheta,sussurrando
mesta, le
cose liete, o
le sofferenze arcane, d’una
vita intera, insieme
a lei spesa, passo,a passo.
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Er problemaE
na cossa Che
te rode Ar
piu non posso, che
te sta entro, e
turna semppre a
galla; che
te pensi ar quello, anche
quando non vuoi; er
problema e na erba cattiva che
te infesta er cranio, e
non se ne vole andà più. Er
arlora sogni un isola, de
rifugio, in
mezzo a
palme e a cocchi, dove
rinfrescatte le idee, er
respirare un po’ d’aria bona.
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Dal
buio della notte, improvvisamente, un
lampo schiarisce
la penombra, e
fuga le tenebre. E
si scorge un
vetusto laboratorio; tra
macchine
galvaniche, bobine
e e
valvole in u ginepraio di
fili e
condensatori, terminai
e dinamo
e generatori. Si
attivano
e si spengono
scintille, e
archi di energie. Le
bobine
girano veloci,con un Ronzio
d’ozono;il laboratorio di Frankestein. Il
barone,lavora ,vicino al suo essere,senza posa, tagliando
e staccando
arti ,in corpo
fatto come un mosaico di
parti
umane. Poi
Victor
Von frankestein, alza
gli occhi verso il
cielo sconvolto e tormentato,fa fulmini
e saette
malefiche. E
da quando un ammasso
di argilla, uscì
dalle acque
e disse
sono
uomo; anche
ora l’uomo, spalancherà le
porte
della conoscenza, guardando
nell’oscuro avello, dell’ignoranza
e della
superstizione, e
romperà il velo della
distruzione e
della
morte, portando
l’intelletto
umano
a guardare
al di là della
sorella morte e
a sconfiggerla, per
sempre. E
Frankesterin,pronuncia il suo discorso,con
calore e passione,e suoi occhi lampeggiano, nell'
oscurità. Poi
sale lentamente con l’argano verso il tetto, per
assorbire
l’energia
della natura
e dei
lampi. e
delle
scariche colpiscono cavi e induttori,e illuminano
giorno la creatura. Che
si carica di forza e d elettricità,
ed il Corpo,inizia
fumare e a
scaldarsi. Ad
un tratto il barone,urla di entusiasmo, e
grida dà vita,dà vita. In
mezzo alla
forza degli elementi
scatenati, che
balenano nella
notte tempestosa e durante
la burrasca. Poi
torna il silenzio,tra la bruma notturna, e
il canto dei grilli. E
la creatura ,scende in basso.con il suo
artefice, che la contempla preoccupato.
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E
appare
l’ombra scivolosa, e
oscura ,di Dracula,il Vlad, colui
che da sempre gli umani chiamano
l’Impalatore. Si
sposta insinuante ed incalzante, e
la sua penombra si allunga. Dracula,dopo
un periglioso viaggio, è
in England; dove
ha acquistato le
tenute di Calfax. E
adesso insidia , la
sposa di Archer,Mina. AL
non morto,la dona ricorda
una principessa regale,perduta Tra
i flutti. E
il demone dei dannati,Draculia; si
cangia in nebbia,e dentra nella
stanza di Mina. Ma
ora meco,vien sorpreso da una turba di armati. -Dracula
ringhia, e
si metamorfa in grosso pipistrello. -Insopportabili
e miseri umani; osate
giocare come, che
ho condotto eserciti, secoli
prima che voi nasceste. Che
ho brandito la Croce del Drago. I
vostri idoli,non possono fermarmi. Guardate
cosa mi ha fatto il vostro Dio. E
Dracula indietreggia, mostrando
i suoi occhi minacciosi e luminescenti. Poi
ancora una volta, s’annida
e si tramuta
in topi,e fugge dalla stanza. La
notte ,è finita e Dracula, scompare
defilandosi,tra le
ultime ombre della tenebra. E
i vivi ,hanno un po’ di tempo, finchè
non muore il giorno.
(dal
film Dracula di Coppola)
|
E
l’ignaro umano, si
dirige con i suoi effetti, percorrendo
sentieri scoscesi e frastagliati,tra canali e ruscelli, moldavi
e transilvanici; e
gli và cercando, il
maniero avito, del
conte Dracul, che
un tempo gli uomin villici, han
chiamato l’impalatore. E
si mette in cammino,dalle isole anglosassoni, compiendo
un viaggio aspro e periglioso; ed
ecco apparire il villaggio di Borgo Pass. Il
viandante si ferma ad una locanda. I
commessali sono pochi, dentro
il ristoro,tra povere cose rumene semplici e
parche; le
donne con le cuffie,l’oste, con
aria arcigna. Poi,
Archer dice che deve andare, al
castello di Dracul; e
tutti si fanno il segno della
croce e lo benedicono. E
dipoi,riparte il giorno dopo, e
la gente e i servitori, gli
fanno dono di
colane d’aglio. E
Archer ,procede turbato, verso
il suo destino, verso
il fato; verso
Dracula, che attende con
un ghigno satanico, attende
da secoli; e
che gli umani stiano attenti, finche
non muore il giorno, e
s’alza la dea luna; e
si risveglia Vlad dal suo sogno, insieme
alle bestie e demoni
della notte. E
in mezzo alla scia delle nuvole nere Della
notte; giunge
Dracula, il
mai morto; e
le potenze delle
tenebre lo seguono, passo,passo. (dal
Dracula di Klaus Klinski)
|
Blade Runner Ascoltami
straniero,ho visto cose che voi umani,manco immaginate; ho
visto pulviscoli lontani,spersi nella
via lattea; la
terra infuocata di
Marte,corrosa e rossa
ramata,dal sole; o
scorto,navi in
fiamme ai
confini d’Orione,colare
a picco,spinte dai venti cosmici; desiderare,provare, esistere, più
vita, padre,informazioni,correggere
la creazione,il replicante più
vita creatore, al
replicante;esistere ancora,durare un po’ di più;smettere di essere lo
schiavo tra
metropoli, macchine
volanti, miasmi
e ciminiere, smog e
pioggia perenne, con
città affollate,e rabbuiate dallo smog
e dalle nebbie perenni come
vicoli, con
dirigibili pubblicitari,variopinti
e arcobalenici e bar-sushi; esseri extra
mondo,in un amalgama di lingue strane vie
buie e livide,e penombre immani,tra la luce fioca e
umide,dove si annida Deker,il cacciatore; dammi
più vita.Prima che sia tempo;tempo di morire.Tempo di svanire.
|
Segmento sottile Nella
notte fonda, velo
di seta nera
come pece, nuvole
tenebrate, passano
con calma, portando
via l’acquazzone, e
il brutto tempo; esistenza coperta, mascherata, dalle
ombre enormi, alle
luci vivide di
lampioni stentorei, con
moscerini intorno
ai neon, come
grossi occhi banchi, semafori
ticchettano, in
mezzo a
piazzali deserti, e
raggelati, dal
buio senza
fine.
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Notte
senza volto, buio
insonne, ala
ricerca del sogno, d’un
po’ di pace, e
torna il pensare, e
le cose di ieri, e
qualcosa, ancora
non va, notte
senza sonni, ad
aspettar l’alba, e
riandare con la
mente, alla
giornata andata,e
cercare risposte, che
non vengono, intento
l’alba,
|
Kossovo Dal
cielo aereo, viene
giù, sempre
più vicino sibilando
di muse di morte, satelliti
e siluri maligni, s’abbattono, in
un boato accecante e
quello che c’era, non
esiste più; e
la gente spera che l’incubo finisca, e
l’angelo della morte cono cali dalle nubi, e
smettere di vivere di paura
e precarietà L’altra
medaglia, inferno
vivente, fiumana
immensa di gente, cammina
sui binari, piangendo
morendo un
enorme lazzaretto
di sofferenze inascoltate
senza remissione, bambini
guardano stupiti, incoscienza, inconsapevoli, o
forse già divenuti grandi,per
il dolore, una
vecchia smarrita, una
madre tende
le mani, per
il pane che non viene, immagini da
cui i
popoli sazi
sfuggono, vanno
via non
vogliono vedere né
sapere, domande
e inquietudine per
un futuro torbido, ma
quando finira', niente
di nuovo sotto il sole, di
nuovo vedere tocca, l’abominio
in Europa, e
i volti storti, e
il sangue, e
l’infamia dello sterminio e dell’umanità
prona,umiliata, in ginocchio,quando finira'.
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