Favole di Giuliano Bartolozzi
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Una storia normale

C'era una volta adesso

       

 

 

Una storia normale

Arrivava stanca dopo aver lavorato tutto il giorno pulendo le scale di un edificio signorile.

Non si sentiva piu’ le ginocchia, i piedi erano gonfi e le vene varicose si stavano facendo

Insopportabili. Presto avrebbe dovuto operarsi.

La sua vita fino ad ora era stata un disastro, a cominciare dalla miseria della sua infanzia e

Proseguendo quando ancora giovane ando’ in sposa ad un ubriacone impenitente che la

Picchiava continuamente e che grazie ai suoi vicini di casa denuncio’ alla polizia e da quel

Momento la lascio’ stare.

Ancora un piccolo sforzo per salire quelle ripide rampe di scale di quell’edificio alla periferia

Dove abitava in quell’appartamento di trenta metri quadri in  cui tutto era squallido e triste.

Ma quando apriva la porta, tutto cambiava, i suoi tre nanetti la ricevevano con feste e gioia,

Le prendevano le mani e la conducevano allegramente all’unica poltrona della casa dove

Sovente al solo contatto si addormentava accarezzata dalle loro barbe.

Ma cio’ capitava raramente perche’ anche a casa sua le aspettavano degli obblighi e le esigenze

Corporali  quali il mangiare si facevano preponderanti.

I suoi tre amici la aiutavano con un ardore sorprendente, tutto le pareva piu’ leggero, la vita

Finalmente  in quei momento le sorrideva.

Non sapeva come erano arrivati a casa sua, solo che un giorno, tornando

Dal lavoro alle cinque, li vide addormentati e russanti sul pavimento di legno un po’ sgualcito.

Lei non disse niente, copri’ i tre con una coperta e si mise a fare i suoi consueti lavori domestici

Come niente fosse. A un certo punto uno di loro si sveglio’ e, rosso come un peperone dalla

Vergogna dell’abuso le venne dietro in cucina e la spio’ finche’ lei si accorse della sua presenza.

Cosi’ avvennero le presentazioni. Il suo nome era Droe e i suoi due compagni Camillo e Febo ed

Erano stati mandati li’ da un signore con un cappello a punta e barba bianca che li contatto’

dandogli una equa ricompensa  e disse loro che era suo ordine perentorio di non lasciarmi

sola un attimo e di alleviarmi le fatiche della vita.

I tre nanetti, industriosi da sempre, non si fecero supplicare, tanto in quel momento erano

Disoccupati e non avevano fissa dimora. Erano originali dell’Albania e non avevano i documenti

In regola, questo lei lo seppe inmediatamente, ma non gliene frego’ piu’ di tanto: l’importante

E’ che quell’insopportabile solitudine le si rompesse e potesse trascorrere la notte coi suoi tre

Amici consolatori che presto si dimostrarono insostituibili e imprescindibili nella sua vita.

La aiutavano a cucinare, a pulire, a ordinare la casa, a stendere i panni puliti alla finestra,

E cantavano cantavano, e lei poco a poco imparo’ le loro canzoni. I vicini ad un certo punto

Si dissero: cosa sta succedendo alla nostra vicina? Mai le e’ successo di essere tanto felice!

Ma un triste giorno, una mattina d’autunno, non so se qualcuno dell’edificio vide i tre nanetti

Uscire mesti mesti dall’appartamento della loro amica senza neppure chiudere la porta.

I tre camminavano pesantemente col loro piccolo fardello sulla schiena e piangevano,

Piangevano, non avevano piu’ occhi per piangere, e scomparvero scendendo quelle lunghe

Scale e uscendo dal portone che da quando erano entrati in quell’appartamento non avevano

Piu’ solcato. Scomparvero senza girarsi indietro, senza esitazioni, e chissa’ dove cavolo

Si diressero, solo gli angeli lo sanno!

La porta dell’appartamento rimase aperta tutto il giorno. La gente incuriosita andava e venivap per

quelle scale e sbirciarono sempre piu’ insistentemente quella   curiosa porta aperta.

E  la gente  comincio’ a insospettirsi che qualcosa non andava la’ dentro  e tímidamente e con

reverenza  entro’ chiamando dapprima sottovoce poi piu’ forte fino a giungere alla stanza della

povera donna che giaceva riversa senza vita sul suo letto di sogni  e di soperanze volate

definitivamente nel vento assieme alla sua vita.

 

 

C'era una volta adesso

 

C’era una volta un oggetto che era un’immagine illustrata ritagliata da una rivista. Dico oggetto

Non per denigrarlo rispetto agli esseri viventi, ma per semplificare la descrizione. Si, anche gli

Oggetti sono una categoría tra le tante che ricoprono l’universo. Tutto dipende da come lo si

Dice, da come lo si pensa e da come lo si valuta. Se un oggetto viene considerato tale solo

Perche’ e’ un qualcosa di inanimato, una nostra sottocategoria, sicuramente un nugolo di

Bambini  (tra cui io) si ribellerebbero al pensiero. Come questa immagine illustrata che ho

ritagliato con Tanto amore da un giornalino a fumetti  e poi l’ho incollata su un cartoncino e

inmediatamente e’ diventata qualcosaltro

Da come era all’origine, qualcosa di auténticamente mio, non puo’ essere un qualcosa di morto,

Inanimato, considerato inferiore ad altre cose!

Tutte le mattine, prima di andare a scuola, guardo l’immagine che ho fatto mia appoggiata al

Ripiano della librería di fronte al mio letto. La osservo  attentamente perche’ mi piace, e se non

Mi piacesse credereste che avrebbe meritatato da parte mia quel  trattamento? E’ Paperino,

Ritagliato da un cartone animato della mia rivista preferita, tutto a colori, e se volete vi racconto

Anche la storia di cui faceva parte. Dunque, si tratta…ma no! Perche’ devo stufarvi con questa

storia? Forse a voi non dice niente, ma non per questo e’ meno importante per me!

Io ricordo tutta la storia, forse la ricordero’ per tutta la vita, fumetto per fumetto, e per questo

Mi pare che il mio Paperino sia vivo, piu’ vivo di tante cose vive che fanno parte della mia vita.

E merita tanto affetto, tanto sentimento, che forse tanti esseri umani che mi circondano non

Meritano affatto. Per me e’ il mio talismano consolatore. Cosa ci volete fare, mi sono sempre

Accontentato di cose semplici, ed in esse ho trovato sempre un mondo complesso, infinito,

Fantástico. Da qualche giorno in qua poi la vicenda ha preso dei risvolti insperati. Dalla storia

Originale, la mia creativita’ e’ spaziata in altre storie, sempre col Paperino in prima “persona”.

Ho deciso di creargli uno sfondo, un’astronave spaziale, che lo distolga dalla storia originale

In cui era un’esploratore nell’ antico Egitto!.

Ma vi rendete conto? Il mio Paperino vaggia piu’ di me, si avventura  in mondi in cui a me sarebbe

Impossibile pensare di addentrarmi. Non e’ forte il mio Paperino? Bene, da questo momento

Ho deciso di nominarlo cittadino onorario della mia stanzetta e di dargli una chiave; privilegio

Che ha solo mia madre quando entra per riordinarla e rifarmi il letto.

Ma lei tutta questa storia non la sa, non la sapra’ mai. Come faccio a farle capire che il mio

Paperino e’ vivo come qualunque altro essere vivente? Come faccio a spiegarle che prima

Di addormentarmi parto con lui vagando nello spazio con la nostra astronave in cerca di altri

Pianeti?  Perche’ dovrei farla entrare nel mio mondo dal momento che il suo e’ tuttaltro, fatto

Di cose concrete, di problemi, di esigenze di ogni tipo?

Anche lei e’ passata in questi momenti che io sto vivendo ora, solo che non se lo ricorda piu’!

Ora il suo appiglio all’infanzia sono io solo ed exclusivamente io, di questo ne sono certo, e questo

a me basta per dedicarle tutto il mio amore…

Giuliano Bartolozzi

 

 

 

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