Nicola Imbraguglio 1-2-3-4-5-6 

I suoi racconti    

 

TRA VERITA' E BUGIA Ho aperto la finestra  CHOPIN Un raggio di sole Libero da affanni Questi nostri figli  Adagio con espressione COME GABBIANO SMARRITO
Il mimo  Ciò che resta  Tra poco il sole   Come sogno Nel sogno Quel giorno Sussurro CANTO NR. 1
Una ragione avrò Preghiera All'alba Triste si fa  SEBASTIAN BACH - CONCERTO POETI  Il tuo prolungato silenzio (trilogia 1) CI SIAMO SPINTI TROPPO AL LARGO
La luna ha reso trasparente la campagna (trilogia nr 2) Come arcobaleno Lo spiraglio (trilogia 3)  SOGNO BAROCCO NOVE AGOSTO NOVANTANOVE PASSEGGIATA D'ESTATE NOTTE DI SAN LORENZO  

 

TRA VERITA' E BUGIA

Mettiti in cammino. Tu puoi.
Viaggia una notte ed un giorno.
Come nuvola che silenziosa
il sole disegna su terra e
poi scompare cosi tu entri ed
esci dalla vita mia.
Vieni, e come nuvola che
tutto protegge, per un attimo
fammi guardare i tuoi occhi.
Capirò se potrò farti una carezza.
Poi, riprendi il tuo cammino e
se lo vuoi lasciami andare.
Per non darti fastidio ti prometto
che cercherò persino di non
chiuderti tra i miei ricordi.

Ho aperto la finestra

Amico mio appena ieri
ti ho detto che sarei tornato
dentro il mondo.
Ho aperto la finestra questa
mattina, ma pare che io non
riesca a cogliere profumi di
vita.
Lo so, da tempo era chiusa
questa finestra; non posso
pretendere che la vita mi
riprenda, continuando a stare
io fermo.
Allontanarmi dovrò come foglia
che il rigagnolo piano si prende,
si ferma, e poi veloce riparte
verso il torrente.
Rischierò, forse dal panico mi
lascerò prendere e penserò già
al ritorno, ad aggrapparmi alla
casa che ho lasciato come a
porto.
Devo farcela.
Lento muoverò i primi passi,
mi fermerò, tornerò poi ad
ascoltare; se richiesto dirò la mia
senza timori o infingimenti.
Non basterà.
Un tempo ho fatto di più e meglio.
Ma questo ormai poco conta, guai
a lasciarmi riprendere dai ricordi.
Sarebbe questo il più grande
fallimento, andare senza ritorno.
Altri mi ascolterà, con fastidio,con
interesse, forse faranno finta ed io
per loro sarò chi come non esiste.
Ma lo stesso dirò dei pericoli che
stiamo correndo, del denaro che
hanno fatto padrone del mondo,
dell’ammalato di cui nessuno ha
cura perché povero, della libertà
che mai è stata così seriamente
rimessa a rischio.
Non so se riuscirò tanto a parlare
senza affanno, ma, capiscimi, io
il tentativo devo farlo.

dedicata a Salvatore Esposito

 

 

CHOPIN

Ora è luce che abbaglia
e di tremulo velo ricopre
le colline;
puntellato di rondini è il
cielo.
Timida una nuvola bianca
si affaccia dalle “Serre”là
dove si inerpicano ombrosi
gli ultimi castagni.
Scorrono note di piano in
questa calda mattina.
Chopin mi avvolge, tra
dissonanze e brevi tocchi, e
le note richiamano memoria di
gocce di pioggia che su tegole
s’abbattono.
Da te ritorno,e immagino
orizzonti senza fine.

Un raggio di sole (si fermò)

Tutto l’egoismo del mondo è stato
mio compagno, mentre credevo
di essere l’unica vittima del cielo.
Nel mondo erano gemiti,lutti e
pianti ed io nulla sentivo al di
fuori di me.
Quante volte, piegato su me stesso,
ho avuto mio testimone l’universo
ed il firmamento a notte.
Morivano bambini come mosche,
occhi di donne e di uomini smunti
pietà chiedevano ed io credevo di
essere il centro del mondo,l’abisso,
la sofferenza.
Senza numero come stelle comete
si erano spenti.
Neppure piangere quelli potevano
perché non ne avevano la forza
e nessuno da’altronde avrebbe
ascoltato la loro voce, tanti essi
erano, ed io credevo di essere
la solitudine.
Un raggio di sole nella mattina
di rugiada, preceduta da notte
serena nella quale normale si
fa la conta delle stelle, si fermò
nella mia vita.
Le finestre si aprirono a frescura
che a mattino avvolge la campagna.
Ritornò il sole a riscaldarmi, la luna
a coprirmi di argento, lucciole e
grilli a riempire di stupore le mie
notti.
Così sei entrata nella mia vita,
preghiera per tanto tempo rimasta
inascoltata, e lontano mi hai portato
dalla palude.
Come respiro di uomo, che d’aria pura
a primo mattino si nutre e tutta la luce
del mondo per un attimo ferma, sono
tornato ad assaporare frammenti di
vita.

 

 

Libero da affanni

Dissolvendosi, la nebbia mi
ha restituito le colline.
Tra poco, queste linee sfumate
di primavera cederanno il passo
a sfavillio d’estate.
Arriveranno i lunghi silenzi dei
caldi meriggi e disperati si
faranno questi miei giorni
spenti.
Come il levante che in certe sere,
col suo leggero respiro, tutto
addolcisce, così un tuo sorriso
mi spingerebbe a riprendere
il cammino.

Questi nostri figli

Questi nostri figli così forti, aperti,
eppur fragili.
Siamo noi questi figli
per come ci siamo venuti
svolgendo, distratti,angosciati,
presi, livellati, senza tempo.
Liberi, mai egoisti, vuoti,
prigionieri di fili invisibili,
di oggetti,ci siamo sentiti;
senza più fantasia di ricordare,
immaginare.
Fossili ci siamo ridotti, e loro
il vuoto avvertivano nel quale
si sentivano affogare anche
senza conoscerne la ragione,
incapaci di chiamarci perché
non li avremmo ascoltati.
Affettuosi e distanti questi
nostri figli da cercare, incontrare,
non amati ma da amare.

 

 

Adagio con espressione

 

Non di stelle o di tramonti,

di stormire di vento o di

nuvole che sfumano il cielo;

diciamo di noi, del fuoco che

sentiamo dentro, di sguardi

profondi e di tenere carezze.

Parlami dei tuoi sogni, delle

tue speranze, dimmi delle tue

paure, delle tue certezze.

Portami con te e nascondimi

da me quando ti accorgi che

affanno dentro mi prende.

Respiriamo insieme, non

sciupiamo il tempo con

parole.

Il cielo continuerò a vedere

nella luce dei tuoi occhi.

 

 

 

Il mimo 

 

E il mimo si muove
antico incanto rimosso
leggero cerchi nell’aria
disegna.
Si ferma. Immobile in
statua si trasforma,spettro
che vive, uomo o donna.
E’ sogno per rapiti bambini
che moneta in cesto
depongono e carezza ne
traggono.
Una piroetta, un inchino
ai tanti che attratti muti
lo cingono.
Sorridono e bambini
anch’essi già sono felici
di lasciarsi condurre
nel mondo dei cerchi
che tenui volano in questo
cielo fatato d’agosto.

Ciò che resta 


Ho amato questa terra,
colline puntellate di ulivi,
azzurro di mare,
case addossate l’una
all’altra.
Resta il ricordo del bene
che ho voluto ai miei compagni,
di incontri durati oltre
questo scoglio che ci separa,
ma non dalle nostre lune,
da teneri sguardi, non dalle
mie sere quando a te pensavo.

Tra poco il sole

 

Poggia il vecchio
la sua cesta di canne
e si affanna a tirare
una logora rete,
a la Calura.
Bagna l’acqua fredda
del fiume i suoi piedi
e scorre verso il mare.
Un vecchio gabbiano
galleggia sull’acqua marina
e un cane annusa un mucchio
di legna lisciata dall’acqua
e dal sole.
Si è ricoperta di giallo
questa scarpata di terra
e pietre, come ogni anno.
Tra poco il sole tornerà
sovrano, e il vociare di
gente di mare richiamerà
altri tempi in apparenza
eguali.

 

 

Come sogno

Sciogli i tuoi capelli
e abbandonati alla notte.
Vengo da tempi lontani;
sono brezza di mare,
profumo di zagara e
di gelsomino.
Ti porto il colori
di questa terra antica
in balia di vulcani
e che il sole possiede.
Nel cuore mio sei stata
dolce peso, sogno che
mai è andato via con
l'alba.
L'amore che hai sognato
sono venuto a prendermi.
Per riconoscerti,
mi basterà un tuo sorriso.

Nel sogno

Cavalloni lungo il mare
correvano e tra gli scogli
s’infrangevano spuma
creando.
Come pesci nell’acqua
gli uomini si muovevano
ed erano tanti, incuranti
delle onde, ché anzi
tempesta pareva attirarli
ad inseguire pesci dalle
strane forme che a cattura
sfuggivano.
Persino elefanti aveva
il mare e leggeri, veloci
nell’acqua anch’essi
si muovevano.
Alta, grigia, incavata
la rupe s’ergeva sopra
il nostro ostello e
meraviglia ci prendeva
per tanta bellezza.
Più volte ci siamo guardati
illudendoci di celare
il nostro sentimento.
Poi, impazienti, felici
ci siamo allontanati
per andare incontro a
teneri abbracci e
dal sogno siamo usciti.

 

 

 

Quel giorno

Quel giorno quando ebbi paura
di perderla.
Quella notte quando fermo
rimasi ad ascoltare.
Quella volta arrivasti,
figlia mia,a promessa
di giorni felici.
E mi manchi,
perché sento di non essere
cambiato
e tu non ci sei.

 

 

Sussurro

Ricomincio col profumo dei tuoi anni,
con la luce dei tuoi occhi,
con la dolcezza del tuo sorriso,
con la certezza di averti sempre cercata.
Aiutami a disperdere le nubi
e senti lo stormire degli alberi
in questo pomeriggio.

Una ragione avrò

Ancora una volta sfiderò
la mia sorte.
Ho una ragione in più
per non cedere.
Il vento forse soffierà
contro con forza, ma
io lo legherò e lontano
lo porterò dalla nostra
vita.
Poi mi abbandonerò
e assieme a te mi
scorderò del mondo.

 


Preghiera

In mille modi mi hai chiamato.
Mi hai messo alla prova infinite volte.
Il mio cuore io ti ho aperto,
docile strumento del tuo disegno
e mai ti ho nascosto le mie debolezze.
Allontana ora da me ogni amarezza.
Sia comunque fatta la tua volontà.

Triste si fa

Suoni di case,
tra nuvole scende
sera di inverno.
La misura di me
passeggero come
foglia d’albero,
come vento di mare.
Forte si fa il desiderio
di silenzio, come la voglia
di te, paese mio.

 


All'alba

Alle cinque un merlo
annuncia il sorgere dell'alba.
Un tempo era quello il momento
in cui attendevo la prima luce
in cammino verso la campagna,
altre volte tra strade amiche
pronto a cogliere il respiro
della mia terra.
I sogni della notte svaniscono
al primo chiarore dell'alba.
Lenta la vita riprende il suo
cammino.


 

 

SEBASTIAN BACH - CONCERTO

Fuggono le note e per la valle
si spandono, la fiumara attraversano,
balze di ulivi risalgono,trascinano.

Ghirigori, mare, gondole tra palazzi
che nascono dall’acqua e su essa
tremuli si riflettono.

Il piano risponde alle viole;
si alternano, si cercano,si confondono;
poi riprende la sua corsa,onda di mare
che altra rincorre.

Nella luce mi perdo.

POETI

Cascate di parole,
vortice di mare.
Poesia la chiamano.
Parole:armoniose,
rumori.
Scrivono di lune e di stelle.

Tira la carretta l’emigrato
lontano dalla sua terra;
la vecchia, dicono che è
pazza,fruga tra i rifiuti
e soddisfatta fa incetta
di roba dismessa.
Ansima il vecchio,ha il cuore
stanco e perduto si sente,
aiuto non ha il coraggio
di chiedere.

Sognano orizzonti di cristallo,
dicono di amori che sofferenza
danno.
Nasce in loro sentimento;
si commuovono, scrivono,
poeti si sentono.

 

 

Il tuo prolungato silenzio (trilogia 1)

Il tuo prolungato silenzio.
Una difficoltà improvvisa.
Una tua dimenticanza.
Piè semplicemente ti
sarai stancata dei nostri
appuntamenti.
Con tutti questi forse
se non ti avevo perso ora ti perdo.
Male ti faccio se il tuo
un giuoco non è stato,
una parentesi, una curiosità
che stanca e che all’oblio
si affida.
Non mi è dato capire
quali sono i tuoi sentimenti
perché solo silenzio da giorni
mi dai,
ed io ad aspettare un tuo cenno
che forse non vorrai più darmi..

 

 

 

 

La luna ha reso trasparente la campagna
(trilogia nr 2)

La luna ha reso trasparente la campagna
di ombre dipingendo la mia valle.
Solenne s’è fatta la dimensione di ogni cosa,
scarna, essenziale, come i rami degli alberi
che immobili al cielo si protendono.

Solo mi ritrovo trafitto da questa luna.
Come uomo che nella notte al sonno si arrende
così io ho solo voglia di lasciarmi andare.

Una notte scese tra noi questo silenzio che ora
mi affanna, meteora che appare e poi scompare
così tu te ne vai , portando via sogni e speranze
e a me lasci il pesante fardello delle illusioni
che svaniscono a prima luce dell’alba.

 

Come arcobaleno

Tu donna, frastornata, confusa;
tu innamorata della vita,
amica del cielo e delle stelle,
che attendi l’alba ed i tramonti,
alla quale la luna ed il vento
portano morbide carezze,
ti sbagli se pensi che lo hai perso.
Ascolta questo silenzio;
sentirai quanto gli manchi,
quanto per te lui soffre
anche se non te lo sa dire.
Sciogli allora ogni paura
e, soffio, raggiungilo con
il tuo sorriso.

Lo spiraglio (trilogia 3)

Lo spiraglio che si era aperto
ora mi appare chiuso.
Come navigante al quale
tempesta il cielo oscura
e di paura è preso, così
l’anima mia si perde
nella vita.
No so perché queste cose ti dica.
Tempo ci vuole perché le onde
si plachino ed il sereno
torni a liberare il cielo.
Altro non mi rimane
che farmi riprendere
dalla solitudine del mondo.

 

 

SOGNO BAROCCO

 

Fatata era la notte e come aurora

mi apparve la rena a la "marina"

puntellata nell'acqua da bianchi

gabbiani in fila.

Uscendo dal tempo, d'un tratto

mi ritrovai in quella casa che mai

c'era stata, di portici, di edicole

votive,di scalinate in bianco marmo.

A me essa si rivelò con una cappella

sulle cui pareti,in apposite nicchie

due scheletri ignoti era stati posti

a memoria della morte.

Nella casa c'erano bambole di bianco

alabastro, cassetti colmi di oggetti

del tempo andato.

Balconi in grigia pietra di Rocca

si aprivano a cortili di ciottoli di mare

da mani posti ad arte , a ritagli di cielo

definiti da mura antiche.

Senza fine era la casa e c'erano tanti

muratori a riposo da recente fatica

che a luce la casa avevano riportato.

Di essi uno cominciò a dirmi

di una stanza dove da muratura celata

erano stati rinvenuti, intonsi,i tanti

arredi e i resti di un prete che assieme ad essi

si era fatto dare sepoltura e che della casa

era stato il proprietario.

Una donna gentile, di straniero accento,

non mi diede il tempo di riprendermi

dallo stupore perché da originale spartito

a recitarmi cominciò in vecchia lingua

poesia di noto autore.

Dolce musica di stupore ancor più

fui preso.

Quando al fin uscii dal labirinto d?incanto,

l'alba , che s'era fermata, mi fu compagna

assieme ai gabbiani bianchi in attesa

dei colori del giorno.

 

NOVE AGOSTO NOVANTANOVE

A S. Elia si fermò il sole
quella mattina.
Dietro nere nuvole s’alzavano,
a sbuffi, a slarghi, veloci,
e presto buio si fece il paese.
Era fuoco oltre le colline come
se giganti attizzassero scintille
coperte nel tempo.
Fu nevicare di cenere che a falde
larghe, grigie,bianche,scendeva
sui tetti delle case,negli anditi e
nei cortili.
Vane delle donne la fatica per
liberarsi di quella neve scura;
pampini di cenere cadevano,
s’aggrappavano, s’ammucchiavano.
E arrivò odore di legno che bruciava:
corbezzoli, vrusche, ginestre, macchie
di rovi.
Fuggiva in volo basso il merlo e non
sapeva dove andare.
Pietà non ebbe il maestrale; soffiando
il mare, pini alti quanto il cielo, castagni
dei tempi passati, dal fuoco furono presi,
scintille lasciando come sciame di stelle
che a terra s’infrangono,
Oh i gemiti degli ulivi secolari; il fuoco
torce ne faceva e sino a notte tarda si
sentirono lamenti.
Gli uomini, impotenti,riuniti a riconco,
snocciolavano contrade: Ferla,Scassato,
Mazzatore,Vignale, Calcarelli,Piano
Pero,Cippone, Carbonara,Timparossa,
Allegra cuore,Serre, Radica, Gurgo,
Lanzeria….. , come, a sera,donne
recitano Rosario.
Di rosa si tinse il cielo la notte e
come cavalloni di mare le fiamme
si muovevano, improvvise spuntando
da poggi,anfratti,secchi torrenti,
sbalanchi.
Pezzi di cielo saltavano per misteriosa
mano e ricomparivano la dove notte
prima era stata, e fiamme alte si
facevano per ricomparire in altro
posto.
Morì la mia terra in una notte.
Il giorno fu vagare di uomini
come giorno dei morti e disperato
colse un contadino che aveva
ascoltato l’ultimo muggito dell’ultima
sua mucca, ché spine di fili di ferro,
ne avevano impedito la improbabile
fuga.
Una coltre nera fu stesa la notte da
pietose streghe di bosco segno di lutto
e solo morte mostrò il nuovo giorno.

 

 

PASSEGGIATA D'ESTATE

E’ l’ora di armeggi caserecci
preludio a serate d’agosto
di passeggiate senza meta,
di curiosità intinte in affannosa
calura.
Stretto si fa il Corso per brulicar
di gente estranea che alle vetrine
s’accalca.
Alla Piazza il Duomo gli ultimi
raggi di sole assapora;
un soffio di mare mi accoglie
e riposo da estate mi prende.
Tra non molto leggero si farà
il mio passo quando deserta
sarà tornata a farsi la strada.
I luoghi a me familiari torneranno
a mostrarsi

NOTTE DI SAN LORENZO

Era cielo di campagna,
formicolio di stelle.
A tratti una stella si staccava
dal firmamento e si perdeva
nel buio della notte, dietro
lasciandosi coriandoli di luce.

Noi, a fare la conta dei tanti distacchi
ma essa presto si perdeva presi
da quell’incanto.
Un desiderio avremmo dovuto esprimere
e per magia si sarebbe verificato.

Così cominciammo a rivolgerci a quel
cielo di stelle; io e i mie sogni.
Di rossore fui preso quando un stella
cadente pregai di presto farmi incontrare
con te amore mio.

Quella notte dissi all’universo che
per sempre ti avrei voluto bene;
e la pioggia di stelle cadente
colmò di speranza il mio desiderio.

 

 

COME GABBIANO SMARRITO

 

Alleviar vorrei la tua tristezza
con il respiro che la vita mi lascia,
darti la mano in questo crepuscolo
d’argento,dimenticando i lamenti
di questo cuore che, stanco, rassegnarsi
non intende e alto vorrebbe ancora
volare come questo gabbiano che pare
essersi smarrito tra cielo e mare.
S’attarda su la rena la gente mentre
bagnino a chiudere s’affretta,
custode che all’apertura della sera
pare deputato ad attendere.
Dall’acqua per un attimo il cielo,
ormai privo di colori, ho guardato
ma subito dalla riva sono stato attratto
come naufrago che ad essa si attacca
prima di raggiungerla con ultima fatica.
Essa vicina, lontana mi è parsa come se
all’improvviso dovesse mancarmi ogni forza.
Con malinconia ho salutato il sole al tramonto,
sentendolo quanto mai mio.
Si,perché vorrei vivere; ma ogni tentativo
di riprendere il cammino presto torna
ad infrangersi e paura mi prende,
cosciente di quanto corto è il mio filo.
Mi rendo conto che così ancor più triste
io ti rendo, ma sincera era l’intenzione
d’esserti d’aiuto, come speranza che
a te mi lega e che non cede.

CI SIAMO SPINTI TROPPO AL LARGO

 

Ci siamo spinti troppo al largo
ora non sarà facile il ritorno.
Ci siamo lasciati alle spalle
uomini che seguivano il lento
svolgersi del tempo, uomini
semplici,dotti, saggi.
Anima erano di questa terra
e di essa il respiro.
Non serve conoscere ora quando
ciò è avvenuto.
Noi uomini siamo i responsabili
della nostra morte e scheletri ci
muoviamo senza passato e futuro,
come barca che dal vortice presa
si avvita prima di essere sommersa.
Di superbia peccammo e confusi
vaghiamo continuando ad ignorare
la caparbietà con la quale giorno
dietro giorno abbiamo deciso
di non più vivere.
S’è rotto da tempo l’equilibrio
e i fuochi da mano accesi
gridano morte;
difficile sarà tornare indietro,
tacere, e tornare ad ascoltare
il silenzio,la pioggia e il vento,
non credersi più Dio perché
mai lo siamo stati, ma uomini
che il senso della vita hanno smarrito.
Tu, compagna ed amica,aiutami
con il tuo amore a non smarrirmi
in tanto rumore,nella disperazione
di questa solitudine.
Quando avranno capito, risorgeranno;
noi non ci saremo perché una notte
tranquilla di luna ci avrà preso.

 

 


CANTO NR. 1

Dolci parole vorrei
quel giorno sussurrarti.
A tu per tu; per noi
parleranno i nostri occhi,
le mani sforanti i nostri corpi,
quei baci che ci siamo dati
con la fantasia.
Timidi, dolce sarà
lasciarsi andare l’uno
nell’abbraccio dell’altro,
brezza che a sera viene
dal mare e va incontro
alla notte.
Parlerà per noi questo silenzio
nel quale ci siamo nascosti
per ascoltare noi stessi.

 

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