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i suoi racconti

Dei sogni e dell'incoscienza 113 - 201

continua....

Dei sogni e dell'incoscienza

 

113


quando la terra…


Quando la terra si congiunge al cielo
non infuria il tempo all’oscuro morbo
finché dal tumultuoso giorno
si solleva appena l’ombra della sera.

Stremata la luce tra le sparse case
con sordo spirar sulle nude cose
s’affanna invano a rilasciar barbagli
per uomini già fermi sul confine.

Fugge dal giardino il fiorire delle rose
con l’ombra estrema della vita
errabonda laddove forse senza fine
rifonde la speranza a un eterno giorno.

Fredda la notte dilaga oltre il mare
dove il vento le onde non avvita
e il dubbio volge la verità al tempo
per salvarci dalla follia dell’immenso.

S’alza un grido per cancellare attorno
la noia della bassura che cresce i ventri
di ignote donne brune indifferenti
al gorgoglio della vita che tracima.

Tutto scroscia dal passato se non la fine
che da sempre ci rimorchia tra i groppi
di una corta vita e c’ingorga nel crivello
dove ogni cosa forse sprofonda immota.








114


forse è sera…


Forse è sera quando il cuor si placa.
Forse è rosso il cielo quando cola
nel mare ondulato appena.
Forse è il sonno che porta nella notte
a svanir le immense brume.
Forse è il tempo della tristezza
che rada si ferma muta nella sera
con gli umidi fervori dei ricordi.
Dentro tutto ansioso incede e fuori
la vita nella parvenza ormeggia
come una nave di marzapane
che satura lenta e affonda ignara.
Il vuoto s’inarca evanescente
e l’esistenza che a tratti sul clivo
sale ripiomba angosciata
nell’ombrosa valle perché smarrita.
Non si scosta il senno dalla verità
serbata finché s’apre di luce un giorno
a schiarir le tante cose dell’Eterno.
Forse nell’immota aria tutto
troppo già chiaro appare
che il discernimento acceca
e addensa nella mente la dubbiezza.













115


un respiro improvviso


Un respiro improvviso raccoglie
l’ansia di solitari risvegli.
Non c’è dolore non c’è piacere
l’indifferenza sorda si scompone
e la speranza nuda avanza
con brevi passi nella vita.

Sconcertato perso penso a quando
bambina germogliava senza sosta
ogni giorno per le strade vuote
come la brezza mattutina
a sfiorar le case con il suo respiro.

Le somigliano le cose di questa terra
e appare sgombra nei silenzi
ogni volta diversa nelle notti
che forse cedono vive le memorie
ad una stagione che non ci appartiene.

È un tumulto anche la pioggia lieve
quando si tormenta in cuore
e gonfia di rivoli come fiumi
lava al tempo la cretosa terra
dall’angoscia di remoti affanni.













116


l’ignoto


Forse presto sarà pago
di un’essenza immensa
il sogno di una sera.
L’eterno in un infinito
vuoto vagherà lento
e non fermerà moto alcuno
al suo dubbioso senso.
Sconfina dall’ansia
la pena della gente
per vie nuove e piane
e sospesa tra le cose
si sfa nella notte
per un lungo giorno attento.
Si mostrano i ricordi
di vecchi autunni
esili in fila trasparenti
come eloquenti creature
serbate in un ignoto eco.


















117


lenta ogni cosa muore


All’annerir del cielo
lenta ogni cosa muore
e mite l’ora al tedio cede.
Allora stentato il giorno
declina in una mesta sera
e la mente presa
s’orla d’aviti ricordi.
S’affanna torvo il male
quando incauto riappare
lo sperar che sfuma
dai consumati occhi.
Senza asilo per la mente
la cecità della vita
nell’esistenza ci conduce
per vie ignote tra buio e luce.
Forse si prepara lieve
il sortir di un suono inciso
nel taciturno ignoto
dalle primordiali cose
per svelar ciò che turba
il grigio vespero della vita.
Nulla lo sguardo tiene
se non il dirupare dei ricordi
nella mente confusi e riversi
nel delirio dell’immenso
e ogni cosa si pone al tempo
di un mondo che ci pesa
per consumarsi senza senno
tra i limiti del domani.








118


un vecchio stanco…..


Un vecchio stanco si trascina
avvolto nel suo livido tramonto
mentre con lo sguardo spento
insegue i silenzi della sera
laddove il passare del giorno
si perde tra le case rade
e lento si distacca dalle tante cose.

Un ritaglio di tempo senza tinte
scolora la sua mente con triti sogni
dispersi in giro tra le stelle.
Allora (Ancora) indugia il suo dormire
al segreto della vita e sperso
s’attarda con la curiosa luna
ad ascoltare l’eco dell’eterno.
Solo forse attende l’unico
certo giorno alla fine della notte.

Mite un volto lo lega ad una carezza
e allora ogni cosa s’addolora
in quello sguardo amaro fermo
sui sperduti tetti delle case vuote.
È un passante malfermo…. geme
spinto dalla vita in una folla sfinita
che prima del tramonto ride ancora
immobile con la bocca chiusa.











119


l’architrave dell’eterno..


Barbagli nel buio, memorie, immagini,
suoni, da lontano il passato. Forse è lei.
Ecco tutto si confonde.

In un’aria rosa una zattera scompare
mossa dalla brezza del destino
oltre la soglia del limbo in un irreale senso
della vita che ignara si impiglia al tempo.

Lo schermo di ogni giorno si riempie di tinte
tra tremuli suoni e lontane voci perse
nel brivido degli echi di ieri che urtano
i sospettosi domani già vecchi nella memoria.

Dove non spira il vento ormeggia il male.
Così la vita prepotente rincorre nel passato
forse una diversa storia senza effigiati eroi
che anelano nel tempo erose glorie.

È triste il giardino dove i grilli mutilati
tacciono con le atterrite cicale
e ogni cosa si incrina vuota di passione
e nulla vibra per l’emozione di una sera.

Vorticosa la vita si ripete tra riflessi e spume
di acque mulinanti di un fiume senza sponde
che lontano si scioglie tra sfilacciate canne
piegate da stanchi uccelli senza terra.

L’architrave dell’eterno innervata nel passato
a sbalzo sulla vita sobborgo dell’immenso
s’annerisce al tedio di un vagare lento e forse
anch’essa si scompone sulla sponda dell’Averno.

 

 






120


stasera


Al meriggio il giorno invecchia
e si scioglie nell’erba del giardino
che la memoria dal passato
muta si discosta appena
in un’aria timida e serena.

Nella luce con l’odore d’autunno
nude si nascondono le cose
e al tramonto mesta la vita
si distacca s’apparta e tace.
Stasera è più tenera la terra.

Si smorza negli occhi la paura
e come l’uva appesa nella vigna
attende stretta a sogni antichi
perduti odori tra le rade case
sui sentieri dove nascono le rose.

Fuggita sopra il colle tra gli stecchi
la brada madre al passo
del cacciatore tra le foglie morte
per la vita più non trema
nella attesa dell’ombrosa sera.

Nulla si dibatte nella mente
che senza posa oscilla nella vita
e un inavvertito sonno
trasforma i sibili del vento
in esili invisibili racconti.










121


nebbia d’inverno


La nebbia d’inverno gela nel fossato
e al ghiaccio s’agita il muschio sul dirupo
increspato tra le chiese sconsacrate.
In un’aria strana barbagli senza tregua
incendiano le cose e rosso il tramonto
mulina nell’arco della mano e con il fiato
tra le dita il sole si raccoglie appena.

Afona illusione quella sera quando
prepotente come l’immagine su una tela
con i tepori di giugno e preziosi colori
mi trascorse dentro di un sogno il tempo.

Poi un impietoso pallore distrusse
i tuoi esili tratti tra i riflessi diseguali
di una lampada al fitto roteare di grigie ali
e il dissipato sonno nella notte t’addensò
tra i volti antichi di un libro in bianco e nero.

Ora storie del tempo senza tenebre
percorse a grandi passi tra gli eroi
saccheggiano la memoria che s’invischia
al lento moto e gonfia d’ansia riporta
con mille maschere i ricordi appesi.

La verità dei ricordi alla mente non s’addice
se la luce non l’annoda alle vecchie case
con i vicoli persi in un’esistenza senza tinte
ma forse così si nega un’inutile sofferenza
alla vita che trepida ci spinge.

Dal ponte lo sguardo incrocia torvo il fiume
a tratti placo scompare e dove
al sole flette l’ansa tremulo riappare
per un tranquillo istante di invisibili silenzi
che la vita laggiù ritorna per non morire.


 

 

 

 


122


uomini piccoli


Gli uomini piccoli odiano la solitudine
e stanno tra le cose che non servono
agitando sonagli nell’immenso vuoto.
Stentate parvenze senza memoria
appese al vallo di un fossato parlano
parole fitte del proprio vaneggiamento.
Ravvolti nella bassura sempre più nani
pensano ad una moribonda gloria
per ardere nella vita che li disdegna
mascherati da immortali in una recita
di marionette e teatranti senza ombre.
Con schianti assordanti e secchi riflessi
nello specchio della palude tendono le reti
e tra fumi acri latranti cani tirano i carri
con le loro bare mostrando i denti.
Salutano senza labbra alzando il mento
con lo sguardo di uomini potenti
attardati al tempo in un sole di torcia
per un vento che mai spirò nel loro inferno.
A barbagli esecrandi si rafforza il buio
di un cielo cupo ove non nascono i tramonti
e ogni ape muore senza aver mai portato
il dolce fardello rubato ad un fiore.
Amano donne dai grandi ventri
Madonne parlanti che guardano in cielo
e sfaldano l’aria in bolle senza luce
soffiando per un istante garrule parole
come sonagliere ingorde e pesanti
da riempire il tempo con morti sospiri.
Mentre la luce si scrolla dalle cose
l’ombra tarda lunga accorre
tra i dirupi ove scende il gelo.
Distrutto il tempo della memoria
la crespa oscurità sopraggiunge
dal baratro dove si perde il flutto
di chi fantoccio vi affonda la vita.
Disfatti uomini dalle facce mutanti
muti nemici senza senso
già storpi sì rivoltano morti nel fitto
dei lezzi lasciati al loro pesante passo
e i colori del giorno cupi raggelano la sera
in un carnevale che nega loro l’esistenza.
Nel mondo che cede vecchi i domani
ruotano piccole le ore delle loro stagioni
togliendo al tempo anche la tristezza
di un’antica vita non vissuta.
Ogni cosa giunge sempre nei ricordi
e forse in albe di campane e di pietà lontane
si ricompongono le melanconie dei liberi
desti al suono più lieve di un leggero vento.






























123


straniero


Cede il fosso all’addensato grigiore
dei turbati colori ancora a tratti
sul campo in un aria scesa lenta
accanto al molo dove la noia
batte tra le barche vuote.
Un volo.
È l’ora. Giorno e sera.
Dove tutto è uguale risalgono
rapide le ombre e i cavalli
balbuzienti scompaiono liberi
traverso il campo con i pioppi.

Il sole a schegge sul pontile
s’impiglia alla lunga balaustra
e nell’istante la tristezza
delle donne sulle logge del paese
addita ogni cosa che si nega.

Dai pensieri spersi nel silenzio
ritorna disfatto il sospiro
sconosciuto alla dolcezza
forse la vita è il giorno nella sera
che sempre straniero nei tramonti
ricerca ogni suo diffuso senso.















124


è tardi per i ricordi


Con la grigia ansia dell’inverno
zampano i cavalli sui fangosi campi
e fermi tra i freddi fumi e gli alti pioppi
dove ogni colore della vita è breve
si confondono i stillati silenzi della sera.

Cupo al gelo si consuma l’incerto giorno
negli umidi fossi con una sciocca luce
e sulla bassura si scaglia il cielo con barbagli
rari di memorie in un turbine che raggela.

Anche se la mente arretra ecco la sera.
Bluastra l’aria balugina scura a tratti
con riflessi strani e la pianura accorda
gli scrosci dei canali che sorseggia.

Si vuota appena l’uscio e nella casa
alla polverosa luce di una lampada
un ricordo inatteso avanza…. Ritratto…
..si smorza... Là …nel piovasco…tra le cose.

La pioggia allaccia le foglie morte
e fredda batte con impassibile fatica
il tempo della scoscesa vita… È triste
anche il canale senza le barche.

S’abbuia un po’…..e umida la terra accosta
lo sguardo alle lontane tristezze
con i voli anneriti sui canneti. È tardi
per i ricordi e i cavalli zampano ancora.









125


fiori rari ci saranno


Se tu seguitassi il mio tormento
saresti come il gelo dell’inverno.
E se breve tu vacillassi i miei occhi
avrebbero uno sguardo senza senso.

S’imbarca ogni cosa con la tristezza
per un immenso mare che discende
nel dolce inferno dei pensieri
ritagliati al trepido passare della vita.

Rabbrividisce la speranza…e…
schiava tra la folla delle malinconie
aggrovigliata a spersi amori
per un istante ci sospinge.

Crudele…identica…. ogni sera ritorna
l’irrequietudine con le ali degli uccelli
diversi da quelli che ieri imperturbabili
scivolavano con il tempo altrove.

Se la noia piano uccide
nella memoria si scavano le cose
sedute accanto ai sogni
lasciati dentro senza un grido.
Allora torneranno i giorni
come fili d’erba nel deserto
e fiori rari ci saranno
a riportare l’esistenza che ci plaga.











(126) tempesta


Balugina…. È là… dirama il sentiero…
nella bassura… ove si perdono le cose.
Le ansie di memorie antiche si urtano
con l’irrequietudine della terra.

Ecco…. torna inquieta l’ansa ……
…il gonfio fiume sprofonda nella valle
segnando il tempo che discende
dai nicchi vuoti della nebbiosa mente.

Giungono ombrosi i pensieri nella sera
e il crepuscolo nella notte già si scura
….Le memorie tarde senza tempo
dilagano in un pallore estremo
morenti tra i grumi della mente.

Lo sguardo stanco respinto dalla notte
con un sospiro si spinge nel silenzio
dove insieme ai ricordi della vita
lentamente forse non più s’adombra.

Il profumo delle scorze si confonde
con le stoppie e si trattiene con le cose
…come i rari lumi del giorno nella sera
…… il pergolato già respira l’oscurità.

Sibila al silenzioso buio lo sfuggire
di un treno che s’infitta in una luce fioca
….e forte lontano un lampo avvampa
le pesanti nubi …ed è tempesta.

Ogni architettura cede nel fermento
di un torvo cielo senza volte …Turbina…
…buio…luce…subbuglio vaneggiante
..sbatte il lampo e cupo il tuono insegue
i pensieri risucchiati nella mente…
tutto scroscia.
…...Il silenzio appena …
S’allontana… tutto muto si misura… ma
è tempesta ancora tra le vecchie mura.
127
x files
Nessun gesto rimane tra le quinte
dei giardini d’estate. Gli alberi
giganti disfatti tra le arse case
non si accarezzano più.

Invano il colore dell’oscurità richiude
il torto sentiero che appare sempre
con il fardello di un altro giorno.
Colori prigionieri dell’ultima corolla
in un carosello che non si ferma
si sperdono sulla desolata scogliera.

Svaniscono le voci. Il muro cede
al murmure scrosciante dei verdi cedri
dai grandi frutti già gialli sospesi
nella piana che ampia si allontana e cola
nel cinabro orizzonte su un mare vacuo.

S’impasta avida la folla al fetore acre
in un cielo strano che s’incurva sulla duna.
Il fiume prosciuga invano il lago
affaticato tra i canneti senza vento.

Lontana scompare la paranza discesa
nel basso arco di un mare ombroso
tra schianti secchi e risonanze strane
di un vento soffiato da acute ocarine.

Nuvole di porcellana attingono il mare
aggrappate a un cielo che l’ammorza
e con la piova che rovescia altrove
fuggono passando la marina.

Batte….scava…. la memoria chiusa
a tratti addita le rimesse cose della vita
scevre dallo sguardo che s’acciglia
infitto tra le gore dove la bruma fuma.

 

 

 

 

 


128


il faro


Un tempo breve …
senza fine.
Grigio azzurro mare.
Sperduto scoglio,
con un giro di luce…..
….intorno…..ti allontani
per lo sguardo a un dì
che più non cede.

Ora cielo, ora mare.
Ora silenzi, silenzio……
e…… silenzio ancora …
…….Ora il buio tutto annoda …
S’accordano i ricordi ….
………e la mente sciaborda
memorie vaghe. Troppe
le tante voci.
Subbugli d’ansia e flutti.
Un fitto d’ombra addita
il vuoto delle parvenze
nello scuro tempo
che ci ammorba.

Dilaga lo spazio
alla deriva estrema,
la mente inquieta,
da scomparsi punti lontani,
fila vicina ai ritorni di luce,
che già sulla marina s’incide
la calma delle case.

 

 

 

 

 

128


il carnevale


Sarà l’ora che sfugge al mondo dei maghi
quando tra gli alberi intirizziti si vede il volto
dei domani passare senza tempo.

Non una certezza s’attarda tra le cose.
Turbina la luce e le streghe con lo stame
del tramonto legano all’ardito vespro
i respiri ammassati nell’ora che si accende.

I molti istanti si voltano allo scosceso clivo
e dalle secche siepi al campo dei cavalli
si muove l’eco delle logge appese
alle stanze chiuse del paese che raggela.

Ognuno si è fatto strano e vive senza posa
l’impossibile che per poco lo consola
e con la memoria vuota tra la folla
sulle strade mulina un’invisibile tristezza.

Il tempo arretra e sdegna la pazzia
dai sorrisi stinti e le storie di mezzanotte
maturate a caso nelle strade.
Svaporano slabbrate le turbe mascherate.
È tardi . E al sonno cede la veglia dei fagotti
inanimati ai bordi di una strada senza uscita.














129


…..tutto scorre


Intanto… il piovasco…….
E la terra lacera
mente ai pensieri dell’estate.

Rapido un ricordo alla memoria
nel modo di un barbaglio…
Ciò che allegò al tempo la vita
greve addita ché non fece.

Talora invano brucia chi fugge il dubbio
nell’inganno dell’oblio…..
E il salmastro giunge dalla piana ripa
ch’ebbe spinta alcuna….
Smarrimento. Indifferenza.

Non dura il cielo che s’apre a pezzi
nell’istante che l’ora della sera
dirama la turba nelle case.

Così a stento si rincorre la verità
di tante cose che ci nega il delirio
di chi cerca il domani nel passato.
In questo pensare poco avanza
la memoria che non osa il fitto rivo
dei ricordi con parvenze di marezzo.

E la calma si ridona in quell’ora
che più non piove e il vento spira
tra le fronde dei pioppi bianchi
al margine dei campi.
E si scopre tra le case l’illusione. Forse….
La notte ci sommerge e…tutto scorre.






 

 

 

 


130


la strada


La strada….vecchi bordi ….
S’allarga…. si stringe,
……..uno spiazzo,
sul dirupo un sasso trema.
Scorre, torna, s’affanna…. veloce
la memoria dei ricordi si chiude.

L’incrocio……. un incrocio strano,
distorto…. ritto, in bianco e nero,
rapido lo passo…muto, scende.
Il verde tracima, si fa chiaro,
il ritmo degli alberi s’addensa
……….scende ancora
e ogni ricordo mi sorvola.

Un murmure lieve. Un canale.
S’apre…s’assottiglia. Scroscia.
Di un ritaglio sopra il colle
rimane il silenzio di una casa
nell’ombra estrema
e l’aria ascesa dei girasoli,
che di colori fa tempesta,
imprigiona ombre e luci
nei cortili quadrati delle case.

Ogni cosa ora accanto…… ora si perde.
…..Torna la noia e tutto arretra.

Penso alle logge del paese,
e a tutto…… dietro i vecchi muri
della piazza.
………… Anche a te ripenso.
..Mi distraggo e…….
travolta dal sole, una lepre
incrocia l’ombra di un gheppio
e tutto vano si dispiega
allo sguardo che si ripete appena
là nella discesa ad una serpe
strappata che s’attorce.

Un razzolare di corvi dirada
il campo fino al bosco là dove
si ricompongono le bianche case.

Poi, gli ultimi buoi…..e sui greppi
si svolge l’ora della sera…e ancora
in un tempo placo, una donna
sola, dallo sguardo mesto,
lenta si muove per l’affumicato orto.































131

….i primi silenzi….

S’ascoltano i primi silenzi di un’aria inquieta
...e sussurrano mesti gli odori delle tante cose
di un autunno che ancora non si vede.

Si scorda l’estate e… la nebbia fruga i fossi
e gli alberi allora si scollano dalla terra per voli
senza posa……..
Forse se ne vanno…con i grigi stormi
nel grigio cielo…… frugando l’orizzonte
incerto tra le brume……..

………………………..Ogni ombra vacua cede
ai chiaroscuri attenti di brevi giorni protesi
con la mente senza allegrezza ai ricordi sciolti
negli uggiosi campi della fangosa terra.

E una barca vuota scuote le ubbiose canne
con la tristezza di un onda greve …….fuggita
dal reliquario di acque immote ove affonda
l’amarezza consueta che ci avvita.

Così mi sento come … un vento che stride
tra alberi ignari …..…abbattuti …………
senza ventura………..……...che s’allontana
dal limitare di un orto ove una casa arretra
nel velo di una pioggia che s’infitta sulle cose
con le diffuse amarezze delle vita.










132

I tuoi anni

I tuoi anni……... Il palpitare……
l’isolarsi…..il sembrare …
ti assomigliano ad una sponda erosa
di una marina inquieta che s‘abbatte
laddove si distacca il mare.

Un gabbiano approda da un paletto
a tratti nel salino ad uno scoglio
che s’avviluppa nel cammino dell’abisso
e in quell’istante trema rivolto al tonfo
dell’onda che in petto lo sostiene.

Nubi bigotte nascondono le tue stagioni
ai miei pensieri e il respiro si ferma
invano nell’attesa…che brine le respinge
nei silenzi di questo mare che l’accozza.

Sullo scoglio…… L’onda abbrevia….
Sbatte ….mi tormenta…….e già si ritrae
con il dubbio moto della tempesta.

Così s’impiglia in questo mare il fiume
degli eroi senza scia.
Scade il tempo e si volta nell’indifferente
il mistero della vita che non convince.












133

nel giardino……..vanno ancora

Un bambino ……il giardino …..
le peonie, le dalie, l’arco delle rose
e le campanelle suonare
il mezzogiorno sempre
per il bosco di gelsomini sul viale,
gialli, bianchi, i gigli … colorati,
le bordure tra i sassi delle lumache
e il pergolato dal riverbero dorato
sul tavolo di pietra venuta dal mulino.
Dagli occhi celesti la Nonna, ferma
nella sua mutezza guarda
il Nonno, sul cancello di legno,
attaccato con i cavicchi allo steccato,
per la passeggiata nel paese.

Un trenino di formiche,
sul muretto la stazione, la galleria,
il magazzino con tanto grano
e il chiacchierio da lontano
tra le foglie della vite ….Un saluto
alla stazione e dal magazzino vanno
con l’enorme fardello di un grano.
……………………E vanno ancora
.….senza la Nonna e senza il Nonno
e senza Tanti …… ancora andranno.



(IL GIARDINO DEI NONNI -1953)




 





134

Da qui i sogni…

Un fosso……..le grandi foglie …….
……….Il tepore di una natura muta.
Appese alla d‘orata luce di quell’ora
che la mente s’acquieta …nascoste….
in una coltre evanescente….le memorie
di ricordi lievi tra felci e acque,
……………………………..dolci dilagano.

In questo piccolo mare, dai grandi ombrelloni
verdi….. il vento non addensa nubi e…..
le onde dalle tante tinte …fanno l’immenso,
dove chiudere gli occhi non è morire…..
………….ma sognare, sognare …..sognare.

Gocciola lenta, da questa volta immota,
mossa appena da sottili respiri, l’esistenza
di una terra solitaria senza tempo,
ove ogni reliquia scompare con un volo
che si perde nell’eterno. Si vive un istante.

Da qui i sogni… le storie…il fuggire che ci salva
dai silenzi inanimati e dalla fine che ci inquieta.
In questo mare i segreti sembrano più vicini
alla verità come i grandi girasoli al cielo.




Ricordo del fosso Cauzzo
ricerca dei funghi tra i castagni –1959/60









135

le amiche - torresina 1954

Le amiche, le risate, i miei muti strilli,
i grandi alberi delle noci. E la ferrovia senza fine
svaniva evanescente nell’accecante luce
di un meriggio di una lunga estate …
…..Un ricordo…..

“L’afa pesante sui binari. E l’amica bionda
per gioco si sdraiò e traversa rise.
Martellò nella mente il rotare di un lontano
treno…… Chiusi gli occhi , li riaprii, strillai,
la guardai, corsi, la tirai per la mano,
ma lei rise, tutte risero…… Mi fermai muto…
si alzò e quasi pentita si s’allontanò sola ….
I visi s’ombrarono. Le risate si spensero.
L’afa rimase silenziosa.
Le amiche sedute dalla pietra s’affacciavano
lontano cercando il treno.

Rifugiato nei miei piccoli pensieri, mi chiesi
il perché delle cose e nell’attesa della gioia
di casa, sorridevo……. Il gioco era finito.
Giunse il treno, attento lo guardai, lo toccai
e lo vidi ripartire con me solo. Le amiche,
sui binari dei miei pensieri, mi salutarono
restando con il loro stupido segreto.”

La ferrovia svanì per sempre, le amiche,
qualcuna la incontro, qualcuna la ricordo.
Erano le amiche della zia.






(dai resti della ferrovia – luglio 2002)
 

 

 

 



136

la strada nella risaia rossa

Sulla strada… l’asfalto …..i tuoi piedi già….
….nella scia fumosa di un auto passata……..
Corri, corri ….. corri ancora….. Corri..……
Stanca e Estenuata…ma un po’ corri ancora …

… Ti fermi perduta … Quella strada….. preme …
brucia ….. senza orme. Ti volti…. un buio..
le vicine bombe…. forse là vaga la vita.
Con quegli occhi, grandi, bianchi , rossi , spersi
insegui quello squarcio senza fine, che…..
come …. il grembo di una madre ..ti riprende.

Il tuo sporco, si sbrindella nel bruciato
di quella ch’era una bianca veste.
Smarrita.. piangi ……..e smarrita
ti smarrisci………e piangi…
di tua madre, di tuo padre, dei tuoi fratelli, di te.

Le tue piccole secche gambe, nella risaia…..
come steli di riso, ondeggiano e……. all’intorno
il verde si tinge del cinabro di ogni vita …e
tu affondi forse ove c’è il sangue di chi ti fece.

Stanca….Lo smarrimento….Accanto ad un morto muori…. disperata…ogni volta che in quel morto
vedi la tua vita.
Non chiedi, non piangi, non urli. Muta. Non credi…….
Ti volgi all’acre fumo e aspetti una sagoma sporca,
un cane, una speranza…………..
……tua madre e tuo padre e i tuoi fratelli e te.
Una bomba, un tonfo, uno straccio di gamba…..
e…la vita …. Addio … Bambina …Addio.



(una foto in TV- luglio 2002)

 

 

 

 


137

Chiaroscuri d’inverno

Chiaroscuri d’inverno. Gelido pattume
di una stagione che raggela l’anima.

Alberi pesanti.
Laterali grigio scuro di un cuneo di luce
che ampio sprofonda per una lunga strada
nell’atono sfumare di una lontananza
che lo stringe.
Forme in bianco e nero…luci….ombre…
…opache simmetrie….. nature morte
per i rigidi equilibri di questo inverno.

Il venire lento di un uggioso ritratto
di un passante trascina nella fumosa sera
un insolito riflesso che si spezza lucido
sulla grigia tavola della camera oscura
di questo mondo fatto di stampe antiche,
piatte e morte.




(Henri Cartier-Bresson- Viale del Prado 1932)


 

 

 

 

 

 


138

paesaggio d’inverno
(l’indifferenza)

Inverno. …Linee opache…. incerti contorni
..macchie scolorite ….e nei grigi astratti
di morbidi spazi, tra sospese brume
e chiare ombre……… il lento trasparire
della vita dai folti grigi …in un piatto fluire
di chiaroscuri si mostra e si racchiude.

Un marezzo nel lago….
……………………….un segaligno volo,
ripetono irreali orizzonti fitti di memorie
fragili …sfuggite a un più freddo inverno.
L’indifferenza…..
(monologo)
L’indifferenza….. si l’indifferenza…..
L’ indifferenza di quel mondo squallido,
fatto da inquietanti effigi…..
monocrome…. impietose….marce….
Dove il silenzio ci sfibra e lo smarrimento
dilaga …. Dove ….
dove le spalle non tengono ….e un vuoto
….arido… asfissiante….oscuro…………
ci riempie……e ci consuma.
Là….non esiste.. il voltarsi…… Il guardarsi
non esiste…….. E il parlare è l’inganno
di una voce muta….. Muta e sorda.

Si scioglie la coltre ….lenta
……a un sole che piace d’inverno. Nei rivi
dirada la bruma che stride.
Il tempo muta, l’indifferenza s’incrina.
S’accendono le smorte luci di una vita
nascosta che ci riprende e freme.


 

 

 

 

 

 



139

la preghiera

Lunghe grigie tele ………ondulate……..
…… crespate ……… piegate,
e seduti…neri fardelli senza luce………

Statuarie immagini….
Durano…….. immote……….affacciate…
su una piana di brume, di fiumi, di case,
dai monti, in un cielo di nubi…..
sì fatti grigi…di lontananze, di ombre,
di luci….Di pensieri.

Pensieri, stremati…… finiti, …staccati
alle memorie più remote …. più ignote.
Le braccia, secche, schiuse…piegate…
traverse ai monti a un sole che dispare.
Amara nell’anima ognuna prega ….

Permane inquieta la dolcezza sulle cose
posta ad arte in una grigia griglia
da scalari orizzonti di spazi immensi.
Il canto vaga e si allontana nella piana
in quell’ora che muta nella sera……
e si scioglie tra i grigi il grigio di un cielo
che s’inarca dai bui lontani dell’inverno.


 

 

 

 

 


140

lo spessore del silenzio

Equilibri muti……armonie.
………Sfumati contrasti.
Una luce diffusa ….. pone
……….montagne e cielo….
sugli orizzontali di una spiaggia
nello stesso quadrato.

E dalle brumose acque
una sottile memoria si distoglie
al sussurro di un alto volo
e si scopre l’ora nel crespo
di un fitto ricordare che stilla lento
dall’esteso spessore del silenzio.

Tutto si stringe al tuo ricordo
che si solleva da folto grigio
della grande piana dei cavalli.

Allora lontano si scorge breve
il segreto di questo amare
che c’intreccia e non ci abbatte
ma conduce il nostro vivere
sull’anello di una silenziosa
giostra sempre distante
da quel perno che ci avvita.


Osservando una foto
Su “diventare fotografo” Garzanti.






 

 

 



141

irreale immenso

Delicate lontananze……. luci…..tinte
.. …… chiare nubi in cielo.
Infiniti ……..i tanti colori ..……forse
…..…apposta dimenticati dal tempo
in quell’ora … per un irreale immenso.

Mosso.. l’intorno…. nella trasparenza
delle cose …si scuote…. alle mitezze
e lieve si incanta alla divina differenza
del tuo sorriso che dilaga oltre il cielo
a placare le memorie antiche.

L’ora dei silenzi serba l’eco della vita
e al disgiungersi da questo immenso
………….. breve la sera si colora ….
e così ….s’abbandona il camminare
dei pensieri …….nell’irreale…… dove
i sentieri s’allontanano…. tra il tepore
lilla di infiniti fiori. (di un infinito amare)

(Dedicata ad Ivana -19-07-02)



 

 

 

 

 

 

 

 

142

silenzi inquieti

Un muro…..….. le tante cose
la calcina….. il tempo.
Il tormento……. Un viluppo
di memorie…. E silenzi inquieti
sussurrano ai tepori di un giorno
che già languisce…….

………………………..Tu menti…
e non reagisci…e menti ancora…
Fiacca t’allontani e lenta approdi …
dove il vento muore….

Esistenza… ora livida e ignota…
perdi la ricchezza che ti spetta
in quest’ora ove si scordano le tinte
di tramonti incorniciati …..
da aquiloni stanchi e senza meta.

E allora ancora …..un muro
ti chiude….. nel tormento
con la calcina della memoria
che avviluppa il tempo nelle grigie
foto di un mondo antico… cupo
e morto … orto di rovi e sterpi
ove fitto il buio s’atteggia
sugli erbosi con informi passi.

Si impone e non si perde chi
innerva nel dolore il riscatto
della vita che oggi non si stacca
dallo scoglio perso in quel mare
torvo che ci scuote.




 

 

 


143

l’ineguale

Il buio…. dal vano di una porta
discosta s’incide alla tua luce
che dilaga diseguale tra i persi
chiaroscuri della memoria.

Le ombre allungate si avvicinano
e mi sfiorano con il tepore
dei ricordi, barlumi di un tempo
innocente e mago. T’amai tanto.

Ti vedo … ti sento….immota,… hai
ragione a non gioire in questo male
che addensa gli avanzi dei grani
per i baccanali dei miseri …..
afflosciati tra le messi dei ricchi….
A stento si trascinano nel frigidario
chiudendo gli occhi per ricercare
tepori ignoti di un’estate sconosciuta.

I gregari della morte… ignavi …sordi...
coltivano il solco dell’indifferenza…e
sull’orlo dell’inferno bruciano il tempo.















144

indenne

Lento mare anche tu sprofondi
nel tuo abisso e la luce dirocca
nelle braccia di immensi bui
di un fondo senza perle.

Dal tuo rimescolare spicca il vento
il furioso gorgo che ti oscura
e ti ferma il gelo dove all’azzurro
è più vicino il giorno che dilaga.

Di sponde ignote… infrangi il tempo
e t’allontani nel silenzio ….. ove
per me è tempesta.
Come ricciute onde incollate al mare
i riversi pensieri vanno….senza orme
ma l’onda che non s’avvede
si stacca immensa e greve affonda.

Ti squassi, ti plachi, ripensi…..
furioso e quieto, di verdi e di grigi….
impetuoso e spossato…..
Emergi e sommergi …e così, indenne…
tra i sussurri odorosi della vita
ti rifondi senza fermento… discosto
dalle arse messi e dai bocci chiusi.












145

caffè….diversi

Sulle vetrine lustrate rimbalza
il sapore del caffè fatto, velato
da tiepidi fumi colorati dalle rosse
labbra di donne di cartone
sole e accompagnate.

Ultime propaggini di una vita
nella rumorosa desolazione
di una piccola stretta strada
in scomposti arti arrampicati
nel fumoso gelo di un cupo bar.

Tazze stampate da bocche
ciarlatane, rovesce alcune
al tremore di una mano persa
macchiata di fumo
e con risa oziose ombre
flosce stagnate in un angolo
cedono le memorie
all’estremo delirio della vita.

La porta si apre… si chiude..
Volontà assenti … offese..
Nulla cambia e….quale essenza
tra le cose ….ignota si volta
e stramazza senza pace.


Osservando la foto
caffè Florian – di F. Roiter










146

…..non è sera

Forse non è un tramonto e forse
…..non è sera.
Ma il rosa di un cielo strano…
colora il mare ……E loro lì,
dalla scura panchina verso il nulla
con lo sguardo che non s’avvede.

Pensieri assorti, diversi ….
e con i sussurri della mente vanno
alle lontane solitudini di un marezzo
ove nulla che attende è inquieto.
E in questo vagare si consuma
anche il duro scoglio che scompare.

Colorate tinte …di suoni ignoti….
e nella dolcezza di quei silenzi
languisce il tempo per un ritorno
che non s’addice all’allegrezza.

Così…. grava una paranza oscilla
il suo tornare al taciturno asilo
che porge allo sguardo spento
la marina di un mondo bieco.
E allora Tu lontana …… riappari
nei miei pensieri…..e mi manchi tanto.


Osservando la foto
Laguna 1981 – di F. Roiter
“Tre monache sedute su una panchina guardano il mare”





 

 





147

uomini

Furiose acque scendono dai miei fiumi
nell’immenso mare ove ogni cosa affoga
e nello sfuggire dalle smorte luci si perde
fugace il senso che dentro ci divide.

Forse sul bieco schermo dell’eterno
il futuro del domani è già passato
per lasciare con il suo segreto il soffrire
che c’insidia con un’esistenza inquieta.

La terra ancora brucia l’ansie del creato
e tra fuochi e fumi s’assembra lacera
al fluire di un tempo oscuro che la minaccia
protesa nell’ignoto per il sommo affanno.

Un giorno i girasoli la colmeranno
e al gorgoglio di azzurri immensi la realtà
svanirà in un mondo che non si vede
per ritrovare tra le sommesse cose …gli uomini.















 

 




148

i stupori della vita

Un telo immenso.. scialbo affardella il mondo
che come un fantasma fuggito dal passato
vaga tra gli erbosi di un tempo che affolla
il gelo su una fittizia vita che non si turba.

Così la luce induce a cercare nel buio
e scopre in un barbaglio il groviglio delle cose
ma nulla ritrova che dalla mente sporge
e al cuor non nuoce…
……………………..Una pallida presenza.

Sommesso.. lento.. s’alza l’aroma della vita
dalla veste che si scolla …..e ci scompiglia
furioso il lampo di un pensiero che ci brucia
senza scampo. …
…………………………e il respiro arretra.

Per un istante ormeggia con frenesie mute,
ai rinati frutti dell’antico melo,
la traversa onda tra le secche….. che
percossa da un mutato mare… sulla marina
si consuma tra gli astratti stupori della vita.

L’ombra dell’amante si ristora nel buio asilo
dei ciechi tra una folla primordiale ….
briaca della dolce ambrosia di voli pagani.
Se ne va ricolma dall’informe passato
e sicura si ridona nel quadrato delle venture.







 

 

 



149

sciarade

Stinti colori di un giorno d’ombre
figgono i pensieri…..
………. di un vagare di memorie,
in una terra di sciarade.

E con l’incertezza di un istante inquieto…
si trascina nel silenzio il tardo tuono
che il lampo spinse…

Guarda …..ora l’ora si muove lunga
come l’alga in un gorgo chiaro
riversa al tempo che ci brucia
nei riarsi silenzi di una rara quiete.
























150

Melanconica visitatrice …

Melanconica visitatrice …della sera…..
Ho dimenticato la solitudine del tuo corpo
e il timoroso cigno che in te amavo,
per non soffrire nel silenzio la tristezza
di un ricordo dolce e inquieto.

Ma attendo l’ora dei silenzi..e indolente
ti verso nei miei pensieri per un bruciare lento,
e…. eremita nella notte ti chiedo
di non lasciarmi andare … con gli schiavi
dei crepuscoli morenti di un acerbo tempo.

Un mare che non sembra ti nasconde
e invano getto le reti dei miei occhi
per cercarti…….. d’improvviso piccola.
Ti scoprii lentamente e rara ti nascosi
nei miei sogni per un futuro temerario
ma cieco mi scostai su quella avara via
che ci allontana dalla ricchezza della vita.

L’amarti mi forgiò la passione in petto quando
di te incise quello che ora mi consuma
con l’invisibile fuoco del tuo effuso sentirti.
Quel che si vive di questa assenza ..amor mio
nasce dall’eterna notte … e vive….. finché
la mente si spiega al sonno, e muore.






 

151

proda inquieta

Tutte le cose sono piene di te.
Gocce d’argento in mare, ti cerco…..
e con il vento….. errante inseguo
i tuoi gabbiani tra flutti e isole lontane.
Ti amo.. solo ti amo.

Solitari sorrisi, come lontani baci smarriti
nei tuoi silenzi senza amanti.
L’aria trasparente, morente, si stinge
e si colorano le tristezze, sulle rive
del tuo tramonto senza oblio. Scompari…
e raminga in un mare che si attacca al cielo
la mia anima fugge ancora per baciare
i tuoi occhi perduti tra le stelle.

Il mio vuoto s’empie di occhi e baci,
scivolando sui tuoi viventi deserti
tra seni e delizie, fonti e primavere.
Proda inquieta, di tempeste e lucentezze,
che l’amore possente invade.

Con il delirio della coscienza, percorro
i tuoi campi, i tuoi monti, le tue valli,
e senza ansie raccolgo le tue spighe
e mi perdo nei tuoi oceani d’oro.
E li ti aspetterò per amarti sempre.






 

 

 





152



l’ultima estate

Logora carezza di un deserto amoroso
in quel nulla di un’alba che non torna,
mi trapassi con il tremore del silenzio.
Incido il tempo e non dico nulla..d’inutile
agli istanti inutili. Mi parlerà di te la notte.

L’aria supina di bocca in bocca si fa muta
e di quell’albero non si sfiorano più le foglie…
nell’ampiezza del silenzio che l’ingombra.
L’inganno è nell’aria e in paziente attesa
ci siede accanto con vecchi pensieri.

Improvvisa …………ultima estate,
senza forme ti affacci
in un autunno già imbevuto di ricordi.
E il respiro si spezza al sapore spento
di un caldo finito da poco ………
…………………e tu….. torni trascorsa.


















 

153

lo scoglio nella risacca

Potessi almeno piangere dai miei occhi
quello che piange il cuore,
traverso al tempo…. sconfiggerei il silenzio
e dalle secche fronde ti scoprirei
al chiarore di un amore senza nome.

Rimani …ora…..
Affanni inquieta di salvezza il giorno
per una vita che oscilla fra i mille ritagli
di un corpo d’arpa esploso
nell’arco di un cielo incandescente.

Taciturna reclini le sembianze
di raminghe ombre con la chiara luce
su un mondo che reclama ogni moto.
Ereditasti l’alba …e la sera…E la notte…
ti rapisce nel sigillato cielo.

Trasparente la vastità di te m’insegue
ove il rivo delle memorie scende
come il falco nella caccia. ….. S’apre l’ora
nell’attesa del delirio ….. In se trascina
la certezza di questo mio sembrare
che ogni istante si dissolve e poi riappare
come lo scoglio nella risacca in un cupo mare.












154

la vita di sabbia

Mare che mi irrighi.
Vuota le mie ansie nel tuo abisso.
Oh agile brezza scopri tra le marine inquiete
la tremula selvaggia riva che sempre inseguo.
Che sia aspra o piana …..è rossa pietra.

Dolce è l’ardere che mi incendia e atroce
il freddo vento che oltre mi sospinge.
Ti inseguo come tu mi sfuggi.
Ma t’inseguo ancora … Ti amo amore ……..
e con il mio bruciare t’incendierò.

La tua assenza…. e la notte ti somiglia.
L’abbandono è l’affilata arma del dolore infinito.
M’avvolge il crepuscolo di questo tuo sembrare
che si dissipa nella mia tristezza.

In istanti eterni risonante è il dolore che s’annida.
Ti sento e appari… ti rivedo, immagine morente.
Ti porta in bocca il vento della mia solitudine.
È la sabbia che torna al mare.















 


155

le tue braccia

Vorrei le tue braccia e poi abbracciarti.
Abbracciarti e amarti ……amor mio….
e poi ancora ..amarti….e…..
amarti ancora …per amarti sempre…e ancora.
Ti vedo passare perché non fossi solo nel silenzio.
E scopro la mia tristezza.

La tua bellezza è spiga di ogni messe
e inquieta …sei brulichio del mare.
Ti avvicini, ma sei il vento che mi sfugge.
Fiume dalle strette anse della mia tristezza.
Crudele nulla dei miei pensieri.

Qualcosa mi scuote, e ti stringo…ora
poiché è fatta di te ogni cosa …...Sei la proda.
Perduta tra mille occhi, due occhi soli.
Prigioniero, mi stringi con una corda che non cede.
Dolce prigionia il tuo impalpabile esistere mi diede.

Fossero piccole le tue mani così grandi
sarebbe la sofferenza in ogni riva per me uguale.
Il tuo bacio al sapore di questo mare si aggiunge
ove mi lascio navigare alle tue pieghe vele.
Oh amore, dimentica il mio dolore. Lasciami andare.










 




156

ti cerco

Ascolta … l’aria si spezza… il vento …..
un pianto di farfalle …ma forse un canto
…… o forse solo un’invisibile dolore
che soffia tra alberi senza foglie.

Ti cerco …. in ogni cosa,…… ma sempre
il petto è un vuoto grano.
Solitaria amica …lasciami ora …...
lasciami amare questa esistenza
ignara al germoglio di quell’amore
che al fluir il fiume ne crescerà le messi.

Trasparente così riverbera la vita in bocca
al vento dalle mille spighe…..
con messi e grani di un tempo che ci ripete.
Allora ti seguirò dimenticando ogni ferita,
al di là di quel silenzio ove romba il mare
e la luce è fatta da ombre rare.
Oh amore, l’esistenza ci avvita nel legno duro
di una porta chiusa da un sigillo che non cede.
E il tempo ci sentirà morire se all’insistente
tuo e mio bussare la stessa non si potesse aprire.
(non si aprisse.)














157

ora davvero ti amerei

Anche in questa esistenza …di ombre e inganni…..
mi accompagni ogni sera……..
…. E’ l’ora dei sogni…..
Ma Tu non morire……. Ti prego non morire….
Su questa terra non c’è arena per il mio tormento.
Distruggerò il mio dolore e questa strana tristezza.

Fermerò il cammino di questa notte inquieta.
Gli ampi passi s’abbrevieranno alle tue carezze.
Con le mie mani busseranno alle tue porte le mie ansie.
Per amarTi …e amarTi ancora …..

Ciò che dentro geme sale con vibrare intenso
per ordire il tempo al desiderio che si spande.
Ti amo amore……..Ti voglio amare…
Unisci ai tuoi pensieri…questa vita che m’assale
e in una ghirlanda di vento e fuoco …bruciami
con la tempesta del tuo dolce amare.

Ogni dirupo sarà lieve e ogni ripa proda quieta.
Nel tuo chiarore il mio fuoco è il sole
e nelle tue braccia d’infinito s’empie questo amore.
Un fiume in piena sarà ogni giorno che straripa
vino e ambrosia per gli amanti.

Oh ..se potessi amarti lungo i muri in una sera
senza la luna!
Scalzo potrei amarti su questa via.
Potrei averti al crepuscolo quando ogni cosa muore
E i tuoi baci in ogni luogo dove sei e …..Ti amerei…
..ti amerei..

Scalzerei l’angoscia tra le viti della vigna
nelle tue braccia in una dolce aria matura d’uva.
Fermerei il tramonto per ascoltare i tuoi lamenti
nel legarsi in questo viaggio senza tempo.
Ora davvero ti amerei.

 

 

 

 


158

questo amare

In un’aria di capezzoli e seni …..ti inseguo
con l’età acerba di chi s’attacca al petto
per fame e amore.
Mi scopre un bacio tra mille baci
al tremore di questa vita che mi scuote.
S’aggrappa l’ansia che invano sfuggo.
Di questo pianto ogni ruscello è un fiume.
Il mio sangue è lava che arde e brucia.
E mi sommerge senz’ombra questo amare.

Domani ti amerò , dicesti , ma ora no .
Così questo amore mi riempie e mi estingue.
Ti grida e ti risponde …. Ti amo…
come un faro senza mare……
………………in un vento sempre immoto.
Oh amore , immenso e ignoto……
…………Sei lama e sale di questo amare.….




















159

camaleonte azzurro

L’ora insolente sporge da ogni cosa
e continua l’ offesa del silenzio
con le sue forme prepotenti
come i fantasmi di memorie lontane.

Sprofondato nella mia pena
seguo la noia dell’assente fremere
e mi scopro inerme tra i freddi sapori
di un istante senza passioni.

Prigioniero…perso…. chiuso
con il mio pensare che folleggia
nel tuo giardino senza fiori…
brucio all’ironia del tempo.

Oh amore…quanto soffrire… è invano!
Questo sonno è come la morte…
segna d’oscuro il bianco dei sogni.
Del mio patire ..la dolorante tigre.
E ancora Tu …Camaleonte azzurro.
Il tuo venire è un crudele delirio.













 

 

 




160

amore

Un sottile crespo …..scompiglia l’aria
e il volo degli uccelli s’attarda sul grigio
sfilacciato dei canneti …
……………….Vicina la pioggia incede.

Niente si distrae al greve fermento della sera.
Tutto s’ordina e inquieto attende…E io..ti penso.
e ti penso rapito da questo amare che dilaga….
come l’ombra di quest’ora che turba il giorno.

Ti cerco, ti sento, ti vedo, ti tocco, ti amo….
Ti amo……ti amo si …. Ti mordo… mordi…
E morde questo amore …
il corpo…gli occhi… la mente …il cuore…
….la noia …il dolore….
…………………….morde e mi lascio amare.
E così ti amo …. è bello amarti …Ti amo e...
ebbro dei tuoi dolci tormenti ….ti attendo
per fuggire come eterni erranti senza tempo
oltre il muro dell’angoscia.



 

 

 

 

 

 

161

sussurri

Con una smorfia invisibile vicine
s’allungano le ombre di ogni parvenza
nell’ora di un cielo che crolla. La vita va….
e cammina inerme ove fugge il sole.
Le case sbiadite si intrattengono
nell’ultima luce rubata a questo giorno.

I pensieri solitari,.... dal frusto passato,
dove a stento tu nasci e ti consumi,
sgretolano sullo sfondo ogni certezza
di randagie forme senza vita.

Le tue parole, un canto, un pianto.
E già avanza quello che più rimbomba
in questo mondo di cartone…. Strani..
Sussurri…..Silenzi…. e una mitezza inquieta
abbandona su ogni cosa la tua ricchezza.

















162

logora tristezza

Il tempo più non tiene questa memoria che
nel crepuscolo di un breve sole è già cenere.
Tu …lontana…stinta…Non ti scorgo eguale.
.…Sgualcita e antica…..Mesta o lieta.
Allontanati. E lascia tra i silenzi la mia mente.

La malinconia si confonde alla tua ombra
per un pensare che grida a un passato
che si tira per la cruna …..senza speranza.
Ti chiedo poche cose per non svanire…
Questa nebbia mi tormenta…
Silenziosa l’angoscia trattiene il suo volto
in un tardo esilio……. e l’oblio m’afferra
con il lungo singhiozzo di un’onda vuota.
Una notte inferma scende per riportarmi
dove le cose non durano più di un bagliore.
Niente mi dispensa da te….logora tristezza.

















163

il viaggio

Nelle sere quando la vita rimbomba
un pensare stanco e tormentato
m’imprigiona con la tua assenza
tra gli invisibili grovigli del passato.
Il giorno sfolla nella notte e l’ansia
approda in chi fugge senza memoria.

Resiste più rara la tua dolcezza
finché un sottile soffio lento cresce
e un vento solitario mi riporta dove
tra tanti spiragli il buio s’assottiglia.
È un breve durare. Disfatto si consuma
nello sguardo arreso tra ombra e luce.

Un viaggio sempre uguale nella noia
antica che nulla muta di questa vita.
Non si ritrovano le passioni inquiete
e la mente dai silenzi non s’avvede.
E ogni cosa poco attenta si allontana
dove il giorno si scolora e muore.

Niente si schiarisce. Anche il tempo
senza forme avanza mendicante
e nei crepuscoli lontani nulla avviene.
E con ogni certezza ramingo mi dissolvo
nei persi silenzi di randagie tristezze.

Così a tratti il viaggio continua muto
e lento tra le alte case ozioso
s’accosta al sole con aquiloni di carta.
E il fluire dei ricordi avanza da un gorgo
antico che mena l’onda del futuro
con suoni e odori di storie passate.




164

la tua immobilità

Mai il tempo ti scompone contro il cielo
e mai lontana fuggi dalle vaganti cose.
Distesa e sommessa ti sfiora la luce
e dissolta risplendi della tua quietezza.

Ma un vento che soffia leggero ti spinge
tra mille spirali in un mare senza fondo.
Sommersa gorgogli e un’immensa riva
ti respinge come un naviglio senza vele.

Alga che ti allunghi all’onda che si muove.
Senza strapparti t’alzi e ti ritrovi tremula
che già t’impegna un gorgo cupo o lieve.
Ma per te il mare non è l’onda senza pace
che t’avviluppa in avventure derelitte.

Quel che più ti brucia è la sembianza vuota
del fumoso abbraccio della vita.
Tutto pare e nell’ombra a stento tiene
quell’istante raro dell’ormai passato.
E si riscopre la furia astratta di un mondo
primordiale che oscilla in alto sotto il sole.

S’innalza un muro d’incertezze e spinta
nel futuro vedi vagare fredde forme
in acque ove il nulla ristagna e cresce.
E malferma t’affretti indisturbata
con la tua immobilità nell’assenza delle cose.









165

..un arazzo antico…

Stasera il silenzio si stende sulla terra
con un vento che sfilaccia il cielo
e la luce non tiene i lineamenti delle cose
che si orlano di un’inquieta dubbiezza.

Mentre un cortile affonda in un’aria solitaria
tra i ciuffi delle canne un tramonto
senza tinte mostra l’ansia delle memorie
che riporta il tempo. Gialli s’affollano
i curvi girasoli in un campo a tratti d’oro.

E tornano le argute voci come tenui lame
a scavare nella mente rare aride certezze.
Un bagliore appena da una finestra chiusa
taglia il buio in una stanza e scopre ogni trama
di un arazzo antico appeso ove la luce muore.

Trame di piume… di rami… di case…Storie …
un immenso mare di onde e di spume.. di Te..
che incedi e nulla t’adombra…oltre il ponte
ove sgronda l’azzurro di echi…e di voci
e l’aria è chiara e tutto forse è pace ……ma…
Tra un po’ tutto sarà triste…….Perché?
Oh dolce trama di un arazzo che si sfilaccia!
Perché …..anche tu scompari?…………












166

una sera

Un giorno di tremori di lampi e di tuoni
s’avvicina alla sera in un vaporar di miti colori
disciolti dall’infinita tempesta …..Ora paga….
lontana sussurra ancora in un sottile barbaglio.
Arriva la sera……..

S’ascoltano i rinati suoni di tutte le cose
e un lento gocciolare è il sudar di ognuna
sfinita nel grande tumulto da un’immensa fatica.
Prima smarrita …..ora riposa…….
È sera……

Così m’appare la vita…. Anch’essa alla sera
ai radi spiragli di un faro lontano mi scopre
immerso in questo mare dove quieta riposa
e nulla muore nel dolore di un moto breve.
Nella sera….. resta la pace…..

Si ritrovano allora le smarrite cose
in un ricordare che ci specchia oltre la morte
ove ogni eco rimane senza confini e si muove
di più ancora che la vita in questo giorno.
Bisbiglia appena…. muta la sera…..














167

Odo avvicinarti…….

Odo avvicinarti sola ….
..……………….quando la marea viene
e discende il mare e tutto si scompiglia
nel rosa di un sole che muore
..………………in un infinito senza luce.

Attendo il tuo ritorno…..
Da quel punto invisibile che mi confonde
………………………….giungi…. oh sera!
Ogni ricordo in te s’infitta…
e mi disegni di nuova vita il tempo andato
forse per urtare la finta luce che non dura.
Una fiamma brucia e mi consuma d’allora
che nel mio ricordo è più viva di questa vita.

Il giorno è in fuga e più non torna
e tu sola appari…. e in questa oscurità
spingi il mio pensar dove non resta
l’avventura che distrae la mia memoria.

Ogni rumore cede all’esile sussurro
del tuo venire che lungo oscilla
su questo scoglio che mi prende
ma solitario un soffio irrompe tra le stelle
in quell’ora che ricompare ogni tristezza
e spegne il fervore con un buio passo.





 

 

 







168

attendo il bisbigliare …..

Come la zolla di un’aspra terra
si stacca acerba l’uva nella vigna
tra le incerte dita di un autunno
già esule nel freddo dell’inverno.

L’infinito scopre di solitudini
un consunto istante
e un agonizzante orizzonte
dal sole scolorito cede
un sonno infelice che mi turba.

Nascosta attendi consumata
un sospeso sogno smemorato
che già l’oblio sgrana nell’ultimo lume
di una stagione che scompare.

Sfila una schiera di nostalgie
fragili illusioni in un mare di tenebre.
Mi vengono a ritrovare questa sera
per un silenzioso viaggio nella vita
sfuggita a una cecità qualunque.

Ferma a un passo l’inquietudine
raggruma l’aria come fosse
sangue della stessa terra
in cui si scava questo abisso.

Muta la malinconia la dolcezza
come muore la foglia al ramo
e in un deserto di silenzi attendo
il bisbigliare dei grandi fiumi
dalla mitezza dei tuoi occhi.




169

….partenza…

È pomeriggio …piove un po’.
La stazione inquieta …E mutui sguardi
muti a un treno rumoroso …
e una partenza ci sconcerta
presto la mente
con la tristezza di un piovoso giorno.

Un silenzioso grigio vuoto
inghiotte gli occhi spenti
come stelle in un mare di buio.
Un deserto si specchia uniforme.
Non è rimasto che il rumore…
e ancora rimbomba lontano
tra le memorie fatte da poco.

L’istante straziato si prolunga
naufrago nel silenzio
di un abisso che non si vede
e lento il binario esule ti ripete
in una stazione sconosciuta.
E dalla perenne scia del tuo andare
è riapparsa la notte.

Irruente riflesso dell’oscuro buio
la solitudine… mi trapassa.
Perché soffrire se non torni?
Arcano vagare….. Schivo male
ora persistente ora vago.
A stento nella passione s’acquieta
del superstite la vita che non teme.







170

….vagare….

Di questo vivere un’immensa pena
uniforme ricolma l’aria di impalpabili
fattezze per una veglia inquieta.
Ti spaventi e già brama del passato
a un assopito soffio ad essa tremi.

Alle fitte verdure di distese silenziose
vanno i tristi fiumi dalle rive ombrose.
L’immobilità deserta di un immutabile
tramonto ormai non ti aggrada
e tra grandi vuoti si perde l’esistenza
ove non nasce il sorriso che ti inventa.

La sera reca il buio e con il rimorso
della luce reclini nell’immenso
per l’ordito tempo che si rinviene.
China scompari con un altro giorno
e niente di te rimane.

Leggera naufraghi con i tuoi pensieri
nel destino di questo nulla astrale
e ascolti il lamento del deserto
che ogni mattino si risveglia al sole.

E immobili le ombre vanno nella quiete
di un’astratta luce mentre t’infiamma
ogni tormento nell’ora che si svela arcana.
Randagia Terra … randagio t’inseguo
in questo vagare tra i tuoi segreti.






 

 

 

 



171

…sospeso. ….

Sospeso tra le sospese cose
vago il vagare mena memorie.
Oscilla una pioggia fitta e fina.
Ogni istante martella il tempo
come il cuore in gola.

La pioggia ancora cade.
Si placa. L’indifferenza nella strada.
La terra ha sete…
Aride storie...Ha sete la terra…
Un deserto di silenzio. Si vive un pò.
Un grande deserto. L’immenso vuoto.

Per tutti i mari ti rincorro liquefatto.
La pioggia casca ancora.
Fredda. Mescola le cose. Opache
nuvole in un inutile giorno pesano
tutte intorno sopra d’un tratto.
Grigie solitudini rigonfie. Piove….
L’arsura s’è fatta paga… D’acque..
Insolito precipita il sole intriso di fresco.

Ormai altrove con te mi smarrisco.
Artifizi d’illusioni. Non parlano.
La vita non giustifica il breve tempo.
Nell’abbandono non dorme più nulla.
Nel mio letto la notte giace verso di te
troppo lontana tra le tante cose.









172

….terra antica ….

Conosco una terra antica di fiumi
di erbe e di mare…che spoglia di mura
ovunque è madre.

Piccola….. ti somigliò di zolla in zolla
alla ruvida coltre di un campo esteso
che muta al consumato aratro.
Tra le tante cose ti crebbe solitaria
con il pane della solitudine. Altro non ebbe.
Terra di balze e di spianate…..

D’improvviso frettolose le nubi dell’inverno
ti legano solinga con fitti fili a un cielo
di lavagna. Tremano le cose.
E come un’arsa vela ti spingi nel subbuglio
ove onda sullo scoglio t’accordi al vento
che ebbe eterno il grido dell’immenso.

Nell’aria vanno i mucidi ricordi mescolati
a questo tempo come l’odore malcerto
del vino rovesciato sulla taciturna solitudine
che mai s’avvicina indifferente.
Terra antica di balze e di spianate
la pioggia leggera ti sorride tra l’erba.













173

….ore di silenzi….

Adesso che la vita si raccoglie
come luce innanzi agli occhi
dai silenzi di vecchie ore
tornano a noi pazienti
schiere di consunti pensieri.

Così l’età ci sfiora con l’eco
angoscioso dell’eterno
e soli si rimane…. nell’attesa
di qualcuno che non s’aspetta.
E non importa se dal risveglio
che ci svuota di questo sonno
il nulla viene e come ombre
tra i silenzi ci scompone.

Riemerge dal tremore un ricordo.
Ti cerca per un istante sospeso
nel nulla di un’alba che t’ebbe
anelato sospiro tra le cose.
Anche l’eroe con i suoi pensieri
si perde illuso in un cielo tatuato
e ubriache immagini non durano
al lampione di una lunga strada
dove i ricordi vanno senza rabbia.

Forse tu…solitaria ci accompagni
ancora… nel mezzo dell’immenso
in un’alba che somiglia alla notte.







 

 

 

 

 



174

….malinconie ….

E giorno e sera stanno appena ….
e tra i sospiri del tramonto
s’addormenta questa terra
e ogni cosa nella luce
pare e nell’ombra tace.

Un pioppo sul fosso solo trema
mentre la bruma tutto copre
che il cammino più non cede.
Ma ora vago perduto e forse sei tu
che ardita ancora mi sospingi
con un’indicibile dolcezza.

Ascolta… là…un po’ lontana
anche la notte geme insieme
ai miei pensieri … Ascolta….
Un’eco….e la tua voce risuona
ripetuta con tristezza
e in fretta nel mio cuore si muta
ogni dolcezza in pena.
La malinconia è una strana pace.
Ci sfiora taciturna con lenta quiete
e placa il tormento delle cose.














175

….l’ignoto ….

Rassegnato m’induci al tempo
come la serpe nella dura roggia
che della veste vecchia si rinnova
e nel futuro torna già creatura.
Nel perenne rivo tremula esita l’alga
al mare e allorché si stacca muore.

Così nell’incertezza il desiderio cede
a questo fluire che ci spinge alla fine
nell’ignoto come fantasmi del presente.
Ascoltare il nulla è un’insidia lieve
e con silenziosa indifferenza svela
da ogni tristezza un’indicibile pena.

Una leggera pioggia porta il pianto
di chi vive questa vita sulla sponda
che divaga immobile nell’afa
e assetato nell’acqua grigia
si consuma nell’inganno della sete.

Lo sguardo disattento si divide sulle cose
e come un vento forte le scompone
nel fermento di un giorno che si perde.
E così la vita inerme si rifugia nei ricordi
di un passato incastrato nella mente.




 

 

 

 

 

 

 

 

176

…l’attesa ….

Ho contro tutte le cose a cui non ho dato un nome
e inavveduta la mia mente le fa nel nulla eguali.
Dimenticherò diffusi i miei pensieri tra le mute pieghe
di un tempo scivolato da un invisibile passato.

Ma tu ineffabile immagine sorridente rimani nella mente
ove un vento lieve lesto ti solleva somma e quieta
da questa nebbia cieca che il presente non dirocca.
Immobile in un fluttuare di un intorno che non appare
l’attesa mi sconcerta e in un mare di tristezza finisce
ogni viaggio senza proda e lenta l’aria mi trapassa.

Disperso nella sera ormai non dura l’insicuro giorno
che afferra ancora con fatica immensa l’ultime cose
e da un sottile orizzonte rovina in un cupo cielo.
Forse riposerà per un giorno sconosciuto ancora
o forse scivolerà senza fine nell’oblio dell’immenso
che l’innanzi inganna e dal passato assembra luce e sale
sull’indifeso scoglio perso in un burrascoso mare.

E così ogni cosa avvizzisce …
Anche le stanche membra a uno scrollar di spalle.
L’estremo si consuma più lontano in un silenzio brullo
come il nodoso ramo nell’inverno che più non dura
all’insidia senza foglia di un forte gelo…..Ora scolora….
Ma è ancora lontano da questa attesa quel tuono messaggero del lampo estroso che bruciò l’immenso.










177

Oltre questo andare ….

Oltre questo andare non si conviene
invano inattesi al tempo di un silenzio
che rimane tra le arse cose diffuse
oltre il muro che dirocca incerto
in un mondo che non tiene.

Avanza con il declino un grido solo
che sordo al patire dell’eterno
si svolge placo nell’immenso
e dal tempo antico scompone inquieto
nella mente l’ardore di un segreto.

Rimbomba il tuono risonante dal passato.
Ogni passione nel petto muore e corre
la tristezza senza posa dall’intorno avaro
delle tante cose ormai dal tedio appese
tra le scaglie di un cielo annerito nella sera.

Cieca indaga nel silenzio dell’inverno
una luce rara ma nel buio tra le case
attenta non mostra l’orizzonte che si spezza
e a un sole fioco di un giorno mal chiuso
il vento soffia una tromba senza voce.

Non c’è speranza per te che l’esistenza
il mondo diede come un pesante sasso.
Ma un’allegrezza solitaria ti diffonde
come il fiume che si rigonfia nella valle
e poi dubbioso si consuma in mare.

Da qui lontana conduce la memoria
l’errante vita che madre ci serbò il mondo
nell’ora del primordio che ancora avanza.


 

 

 

 

 

 

 



178

… l’eco della vita...

La pioggia persistente dei pensieri
sul sentiero del passato ad ogni passo
mi precede mentre con incerto andare
tormentato seguo il filo di questa vita.

Quante volte si fermò la mente
al gemito in quella nebbia dell’inverno
ove melanconico il mugghio sfuggiva
al freddo giorno e lentamente
riempiva di tristezza ogni frastaglio.

Non c’è sosta su quella terra
che nell’intorno ci dilata senza posa.
Così ogni creatura s’incrina amara
e dona il tempo al tedio che la mura
in quell’angolo di vita senza storia.

E questa vita si smarrisce nel cammino
e l’esistenza si frastaglia e non appare
e nel racchiuso giogo di memorie
timido fa tempesta il tempo invano
per levare un faro in questo mare.

Ma questo lungo cammino si perde
ove inquieto senza meta mi ripete
e quasi lontano l’eco più non vaga
che confuso a volte mi trattiene
ancora come il giorno in quella sera.

 

 

 

 


179

…...

Lampi….e tuoni sulle foglie alte.
Tuoni e acqua ..il sentiero. Scorre.
 

 

 

 

 


180

…Tutto è uguale...

La fionda che ti scaglia ti perde
in un cielo fitto che t’assottiglia.
Lontano il tuo esilio non è questo
ma nel tramonto riardi inferma
e vorrei riprenderti e non riesco.

Non il tempo ti consuma è la notte
che ti affolla e dispersa ti confonde
nel groviglio di questa esistenza
di realtà possibili e strane…
L’indifferenza ormai sorveglia
la tua irrequietudine solitaria
e sempre in disparte ti dilegua.

Gli uomini vivono del raro riflesso
che la vita ritaglia ai chiari decori
piovuti nel profondo buio da opere
inspiegabili che varcano la mente
senza pietà per la sua memoria.
Ma qualcosa vola troppo in alto
e non si vede riposta dal tempo.

Così s’allontana incredula la verità
delle cose da chi non sa e non osa.
I tardi sentieri salgono e scendono
tra massi e messi coperti d’ombra
e non ritornano alla tua presenza
pendula e stupida di certezze inutili.
Tutto è uguale. Fin dall’inizio è nulla.






 

 



181

… È sempre Natale...

Un tempo il suono di ogni cosa
creatura appariva nelle strade.
E forse rimanevo lieto allora.
………….
Vedi… adesso è Natale eppure
non sembra. Solo suoni e ..suoni.

Indisturbata si allontana l’illusione
tra mille fumi scoloriti e muta nome
a un freddo che la fa avara.
E le strade tradiscono la tristezza
che ci racchiude nelle case dove
lieti pensieri con scaglie di allegrezza
ci piegano in cielo come vecchi aquiloni
a un vento di silenzi e di emozioni.

Cristalli velati e luminosi tremori
di un tempo indifferente s’atteggiano
infelici da un focolare mendicante.
Breve scivola il lampo nella mente
e ti scopre reclina ma mai dissolta
in questa notte che ci affanna.
Si perdono i nostri animi eppure…
È sempre Natale.













182

…andare...

Il passo degli uccelli segna il cielo
e una linea grigia nell’orizzonte immoto
strana lo perde altrove. E per un lontano
sconosciuto di una stagione ignota
la vita con mille voli disperata si affatica.
La quercia solitaria sull’altura si strazia
al rapido mugghio del tempestoso cielo
che disceso sulla valle s’oscura greve.

Così fugge silenzioso un rado andare
dal tempo breve che ci distilla appena
per il carro cigolante di un’altra sera.
E mite e duro il fiume corre al mare
ove stanco e senza trame lento muore.

Precipita ogni cosa nella tenebra
che s’infitta alla vista di chi non vede
e la vita a grandi passi d’un fiato passa
sfiorando il ciglio di rive senza prode
e il tuo passare dubbioso sotto il ponte
intristisce ancora i polsi doloranti
per un’ansa che a valle scende dura.















183

… vorrò incontrarti...

Con un passo incerto a scatti incedo
nel cammino di memorie ancora lontano
dalla giovinezza assente di te.
Non credevo di incontrarti. Eccoti….
Immagine di una nostalgia misteriosa.

Ora la sofferenza avanza e s’addensa
nelle mani il tuo ricordo tenero e scabro
lo sento in cuore perché amaro.

Seguo il viale malandato degli allori
ove si perde l’innocenza delle cose
di quei giorni dalle tante voci regalate
dai giochi nel giardino…… Le tue rose.
Le ho viste fiorire e poi morire piano.

E un vento stanco mi riporta la tua grazia
con una pena dalle rosse labbra. Sei tu.
Nelle sere d’autunno…. come allora.

Paziente in silenzio vorrò incontrarti
ancora in questo cammino ma…
più duro si farà il sentiero e più presto
l’autunno porterà l’inverno e allora
mai più la tua trama si scioglierà
in questa trasparenza che ti disperde
e nulla si mostrerà della tua tristezza.







 

 

 




184

… il mio cammino...

Un piccolo paese con i tetti vecchi
si accorcia sulla strada rosa.
Un’aurora strana di pergamena
è scritta da un cielo differente.
Quello dei sogni buffi sapeva
di memorie e di romantici segreti.

Il grillo si sconcertava tra l’erba
con le curiose farfalle e attorno
la sera chiacchierava con i pioppi.
E ti vedevo arrivare come la luna
calante nelle sere dell’inverno.
Falce d’argento sopra il monte
nel cielo di luglio senza stelle.
Pendula tristezza riflessa d’estate
nello stagno delle mie rane.

E anche le canne si piegano
come un fuscello innamorato
alla lucente falce
e il vento del bosco senza foglie
singhiozza al pioppo solo.

E io continuo il mio cammino
e tu mi nascondi ritagliato dentro
la noia più antica che si ripete
nello stesso cielo addormentato
sopra lo stagno delle mie rane.





 

 





185

…con l’aurora...

La pioggia porta con se il cielo
e un rivolo veloce grigio di terra
si contorce in un angusto cavo.

È finita la pioggia e sulla strada
si addormentano le foglie
sfuggite alla monotona tristezza
di un giardino inanimato.

La luna vanitosa nella pozza
si rovescia sonnolenta tra le nubi
e un vento speciale canta per te.

Seguo il canto che ti culla
e nella notte m’avvicino al campo
del peccato nascosto tra le stelle.
Le mani al mattino ti cercano ancora.

Con l’aurora si dissolve la nebbia
di tante ombre e nell’acqua
cadono i pesci come i ricordi
nella mia mente umida di te.













 

 

 



186

…il silenzio...

Nel campo i sonori grilli guardano
i tremuli pioppi innamorati
della bianca luna
e il gufo occhiuto sul ramo
si rigira tra le foglie della notte.

Fugge nell’immenso un treno di stelle
dove non si sente il mare
e le falene non stanno ai lampioni
di una strada senza rose.

Silenzio dove nascondi la voce
di questo amare ?
Silenzio perché taci ? Dimmi.
Anche le lumache parlano
e si odono nelle sere di maggio
tra le verdi lattughe di un orto pigro.

Il mormorio dei sogni trafigge
la tua presenza ma i lontani mari
nel mio cuore senza radici
sono fitti d’orizzonti senza vele.












 


104(rivista)

l’ignoto senso della vita

Respiro a volte gli umori
del tardo autunno attaccati
dallo stentar del giorno
agli stecchi tra le case.
Allora i pensieri
dubbiosi della vita
cancellano la noia
delle rigide certezze.
Ma non durano le cose
e mi disperdo nella notte
con il mondo tra gli astri
camminatori dell’immenso.
Vanno le scendenti acque
per i fangosi campi
con mesti suoni e tremolii
come anime penose
in un mare senza pace.
Da sopra le frasche
la speranza di un fringuello
fugge nell’alba ignota
come la mente lenta
dal grembo dell’oblio
e l’albero dalle foglie morte
ha già la tristezza dell’inverno.








 




187

… Come un ombra...

Come un ombra ti addormenti
nel canneto sfilacciato
dall’untuosa luce del passato.

Di nebbia e di tristezza è
il campo da tempo arato
dove il merlo più non vola
e nascosto tra i sogni il dolore
si consola nell’abisso delle stelle.

Dalla malinconia misteriosa
del canto delle rose
appresi la mia tristezza
che m’appassisce nel silenzio.
Tutto parla dolcemente
con l’amarezza dei sospiri
narratori dei deliri della terra.
Gemme d’aurora nella pioggia
sulle opache vetrate della vita.

Ora trabocca il tempo
e ci spinge in un sentiero
che ci offre l’alternanza
occhieggiante a un sonno
vicino alla fredda tranquillità.









 




188

… un fiore e tre rane...

Troverai sotto il pioppo
l’ombra di una canzone
scritta dalla notte
con la mia tristezza
e con i colori dell’arancio
dipingerai d’estate
un fiore e tre rane
nello stagno.

Tre rane e un fiore.
E stanchi cavalli di antichi
cavalieri stanno nei recinti
bianchi e neri
e vagano gli odori cenerini
delle greggi in attesa
dei silenzi nella pioggia.

Tre rane e un fiore
nello stagno
attendono la luna.
Ma la luna vanitosa
è annegata
tra romantici segreti.












 

 

 



189

… Vapori di nebbia...

Vapori di nebbia nell’orto
tra le foglie d’autunno.
Stasera ho nel cuore
un sentiero di spine
si lamenta il tramonto.

La lenta lumaca
ferma e confusa di sospiri
guarda la terra lontana
tra le pieghe grigie
di un inverno vicino.

Un’aria pensierosa riga
il tempo uggioso con voli
lunghi e sconosciuti
e sotto un cielo di bambagia
si incontrano i ricordi
e ogni cosa che scompare.

Appari oh sera…
Con le tue barche piene
di malinconie e d’illusioni.
Il mio cuore è bianco.
Dov’è il mio sangue?
Il mio sangue sei tu.
Irrequieta e assopita.

Cammino…. è sera…
In una pioggia di silenzi.
E il dolore non m’impedirà
di abbracciarti ancora.



 

 




190

… Una rete invisibile...

La fumosa noia del bar
m’avvolge nei pensieri solo
distratto appena dalle luci
di un flipper colorato.
Un Martini dray……
un saluto approssimato
La porta si apre… si chiude..
nel vuoto permanente di un intorno
sempre uguale.. Il fumo è acre
Un caffè …un altro …
si ripete …un aperitivo….
e poi.. È l’ora che ci ingozza …..
La porta…. e i miei pensieri…
vanno … lontano altrove
da questo esistere
spersi e sparsi
tra i ricordi di te
impenetrabile e sconosciuta.
Un vagare vuoto
sulla strada di sempre
nel deserto mondo del silenzio.

Una rete invisibile in questo mare
è il confine della vita che s’infitta
tra le maglie di un tessere supino
delle cose senza senso.
Le memorie si disfanno inquiete.
E solo un tonno stanco
cinabro riposa nella rete
con un tramonto sanguinante.


 

 

 

 

 

191

…l’oscurità...

Ospite di pochi istanti
invano ho finito di cercarti
in un paese immutato.
Non ho saputo riconoscerti.

La fuga nella corsa mi spinse
oltre i sottili bordi della via.
Per te ho sconvolto l’oscurità
che nel breve arco addensò
misteriose strade senza rotta.

Teso dall'esistenza il filo
del passato non s’assottiglia
e l’estremo s’annoda al gelido
ignoto di un’esile stagione.






















192

… Forse sei tu...

Forse sei tu dell’avventura
l’allegrezza che ci porterà
entro il sogno del fanciullo
tra lampi e tuoni.

Rare radure ci accolgono
tra quei monti riversi nei silenzi
e si dilungano le storie
ai bordi delle strade percorse
con il passo della fanciullezza.

In questo viaggiare ci sfugge
la ragione che ci affanna
e dall’ombra riparte l’ignoranza
che innanzi deforma il tempo
in un’aria immota.





















193

… gli erranti...

Un sole povero ….all’orizzonte
in un mare di cenere
mi raccoglie con l’estrema luce
nell’ora che muta e tu scompari.

E un vento duro più lontano sale
e al suono greve e cupo
degli ultimi sonagli di un gregge
consumato m’accompagno e vado.

Il mondo è più in là… gli erranti
lontani dalle polverose ombre…
con le facce assorte si muovono
invisibili tra le cose sconosciute.




 









194

... si fa di pioggia …

L’umido si fa di pioggia nei cortili
e ogni profumo si perde per la terra
e tu al margine della mia ragione
attendi su quella porta che si apre
ove si nascondono le memorie.

Muore la stagione tra le muffe
con le foglie ritratte ancora ….è tardi.
E si orla il tempo di sgorbiature
e nella campagna un cielo segnato
da rarefatti voli lontano si dilegua.

Il lampo passato nel tuono è cupo.
Così è il venire della vita…
si rivede in quelle esistenze
già lontane dal presente ….
ma tumultuoso avanza verso la fine.



 








195

...Un rifugio angusto …

Un rifugio angusto mi da
la notte nell’incertezza
e soffocata la noia
lo fa immenso di cecità.

Un buio di pensieri
m’insegue…. circonda
la mia carne senza sonno
una crudele solitudine.

Ma gialla dal cielo
la luce sul tuo campo
sgrana l’ultima ombra.
E nell’aria taciturna
più non ti vedo.
Muore ogni tormento.
E senza dolore
ecco le anime dei puri
verniciate di bianco.




 










196

... rari suoni …

Dai tuoi occhi una notte di pietà.
Mi raccogli uomo e randagio
tra consuete ombre……Ultima
è la sera nel cadente giorno.

Passeggero errante proseguo
uniforme con l’immortale
dubbio di te. Nella mente arpeggio
l’universo del cuore e delle stelle.

Ma i suoni rari si spengono atoni
nei grigiori del tuo ignoto.
E le braccia nascoste della vita
mi pongono solo in un tempo inquieto.



 







197

... Quando nella sera …

Quando nella sera nulla appare
l’ora misera si spegne attesa
e ai nostri passi la via s’infitta
di vetrine luccicanti e opache
Simili… immote….folte e vuote.

Un gradino sceso tante volte
la memoria erosa… di cenere ricopre
questa pianta che non germoglia.

Tutto s’ingombra e nulla manca
in questo crepuscolo mulinante.
Discende il cielo ancora in mare
e come un torrente che si svuota
mi perdo in una noia di cartone.





 







198

... questo amore …

Quando tutto sembra che s’allontanI
una discesa s’accorda all’ombra
e nulla mostra dove ci porta l’amore.

E sibila un incerto suono tra i silenzi
di un vuoto scavato da un mutare ostile
che ogni cosa costringe al tempo.

Ma nell’ampio andare di questo amare
scivolata tra le sommesse cose m’afferri
con un riapparire che mi stringe il cuore.

Mi consuma la tua pallida presenza
come un legno arso da un rovente sole
e con l’umido degli occhi non s’appaga
questa sete. ….Sete di te amore mio.

Vorrei fuggire…e non posso.
Avanzo nel mio dolore sconosciuto
s si stringe il mio sentiero come un filo
teso dalla tua immagine che non vedo.




 










199

... s’allontana …

S’attorce il mio pesante giorno
e tu sorveglia questo sonno
che non mi rubi senza fine.

Rada la giovinezza s’allontana
e ferito il cuore passa per la cruna.
Il filo s’assottiglia e non rammenda
il tessuto logoro che si sfrangia
stretto ancora da queste mani.

Con le notti serene e i domani
l’estate sbiadita s’allontana
e ci congeda al nebbioso autunno.
Ormai cadono le foglie nel giardino
ove ti amai con le rose mille volte.

Ancora un fiore per questo amare
e questo sonno si farà paziente.


 








200

... Fanciulla assente …

Fanciulla assente.. miele dei ricordi
non posso chiederti più nulla..

Questo immenso …questo silenzio
dolcezza inquieta… mi sorridi
e inconsueta la mente affoga
in un incantesimo indicibile che mai
rese con l’avventura la giovinezza.

L’incontro taciturno..un lampo rapido
ti somiglia e ….nello stesso cielo
ramingo mi reca la memoria
oltre l’ombra che ti copre.
E una vaga serenità m’accompagna.



 










201

... il tuo scomparire …

Il tuo scomparire m’appartiene
e con la tua negazione l’innaturale
abitudine alla triste oscurità.
Traccia di un’impossibile presenza
rivelatrice di residue stregonerie
che intrecciano colonnari solennità
sul crinale che ci divide.

Il vento duro spazza la radura e cede
all’amaro seme il travaglio della vita
tra le maglie di un ristretto spiazzo.
Ben presto usciranno dalle nebbie
i giovani pioppi e poi alle tante foci
d’acqua si faranno gli aridi torrenti.
E improvvisa la naturale solennità
delle abetine…. si adatterà al crinale
della vita che non compare.

 

 

 

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