Adolfo
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i
suoi racconti
irreale immenso | lo spessore del silenzio | la preghiera | paesaggio d’inverno | le amiche | Chiaroscuri d’inverno | Gli amanti indolenti |
irreale immenso
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Equilibri
muti……armonie. ………Sfumati
contrasti. Una
luce diffusa ….. pone ……….montagne e cielo….
sugli
orizzontali di una spiaggia nello
stesso quadrato. E
dalle brumose acque una
sottile memoria si distoglie al
sussurro di un alto volo e si scopre l’ora nel crespo
di
un fitto ricordare che stilla lento dall’esteso
spessore del silenzio. Tutto
si stringe al tuo ricordo che
si solleva da folto grigio della
piana dei solitari cavalli. Allora
lontano si scorge breve il
segreto di questo amare che
c’intreccia e non ci abbatte ma
conduce il nostro vivere sull’anello
di una silenziosa giostra
sempre distante da
quel perno che ci avvita.
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Lunghe
grigie tele ………ondulate……..
…… crespate ……… piegate, e
seduti…neri fardelli senza luce……… Statuarie
immagini…. Durano……..
immote……….affacciate… su
una piana di brume, di fiumi, di case, dai
monti, in un cielo di nubi….. sì
fatti grigi…di lontananze, di ombre, di
luci….Di pensieri. Pensieri,
stremati…… finiti, …staccati alle
memorie più remote …. più
ignote. Le
braccia, secche, schiuse…piegate… traverse
ai monti a un sole che dispare. Amara
nell’anima ognuna prega …. Permane
inquieta la dolcezza sulle cose posta
ad arte in una grigia griglia da
scalari orizzonti di spazi immensi. Il
canto vaga e si allontana nella piana in
quell’ora che muta nella sera…… e
si scioglie tra i grigi il grigio di un cielo che
s’inarca dai bui lontani dell’inverno.
(Henri
Cartier-Bresson- Kashmir 1948)
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(l’indifferenza) Inverno.
…Linee opache…. incerti contorni ..macchie
scolorite ….e nei grigi astratti di
morbidi spazi, tra sospese brume e
chiare ombre……… il lento trasparire della
vita dai folti grigi …in un piatto fluire di
chiaroscuri si mostra e si racchiude. Un
marezzo nel lago…. ……………………….un
segaligno volo, ripetono
irreali orizzonti fitti di memorie fragili
…sfuggite a un più freddo inverno. L’indifferenza…..
(monologo) L’indifferenza…..
si l’indifferenza….. L’
indifferenza di quel mondo squallido, fatto
da inquietanti effigi….. monocrome….
impietose….marce…. Dove
il silenzio ci sfibra e lo smarrimento dilaga
…. Dove …. dove
le spalle non tengono ….e un vuoto ….arido…
asfissiante….oscuro………… ci
riempie……e ci consuma. Là….non
esiste.. il voltarsi…… Il guardarsi non
esiste……..
E il parlare è l’inganno di
una voce muta….. Muta e sorda. Si
scioglie la coltre ….lenta ……a
un sole che piace d’inverno. Nei rivi dirada
la bruma che stride. Il
tempo muta, l’indifferenza s’incrina. S’accendono
le smorte luci di una vita nascosta
che ci riprende e freme.
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le
amiche -
torresina 1954 Le
amiche, le risate, i miei muti strilli, i
grandi alberi delle noci. E la ferrovia senza fine svaniva
evanescente nell’accecante luce di
un meriggio di una lunga estate … …..Un
ricordo….. “L’afa
pesante sui binari. E l’amica bionda per
gioco si sdraiò e traversa rise. Martellò
nella mente il rotare di un lontano treno……
Chiusi gli occhi , li riaprii, strillai, la
guardai, corsi, la tirai per la mano, ma
lei rise, tutte risero…… Mi fermai muto… si
alzò e quasi pentita si s’allontanò sola …. I
visi s’ombrarono. Le risate si spensero. Rimase
l’afa silenziosa. Le
amiche sedute dalla pietra s’affacciavano lontano
cercando il treno. Rifugiato
nei miei piccoli pensieri, mi chiesi il
perché delle cose e nell’attesa della gioia di
casa, sorridevo……. Il gioco era finito. Giunse
il treno, attento lo guardai, lo toccai e
lo vidi ripartire con me solo. Le amiche, sui
binari dei miei pensieri, mi salutarono restando
con il loro stupido segreto.” La
ferrovia svanì per sempre, le amiche, qualcuna
la incontro, qualcuna la ricordo. Erano
le amiche della zia. (dai
resti della ferrovia – luglio 2002)
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Chiaroscuri
d’inverno. Gelido pattume di
una stagione che raggela l’anima. Alberi
pesanti. Laterali
grigio scuro di un cuneo di luce che
ampio sprofonda per una lunga strada nell’atono
sfumare di una lontananza che
lo stringe. Forme
in bianco e nero…luci….ombre… …opache
simmetrie….. nature morte per
i rigidi equilibri di questo inverno. Il
venire lento di un uggioso ritratto di
un passante trascin a nella fumosa sera un
insolito riflesso che si spezza lucido sulla
grigia tavola della camera oscura di
questo mondo fatto di stampe antiche, piatte
e morte.
(Henri
Cartier-Bresson- Viale del Prado 1932)
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Stravaganti piedi nel vuoto appesi alla lubrica mente di amanti indolenti, vanno angeli in corpi ribelli in vele di vento per isole remote. Corpo confidente della notte con seni convessi di frutti di more spremuti per vendere amore alla bocca assetata strugge piaceri a grigi sospiri in giochi pigri con molli mammelle. Il piacere echeggia in silenzio nelle crepe della madida pelle la luna incontra un sorriso di donna lasciato dal desiderio passato. Giacciono impalpabili nude cavità ricolme di creature indolenti.
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