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i suoi racconti

 

 la speranza  nella vita 

ozioso e lento tra le alte case

L’Abbandono

 

Da”il male dell’amore”

 

L’Abbandono

 

Affacciato sul sentiero del passato

Più non scorgo l’estremo che  si perde dimenticato

E mentre Il tempo mi ripete

per vie segrete sbigottito e rattristato

non ti vedo forse qualcosa s’ e’ cancellato

Solo un rivo scorre arso nella mente e si confonde in un deserto immane

 dove la roccia e ‘

ora è rabbia. Ora  è sabbia

dov’è la quel tuo sorriso che ho tanto amato.

Amore dove sei Ti amo e non ti posso amare

Amore non posso  dirti addio

così mi resterà  solo una passione muta,

un futuro senza meta…

e…. ammalato d ‘ amore

 forse una sera d’autunno solo  in un cantuccio me ne  andrò

avvolto nella tristezza con l’ infelicità che a te mi lega.

a soffocare questo amore con il mio dolore….

 

 

Così a tratti il viaggio continua muto 
e lento tra le alte case ozioso 
m’accosta al sole come gli aquiloni di carta.
E il fluire dei ricordi avanza da un gorgo
antico che mena l’onda del futuro 
con suoni e odori di storie passate.  

 

 

 

 

 

Taciturna reclina le sembianze

delle raminghe ombre con la chiara luce

su un mondo che reclama ogni moto.

Ereditò l’alba …e la sera…e la notte…

ti rapisce nel sigillato cielo.

 Trasparente la vastità di te m’insegue

 ma M’avvolge nel crepuscolo di questo suo sembrare

che si dissipa nella mia tristezza.

e il rivo delle memorie scende

come il falco nella caccia. ….. S’apre l’ora

nell’attesa del delirio ….. In se trascina

la certezza di questo mio sembrare

che ogni istante si dissolve e poi riappare

come lo scoglio nella risacca in un cupo mare.

18, gennaio 2004

 

ozioso e lento tra le alte case  
m’accosto al sole come gli aquiloni di carta.
E il fluire dei ricordi avanza da un gorgo
antico e mena l’onda del futuro 
con suoni e odori di storie passate. 

Mite il cuor s’incanta

all’incontro con la sera

ché allo spirar del giorno

ormai il sol più non pare.

Ritmi di ombre

la sera fanno

dei suoi diversi frammenti

abbozzati ritratti dei miei tormenti.………

e così èfinito qui (il giorno).

        Ora  pr me è sera

 e immobile mi sento a poco a poco svanire altrove

 ma anche la terra la sera  è stanca

e il rosa del filar

di stecchi sui curvi colli

fa più buiele basse valli

le cose semplici vengono distorte dalle contrapposizioni e il dubbio pervade la mente

un amore immenso per questa che è la vita

mi confonde  E un vento duro più lontano sale

e al suono greve e cupo

degli ultimi sonagli di un gregge

consumato m’accompagno e vado.con la speranza  nella vita 

che taciturna reclina le sembianze
delle raminghe ombre con la chiara luce
su un mondo che reclama ogni moto.
Ereditò l’alba …e la sera…ela notte…
ti rapisce nel sigillato cielo.
 Trasparente la vastità di lei m’insegue
 ma M’avvolge nel crepuscolo di questo suo sembrare
che si dissipa nella mia tristezza.

 

e il rivo delle memorie scende
come il falco nella caccia. ….. S’apre l’ora
nell’attesa del delirio ….. In se trascina
la certezza di questo mio sembrare
che ogni istante si dissolve e poi riappare
come lo scoglio nella risacca in un cupo mare.
 
 

L’umido si fa di pioggia nei cortili

e ogni profumo si perde per la terra

e tu al margine della mia ragione

attendi su quella porta che si apre

ove si nascondono le memorie.

 Muore la stagione tra le muffe

con le foglie ritratte ancora ….è tardi.

E si orla il tempo di sgorbiature

e nella campagna un cielo segnato

da rarefatti voli lontano si dilegua.

Il lampo passato nel tuono è cupo.

Così è il venire della vita…

si rivede in quelle esistenze

già lontane dal presente ….

ma tumultuoso avanza verso la fine.

Quando nella sera nulla appare

l’ora misera si spegne attesa

e ai nostri passi la via s’infitta

di vetrine luccicanti e opache

Simili… immote….folte e vuote.

 Un gradino sceso tante volte

la memoria erosa… di cenere ricopre

questa pianta che non germoglia.

 Tutto s’ingombra e nulla manca

in questo crepuscolo mulinante.

Discende il cielo ancora in mare

e come un torrente che si svuota

mi perdo in una noia di cartone. 

 

E sibila un incerto suono tra i silenzi

di un vuoto scavato da un mutare ostile

di ogni cosa che mi costringe al tempo.

Ma nell’ampio andare di questo amare

scivolato tra le sommesse cose m’afferra

con un riapparire che mi stringe il cuore.

 

 

 

 

 

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